L'Inferno: introduzione generale
S. Botticelli, Struttura dell'Inferno dantesco
È il primo dei tre regni dell'Oltretomba cristiano visitato da Dante nel corso del viaggio, con la guida di Virgilio. Dante lo descrive come un'immensa voragine a forma di cono rovesciato, che si spalanca nell viscere della terra sotto la città di Gerusalemme, nell'emisfero settentrionale della Terra. Questa cavità sotterranea si è aperta quando Lucifero, cacciato dal Cielo dopo la sua ribellione a Dio, fu scaraventato al centro della Terra dove è tuttora confitto; la terra si ritrasse per il contatto col demonio e avrebbe formato il monte del Purgatorio, che sorge agli antipodi di Gerusalemme, nell'emisfero meridionale.
Sulla porta dell'Inferno c'è una scritta minacciosa di colore oscuro, che preannuncia a chi la attraversa le pene infernali e l'impossibilità di tornare indietro; la porta è scardinata e permette un facile accesso, ciò in quanto Cristo trionfante dopo la resurrezione la sfondò per andare nel Limbo e trarre fuori i patriarchi biblici. Non sappiamo dove si collochi con precisione questo ingresso, ma Dante e Virgilio impiegano quasi un giorno per raggiungerlo dopo l'episodio della selva oscura.
L'Inferno è diviso in nove Cerchi, simili a delle cornici rocciose che circondano la parte interna della voragine e che ospitano i vari dannati. C'è un Vestibolo, detto anche Antinferno, dove si trovano gli ignavi. Questo luogo è diviso dall'Inferno vero e proprio dal fiume Acheronte, dove i dannati vengono traghettati da Caronte sulla sua barca. Il I Cerchio, detto anche Limbo (da «lembo», ovvero orlo estremo dell'abisso infernale), ospita i pagani virtuosi e i bambini morti prima del battesimo; queste anime non sono né dannate né salve e non subiscono alcuna pena, tranne il desiderio inappagabile di vedere Dio (Virgilio è una di esse).
Dopo il passaggio dell'Acheronte, i dannati giungono davanti a Minosse, custode del II Cerchio e giudice infernale. Le anime confessano tutti i loro peccati e Minosse indica qual è il Cerchio dove saranno destinati, attorcigliando la lunga coda intorno al corpo.
Sulla porta dell'Inferno c'è una scritta minacciosa di colore oscuro, che preannuncia a chi la attraversa le pene infernali e l'impossibilità di tornare indietro; la porta è scardinata e permette un facile accesso, ciò in quanto Cristo trionfante dopo la resurrezione la sfondò per andare nel Limbo e trarre fuori i patriarchi biblici. Non sappiamo dove si collochi con precisione questo ingresso, ma Dante e Virgilio impiegano quasi un giorno per raggiungerlo dopo l'episodio della selva oscura.
L'Inferno è diviso in nove Cerchi, simili a delle cornici rocciose che circondano la parte interna della voragine e che ospitano i vari dannati. C'è un Vestibolo, detto anche Antinferno, dove si trovano gli ignavi. Questo luogo è diviso dall'Inferno vero e proprio dal fiume Acheronte, dove i dannati vengono traghettati da Caronte sulla sua barca. Il I Cerchio, detto anche Limbo (da «lembo», ovvero orlo estremo dell'abisso infernale), ospita i pagani virtuosi e i bambini morti prima del battesimo; queste anime non sono né dannate né salve e non subiscono alcuna pena, tranne il desiderio inappagabile di vedere Dio (Virgilio è una di esse).
Dopo il passaggio dell'Acheronte, i dannati giungono davanti a Minosse, custode del II Cerchio e giudice infernale. Le anime confessano tutti i loro peccati e Minosse indica qual è il Cerchio dove saranno destinati, attorcigliando la lunga coda intorno al corpo.
Topografia morale dell'Inferno
I Cerchi dal II al IX sono ripartiti in tre zone, dove sono puniti rispettivamente i peccati di eccesso (II-VI), di violenza (VII), di frode (VIII-IX). Tale suddivisione è tratta dalla dottrina cristiana e da Aristotele, ed è illustrata da Virgilio a Dante nel Canto XI della Cantica. I peccati vanno dal meno grave al più grave, con criterio opposto a quello del Purgatorio.
I peccatori subiscono una pena detta del «contrappasso», ovvero che ha un rapporto simbolico di analogia o contrasto col peccato commesso: così ad esempio i lussuriosi sono trascinati da una bufera infernale, come in vita lo furono dalla passione; gli indovini camminano con la testa rovesciata all'indietro, per aver voluto vedere troppo avanti quand'erano vivi; i ladri hanno le mani legate dietro la schiena da orribili serpenti, per averle usate malamente sulla Terra, e così via. Non sempre il contrappasso ha un significato chiaro e privo di ambiguità.
Molte zone dell'Inferno ospitano varie figure diaboliche, tratte dalla tradizione biblico-cristiana e da quella classica. Questi demoni sono custodi di Cerchi o Gironi, e spesso hanno un ruolo attivo nel tormentare le anime. Queste ultime (vale anche per i penitenti del Purgatorio) sono dotate di un corpo «umbratile», fatto cioè d'aria, che dà loro un aspetto umano (Dante rappresenta i dannati come nudi, con aspetto spesso stravolto) e permette di subire tormenti fisici, per volontà divina imperscrutabile.
Nei Cerchi dal II al V sono puniti i peccati di lussuria, gola, avarizia e prodigalità, ira. Il VI Cerchio corrisponde alla città di Dite, custodita da vari demoni e nella quale ci sono gli eresiarchi, fra cui gli Epicurei (è molto discusso se questo peccato sia da considerare di eccesso o di altra natura).
Il VII Cerchio è diviso in tre gironi: violenti contro il prossimo (predoni e assassini), contro se stessi (suicidi e scialacquatori), contro Dio (bestemmiatori, sodomiti e usurai). Nel primo girone scorre un fiume infernale, il Flegetonte, nel secondo c'è una selva, nel terzo un sabbione reso infuocato da una pioggia di fiamme.
Tra VII e VIII Cerchio c'è un «alto burrato», un precipizio scosceso custodito dal mostro Gerione. L'VIII Cerchio è detto Malebolge e punisce i peccatori di frode contro chi non si fida; è diviso in dieci Bolge, ciascuna delle quali destinata a una diversa schiera di peccatori.
Il IX Cerchio è detto Cocito, fiume infernale ghiacciato dove sono puniti i peccatori di frode contro chi non si fida, ovvero i traditori. Cocito è diviso in quattro zone concentriche, dette Caina (traditori dei parenti), Antenòra (traditori della patria), Tolomea (traditori degli ospiti), Giudecca (traditori dei benefattori). Al centro di Cocito e della Terra è Lucifero, confitto nel ghiaccio e descritto come un orrendo mostro. Sbattendo le ali produce un vento gelido che forma il ghiaccio di Cocito. Uno stretto budello sotterraneo, detto «natural burella», collega il centro della Terra e il fondo dell'Inferno alla spiaggia del Purgatorio, posto agli antipodi di Gerusalemme.
Ecco uno schema riassuntivo delle varie zone infernali, con i peccati puniti, le pene, i demoni eventualmente presenti:
I peccatori subiscono una pena detta del «contrappasso», ovvero che ha un rapporto simbolico di analogia o contrasto col peccato commesso: così ad esempio i lussuriosi sono trascinati da una bufera infernale, come in vita lo furono dalla passione; gli indovini camminano con la testa rovesciata all'indietro, per aver voluto vedere troppo avanti quand'erano vivi; i ladri hanno le mani legate dietro la schiena da orribili serpenti, per averle usate malamente sulla Terra, e così via. Non sempre il contrappasso ha un significato chiaro e privo di ambiguità.
Molte zone dell'Inferno ospitano varie figure diaboliche, tratte dalla tradizione biblico-cristiana e da quella classica. Questi demoni sono custodi di Cerchi o Gironi, e spesso hanno un ruolo attivo nel tormentare le anime. Queste ultime (vale anche per i penitenti del Purgatorio) sono dotate di un corpo «umbratile», fatto cioè d'aria, che dà loro un aspetto umano (Dante rappresenta i dannati come nudi, con aspetto spesso stravolto) e permette di subire tormenti fisici, per volontà divina imperscrutabile.
Nei Cerchi dal II al V sono puniti i peccati di lussuria, gola, avarizia e prodigalità, ira. Il VI Cerchio corrisponde alla città di Dite, custodita da vari demoni e nella quale ci sono gli eresiarchi, fra cui gli Epicurei (è molto discusso se questo peccato sia da considerare di eccesso o di altra natura).
Il VII Cerchio è diviso in tre gironi: violenti contro il prossimo (predoni e assassini), contro se stessi (suicidi e scialacquatori), contro Dio (bestemmiatori, sodomiti e usurai). Nel primo girone scorre un fiume infernale, il Flegetonte, nel secondo c'è una selva, nel terzo un sabbione reso infuocato da una pioggia di fiamme.
Tra VII e VIII Cerchio c'è un «alto burrato», un precipizio scosceso custodito dal mostro Gerione. L'VIII Cerchio è detto Malebolge e punisce i peccatori di frode contro chi non si fida; è diviso in dieci Bolge, ciascuna delle quali destinata a una diversa schiera di peccatori.
Il IX Cerchio è detto Cocito, fiume infernale ghiacciato dove sono puniti i peccatori di frode contro chi non si fida, ovvero i traditori. Cocito è diviso in quattro zone concentriche, dette Caina (traditori dei parenti), Antenòra (traditori della patria), Tolomea (traditori degli ospiti), Giudecca (traditori dei benefattori). Al centro di Cocito e della Terra è Lucifero, confitto nel ghiaccio e descritto come un orrendo mostro. Sbattendo le ali produce un vento gelido che forma il ghiaccio di Cocito. Uno stretto budello sotterraneo, detto «natural burella», collega il centro della Terra e il fondo dell'Inferno alla spiaggia del Purgatorio, posto agli antipodi di Gerusalemme.
Ecco uno schema riassuntivo delle varie zone infernali, con i peccati puniti, le pene, i demoni eventualmente presenti:
Vestibolo (Antinferno)
Ignavi, uomini che non si sono schierati dalla parte del bene né del male. Corrono dietro un'insegna senza significato, punti da vespe e mosconi (ci sono anche gli angeli «neutrali», non schieratisi con Dio né con Lucifero).
I Cerchio (Limbo)
Pagani virtuosi, bambini non battezzati e «spiriti magni». Non subiscono alcuna pena, tranne il desiderio inappagabile di veder Dio.
II Cerchio (lussuriosi)
Sono trascinati da una violenta bufera infernale. Minosse giudica i dannati ed è custode del Cerchio.
III Cerchio (golosi)
Giacciono in un fango maleodorante, colpiti da una incessante pioggia. Cerbero li rintrona coi suoi latrati e li graffia con gli artigli.
IV Cerchio (avari e prodighi)
Divisi in due opposte schiere, fanno rotolare enormi macigni in direzioni opposte, finché cozzano gli uni contro gli altri. A questo punto si rinfacciano rispettivamente la loro colpa, poi tornano indietro fino al punto opposto del Cerchio.
Il demone Pluto (Plutone) custodisce il Cerchio, ma non partecipa alla loro pena.
V Cerchio (iracondi)
Sono immersi nella palude formata dal fiume Stige, che circonda la città infernale di Dite, e si colpiscono continuamente con schiaffi, pugni, morsi (tranne gli «accidiosi», ovvero gli iracondi amari e difficili che covarono il risentimento e sono totalmente immersi nella palude).
Il demone Flegiàs è il custode del Cerchio, funge da traghettatore delle anime alla città di Dite.
VI Cerchio (eresiarchi)
Giacciono in tombe di pietra infuocate, dentro la città di Dite che è custodita da centinaia di diavoli. Tra di essi vi sono soprattutto i seguaci dell'epicureismo, che affermavano la mortalità dell'anima.
VII Cerchio (violenti)
I Girone (violenti contro il prossimo): sono immersi nel Flegetonte, fiume di sangue bollente, e sono tenuti a bada dai Centauri armati di arco e frecce.
II Girone (suicidi e scialacquatori): i primi sono imprigionati dentro gli alberi della selva e tormentati dalle Arpie; i secondi sono inseguiti da cagne nere che li azzannano e sbranano.
III Girone (bestemmiatori, sodomiti, usurai): sono in un sabbione infuocato, sotto una pioggia di fiammelle; i bestemmiatori sono sdraiati e immobili, i sodomiti camminano, gli usurai restano seduti.
VIII Cerchio (Malebolge, peccatori di frode)
I Bolgia (ruffiani e seduttori): sono frustati dai diavoli
II Bolgia (adulatori): sono immersi nello sterco
III Bolgia (simoniaci): sono conficcati dentro delle buche a testa in giù, con le piante dei piedi accese da fiammelle
IV Bolgia (indovini): camminano con la testa rivoltata all'indietro
V Bolgia (barattieri): sono immersi nella pece bollente, sorvegliati da demoni alati armati di bastoni uncinati (Malebranche)
VI Bolgia (ipocriti): camminano con indosso una cappa di piombo dorata all'esterno
VII Bolgia (ladri): hanno le mani legate dietro la schiena da serpenti e subiscono orribili metamorfosi
VIII Bolgia (consiglieri fraudolenti): sono avvolti da una fiamma
IX Bolgia (seminatori di discordie): sono tagliati e mutilati da un diavolo armato di spada
X Bolgia (falsari): i falsari di metalli sono colpiti dalla scabbia; quelli di persone si addentano tra loro; quelli di monete sono tormentati dalla sete; quelli di parole sono colpiti da febbre altissima
IX Cerchio (Cocito, traditori)
Sono imprigionati nel ghiaccio: i traditori dei parenti a capo chino, quelli della patria fino a mezza faccia col capo eretto, quelli degli ospiti col capo all'indietro (così che le lacrime si ghiaccino e chiudano loro gli occhi), quelli dei benefattori sono totalmente immersi nel ghiaccio.
Al centro di Cocito si trova Lucifero, che nelle tre bocche maciulla Bruto e Cassio (traditori di Cesare) e Giuda (traditore di Cristo).
Ignavi, uomini che non si sono schierati dalla parte del bene né del male. Corrono dietro un'insegna senza significato, punti da vespe e mosconi (ci sono anche gli angeli «neutrali», non schieratisi con Dio né con Lucifero).
I Cerchio (Limbo)
Pagani virtuosi, bambini non battezzati e «spiriti magni». Non subiscono alcuna pena, tranne il desiderio inappagabile di veder Dio.
II Cerchio (lussuriosi)
Sono trascinati da una violenta bufera infernale. Minosse giudica i dannati ed è custode del Cerchio.
III Cerchio (golosi)
Giacciono in un fango maleodorante, colpiti da una incessante pioggia. Cerbero li rintrona coi suoi latrati e li graffia con gli artigli.
IV Cerchio (avari e prodighi)
Divisi in due opposte schiere, fanno rotolare enormi macigni in direzioni opposte, finché cozzano gli uni contro gli altri. A questo punto si rinfacciano rispettivamente la loro colpa, poi tornano indietro fino al punto opposto del Cerchio.
Il demone Pluto (Plutone) custodisce il Cerchio, ma non partecipa alla loro pena.
V Cerchio (iracondi)
Sono immersi nella palude formata dal fiume Stige, che circonda la città infernale di Dite, e si colpiscono continuamente con schiaffi, pugni, morsi (tranne gli «accidiosi», ovvero gli iracondi amari e difficili che covarono il risentimento e sono totalmente immersi nella palude).
Il demone Flegiàs è il custode del Cerchio, funge da traghettatore delle anime alla città di Dite.
VI Cerchio (eresiarchi)
Giacciono in tombe di pietra infuocate, dentro la città di Dite che è custodita da centinaia di diavoli. Tra di essi vi sono soprattutto i seguaci dell'epicureismo, che affermavano la mortalità dell'anima.
VII Cerchio (violenti)
I Girone (violenti contro il prossimo): sono immersi nel Flegetonte, fiume di sangue bollente, e sono tenuti a bada dai Centauri armati di arco e frecce.
II Girone (suicidi e scialacquatori): i primi sono imprigionati dentro gli alberi della selva e tormentati dalle Arpie; i secondi sono inseguiti da cagne nere che li azzannano e sbranano.
III Girone (bestemmiatori, sodomiti, usurai): sono in un sabbione infuocato, sotto una pioggia di fiammelle; i bestemmiatori sono sdraiati e immobili, i sodomiti camminano, gli usurai restano seduti.
VIII Cerchio (Malebolge, peccatori di frode)
I Bolgia (ruffiani e seduttori): sono frustati dai diavoli
II Bolgia (adulatori): sono immersi nello sterco
III Bolgia (simoniaci): sono conficcati dentro delle buche a testa in giù, con le piante dei piedi accese da fiammelle
IV Bolgia (indovini): camminano con la testa rivoltata all'indietro
V Bolgia (barattieri): sono immersi nella pece bollente, sorvegliati da demoni alati armati di bastoni uncinati (Malebranche)
VI Bolgia (ipocriti): camminano con indosso una cappa di piombo dorata all'esterno
VII Bolgia (ladri): hanno le mani legate dietro la schiena da serpenti e subiscono orribili metamorfosi
VIII Bolgia (consiglieri fraudolenti): sono avvolti da una fiamma
IX Bolgia (seminatori di discordie): sono tagliati e mutilati da un diavolo armato di spada
X Bolgia (falsari): i falsari di metalli sono colpiti dalla scabbia; quelli di persone si addentano tra loro; quelli di monete sono tormentati dalla sete; quelli di parole sono colpiti da febbre altissima
IX Cerchio (Cocito, traditori)
Sono imprigionati nel ghiaccio: i traditori dei parenti a capo chino, quelli della patria fino a mezza faccia col capo eretto, quelli degli ospiti col capo all'indietro (così che le lacrime si ghiaccino e chiudano loro gli occhi), quelli dei benefattori sono totalmente immersi nel ghiaccio.
Al centro di Cocito si trova Lucifero, che nelle tre bocche maciulla Bruto e Cassio (traditori di Cesare) e Giuda (traditore di Cristo).
La discesa all'Inferno come percorso morale
G. Doré, Dante e Virgilio sulla barca di Flegiàs
Dante offre dell'Inferno una rappresentazione fisica, materiale, per rendere un'idea efficace dei terribili castighi cui sono condannati i vari peccatori, e questo è il significato principale della sua discesa all'Inferno (come spiega lui stesso nella famosa Epistola XIII a Cangrande Della Scala). Il viaggio ha però anche valore allegorico, come il percorso di purificazione morale che ogni uomo deve compiere in questa vita per liberarsi dal peccato, sotto la guida della ragione rappresentata da Virgilio. In questo senso Dante compartecipa moralmente alla pena dei dannati, provando per loro una pietà che non va intesa genericamente come compassione, ma come turbamento angoscioso che provoca in lui la presa di coscienza del peccato punito e gli consente di superarlo.
Questo spiega le varie reazioni di Dante di fronte allo spettacolo della dannazione, che possono essere di profondo turbamento (ad es. di fronte a Paolo e Francesca), di ira e sdegno (verso i simoniaci), di disperazione (di fronte agli indovini). Talvolta Dante si mostra cortese e benevolo verso i dannati, come nel caso di Brunetto Latini, altre volte contribuisce egli stesso ad accrescere la loro pena, come nel caso di alcuni traditori di Cocito. In ogni caso è chiara e netta la condanna verso i peccatori, conformemente alla giustizia divina, e sarebbe quindi assurdo immaginare un Dante che protesta contro l'«iniquità» di talune pene (totalmente errata, sotto questo aspetto, l'interpretazione dei critici romantici dell'episodio di Paolo e Francesca).
Le figure diaboliche che tentano invano di impedire il fatale andare di Dante, voluto da Dio in virtù di un altissimo privilegio e perciò ineluttabile, vanno interpretate come allegoria di quegli impedimenti peccaminosi che frenano l'uomo nel raggiungimento della felicità terrena, necessaria premessa per la salvezza eterna. Non a caso è sempre Virgilio, cioè la ragione, ad aiutare Dante a superare questi ostacoli, tranne nel caso dei diavoli della città di Dite per i quali è necessario l'intervento del messo celeste.
Questo spiega le varie reazioni di Dante di fronte allo spettacolo della dannazione, che possono essere di profondo turbamento (ad es. di fronte a Paolo e Francesca), di ira e sdegno (verso i simoniaci), di disperazione (di fronte agli indovini). Talvolta Dante si mostra cortese e benevolo verso i dannati, come nel caso di Brunetto Latini, altre volte contribuisce egli stesso ad accrescere la loro pena, come nel caso di alcuni traditori di Cocito. In ogni caso è chiara e netta la condanna verso i peccatori, conformemente alla giustizia divina, e sarebbe quindi assurdo immaginare un Dante che protesta contro l'«iniquità» di talune pene (totalmente errata, sotto questo aspetto, l'interpretazione dei critici romantici dell'episodio di Paolo e Francesca).
Le figure diaboliche che tentano invano di impedire il fatale andare di Dante, voluto da Dio in virtù di un altissimo privilegio e perciò ineluttabile, vanno interpretate come allegoria di quegli impedimenti peccaminosi che frenano l'uomo nel raggiungimento della felicità terrena, necessaria premessa per la salvezza eterna. Non a caso è sempre Virgilio, cioè la ragione, ad aiutare Dante a superare questi ostacoli, tranne nel caso dei diavoli della città di Dite per i quali è necessario l'intervento del messo celeste.
I fiumi infernali
G. Doré, I centauri del Flegetonte
Nell'Inferno dantesco scorrono quattro fiumi, la cui origine è descritta da Virgilio nel finale del Canto XIV, dopo l'incontro con Capaneo. Secondo Virgilio, dentro il monte Ida a Creta c'è un vecchio gigantesco, con le spalle volte all'Oriente e il viso a Roma, con la testa d'oro, il petto e le braccia d'argento, il ventre di rame, le gambe e il piede sinistro di ferro, il piede destro (su cui si appoggia) di terracotta. A parte il capo, tutto il suo corpo è pieno di fessure da cui gocciolano le lacrime, che, forato il terreno, scendono nell'Inferno formando Acheronte, Stige, Flegetonte, Cocito. L'immagine è tratta dal passo biblico (Daniele, II, 31-33) in cui re Nabucodonosor sogna un vecchio identico, che qui è probabilmente allegoria dell'Umanità decaduta nel peccato dopo l'età dell'oro, cioè l'Eden, e che è successivamente scivolata nel peccato. I due piedi di ferro e terracotta rappresentano forse l'Impero e la Chiesa.
L'Acheronte è il primo fiume incontrato nella discesa, dopo il Vestibolo, e divide questo luogo dall'Inferno vero e proprio. Caronte traghetta le anime dannate sull'altra sponda con la sua barca.
Lo Stige sgorga dal IV Cerchio e discende nel V, dove si impaluda e forma una sorta di acquitrino: qui sono immersi gli iracondi e la palude è presidiata da Flegiàs, che con la sua barca ha il compito di traghettare le anime verso la città di Dite che lo Stige circonda (ma forse il demone trasporta nella palude anche gli iracondi).
Il Flegetonte è un fiume di sangue bollente, che scorre nel I Girone del VII Cerchio. Vi sono immersi i violenti contro il prossimo, in misura maggiore o minore a seconda del peccato commesso, e a sorvegliarli ci sono i Centauri, armati di arco e frecce.
Cocito è l'ultimo fiume, che si trova nel IX Cerchio dei traditori. È completamente ghiacciato dal vento prodotto dalle ali di Lucifero, che è confitto al centro di esso, ed è diviso nelle quattro zone di Caina, Antenòra, Tolomea, Giudecca.
Nella «natural burella» che collega il fondo dell'Inferno alla spiaggia del Purgatorio, è descritto un corso d'acqua che i due poeti risalgono controcorrente e che scorre quindi dal Purgatorio verso l'Inferno: è generalmente interpretato come lo «scarico» del Lete, che fa dimenticare tutti i peccati commessi dai Penitenti.
L'Acheronte è il primo fiume incontrato nella discesa, dopo il Vestibolo, e divide questo luogo dall'Inferno vero e proprio. Caronte traghetta le anime dannate sull'altra sponda con la sua barca.
Lo Stige sgorga dal IV Cerchio e discende nel V, dove si impaluda e forma una sorta di acquitrino: qui sono immersi gli iracondi e la palude è presidiata da Flegiàs, che con la sua barca ha il compito di traghettare le anime verso la città di Dite che lo Stige circonda (ma forse il demone trasporta nella palude anche gli iracondi).
Il Flegetonte è un fiume di sangue bollente, che scorre nel I Girone del VII Cerchio. Vi sono immersi i violenti contro il prossimo, in misura maggiore o minore a seconda del peccato commesso, e a sorvegliarli ci sono i Centauri, armati di arco e frecce.
Cocito è l'ultimo fiume, che si trova nel IX Cerchio dei traditori. È completamente ghiacciato dal vento prodotto dalle ali di Lucifero, che è confitto al centro di esso, ed è diviso nelle quattro zone di Caina, Antenòra, Tolomea, Giudecca.
Nella «natural burella» che collega il fondo dell'Inferno alla spiaggia del Purgatorio, è descritto un corso d'acqua che i due poeti risalgono controcorrente e che scorre quindi dal Purgatorio verso l'Inferno: è generalmente interpretato come lo «scarico» del Lete, che fa dimenticare tutti i peccati commessi dai Penitenti.