Cangrande I Della Scala
Statua di Cangrande Della Scala
Signore di Verona (1291-1329), terzo figlio di Alberto I, nel 1311 fu associato dal fratello Alboino al governo della città: per le sue imprese militari e la sua espansione territoriale fu nominato capitano generale della Lega Ghibellina (1318), venendo scomunicato nel 1320 da papa Giovanni XXII.
Nel periodo 1313-1318 Dante fu al suo servizio, svolgendo per suo conto varie missioni diplomatiche e dedicandogli tra l'altro il Paradiso (a lui è indirizzata la famosa Epistola XIII, dove il poeta fornisce preziose indicazioni per l'interpretazione di tutto il poema).
La figura di Cangrande è generalmente accostata a quella del «veltro», il misterioso personaggio evocato da Virgilio nella profezia di Inf., I, 101 ss., dove si dice che costui sarà destinato a cacciare la lupa-avarizia dall'Italia e a ristabilire la giustizia (il verso e sua nazion sarà tra feltro e feltro è stato interpretato come allusione proprio al dominio di Cangrande, che si estendeva pressappoco tra Feltre e Montefeltro). Alcuni commentatori hanno voluto vedere in lui anche il «DXV» profetizzato da Beatrice in Purg., XXXIII, 37 ss.
Cangrande è nominato in modo implicito ma riconoscibile da Cacciaguida in Par., XVII, 70 ss., dove l'avo di Dante profetizza l'esilio al poeta e gli preannuncia che gli Scaligeri gli daranno rifugio e protezione in Verona, soprattutto Cangrande di cui si dice che l'influsso della stella di Marte lo porterà a compiere imprese notabili, a mostrare faville de la sua virtute, a realizzare magnificenze che secondo Cacciaguida risulteranno incredibili anche ai contemporanei. Di Cangrande si dice anche che non si curerà d'argento né d'affanni, il che avvalora l'interpretazione che lo accosta al veltro (di cui Virgilio avea detto che non avrebbe concupito né terra né peltro, cioè non avrebbe ricercato né terre né ricchezze materiali).
Nel periodo 1313-1318 Dante fu al suo servizio, svolgendo per suo conto varie missioni diplomatiche e dedicandogli tra l'altro il Paradiso (a lui è indirizzata la famosa Epistola XIII, dove il poeta fornisce preziose indicazioni per l'interpretazione di tutto il poema).
La figura di Cangrande è generalmente accostata a quella del «veltro», il misterioso personaggio evocato da Virgilio nella profezia di Inf., I, 101 ss., dove si dice che costui sarà destinato a cacciare la lupa-avarizia dall'Italia e a ristabilire la giustizia (il verso e sua nazion sarà tra feltro e feltro è stato interpretato come allusione proprio al dominio di Cangrande, che si estendeva pressappoco tra Feltre e Montefeltro). Alcuni commentatori hanno voluto vedere in lui anche il «DXV» profetizzato da Beatrice in Purg., XXXIII, 37 ss.
Cangrande è nominato in modo implicito ma riconoscibile da Cacciaguida in Par., XVII, 70 ss., dove l'avo di Dante profetizza l'esilio al poeta e gli preannuncia che gli Scaligeri gli daranno rifugio e protezione in Verona, soprattutto Cangrande di cui si dice che l'influsso della stella di Marte lo porterà a compiere imprese notabili, a mostrare faville de la sua virtute, a realizzare magnificenze che secondo Cacciaguida risulteranno incredibili anche ai contemporanei. Di Cangrande si dice anche che non si curerà d'argento né d'affanni, il che avvalora l'interpretazione che lo accosta al veltro (di cui Virgilio avea detto che non avrebbe concupito né terra né peltro, cioè non avrebbe ricercato né terre né ricchezze materiali).
Personaggi e luoghi collegati
Beatrice - Cacciaguida - Giovanni XXII - Virgilio - V Cielo (Marte) - Verona
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