Traditori della patria
Sono i dannati della seconda zona (Antenòra) del IX Cerchio dell'Inferno, detta così dal nome di Antenore che secondo una leggenda assai diffusa nel Medioevo avrebbe tradito Troia di cui invece, secondo il racconto omerico, era un fedele principe; la loro pena è descritta nei Canti XXXII-XXXIII dell'Inferno e consiste nell'essere imprigionati nel lago ghiacciato di Cocito, dal quale emerge solo la loro testa in posizione eretta (benché questo particolare non sia detto con chiarezza). Dante include fra di loro Bocca degli Abati, nobile fiorentino di parte guelfa che combatté nella battaglia di Montaperti che vide, nel 1260, la rovinosa sconfitta dei Guelfi di Firenze ad opera dei Ghibellini: secondo le cronache del tempo Bocca, che combatteva accanto al portainsegna Iacopo de' Pazzi, gli tagliò la mano facendo così cadere la bandiera dei cavalieri fiorentini; poiché le truppe tedesche di Manfredi di Svevia stavano attaccando vigorosamente, i fiorentini si sbandarono e la loro fuga si tramutò in rotta. In seguito Bocca collaborò coi Ghibellini rientrati a Firenze e venne esiliato nel 1266, dopo Benevento. Forse non c'erano prove certe del suo tradimento, mentre qui Dante lo accusa apertamente: mentre cammina per l'Antenòra colpisce il suo volto col piede e viene da lui aspramente rimproverato, e poiché il dannato nomina Montaperti fa nascere nel poeta il dubbio che possa essere colui che in quello scontro tradì. Dopo aver ottenuto da Virgilio il permesso di trattenersi, Dante invita duramente il dannato a dire il proprio nome e, al suo ostinato rifiuto, lo afferra per la collottola strappandogli molti capelli. Il nome di Bocca viene fatto da un compagno di pena, Buoso da Duera signore di Soncino che nel 1265 fu finanziato da Manfredi per assoldare milizie contro gli Angioini: egli accettò invece denaro dai Francesi e non sbarrò loro il passo, facilitando la vittoria di Benevento. Bocca, irritato per essere stato smascherato, rivela a sua volta il nome di Buoso e indica a Dante altri dannati, tra cui Tesauro dei Beccheria, pavese di famiglia ghibellina, che fu decapitato a Firenze nel 1258 per aver trattato il ritorno dei Ghibellini dopo la loro cacciata. Bocca nomina poi Gianni dei Soldanieri, nobile fiorentino di famiglia ghibellina, che dopo Benevento passò ai Guelfi durante i tumulti popolari avvenuti sotto la podesteria di Catalano e Loderingo (da Dante posti fra gli ipocriti); Gano di Maganza, il personaggio del ciclo carolingio che nella Chanson de Roland aveva tradito Orlando consegnando la retroguardia dei Franchi ai Mori presso Roncisvalle; e infine Tebaldello de' Zambrasi, faentino di parte ghibellina, che tradì la sua città aprendone le porte di notte e consegnandola alla famiglia guelfa dei bolognesi Geremei (il fatto avvenne nel 1280). Dante preannuncia inoltre, per bocca di Camicione de' Pazzi dannato nella Caina, la venuta nell'Antenòra di Carlino de' Pazzi: questi era un guelfo bianco che teneva per conto degli esuli fiorentini il castello di Piantravigne, che cedette ai Neri ottenendo poi il rientro a Firenze.
Tra i traditori della patria Dante include poi il conte Ugolino della Gherardesca e l'arcivescovo Ruggieri degli Ubaldini, posti in una stessa buca nel ghiaccio e con Ugolino che sovrasta il compagno di pena e gli addenta rabbiosamente il cranio (il loro episodio occupa la fine del Canto XXXII e la prima parte del XXXIII).
Tra i traditori della patria Dante include poi il conte Ugolino della Gherardesca e l'arcivescovo Ruggieri degli Ubaldini, posti in una stessa buca nel ghiaccio e con Ugolino che sovrasta il compagno di pena e gli addenta rabbiosamente il cranio (il loro episodio occupa la fine del Canto XXXII e la prima parte del XXXIII).
Personaggi e luoghi collegati
Ugolino - IX Cerchio (Cocito) - Benevento - Firenze - Montaperti - Pisa
Ugolino - IX Cerchio (Cocito) - Benevento - Firenze - Montaperti - Pisa