Ipocriti
Sono i dannati della VI Bolgia dell'VIII Cerchio dell'Inferno, considerati fraudolenti in quanto mostrarono di comportarsi in modo diverso dalle loro reali intenzioni, specie in ambito politico. Compaiono nel Canto XXIII, costretti a indossare dei pesanti mantelli con cappuccio basso simili alle cappe dei monaci cluniacensi, dorati all'esterno e di piombo all'interno, che provocano loro dolore e li costringono a camminare lentissimi; Dante segue probabilmente la pseudo-etimologia di «ipocriti» da ypo (sotto) e crisis (oro), per cui sono coloro che nascondono altro sotto un'apparenza dorata e sfavillante.
Fra di essi colloca due frati godenti, Catalano dei Malavolti e Loderingo degli Andalò, entrambi bolognesi e chiamati da Firenze a ricoprire la carica di podestà dopo la vittoria di Benevento del 1266, per mettere pace tra Guelfi e Ghibellini. Secondo varie testimonianze, tra cui quella di Giovanni Villani, diventarono strumento della politica papale e perseguitarono con condanne e confische molti Ghibellini, facendo abbattere le case degli Uberti presso la torre del Gardingo dove poi sorse il palazzo della Signoria. È Catalano a notare che Dante è toscano dal suo accento, per cui lo chiama e lo invita ad aspettarli per parlare con loro. Il poeta obbedisce e rivela loro il suo nome, quindi Catalano presenta se stesso e il compagno di pena, rivelando l'ipocrisia dimostrata durante la podesteria a Firenze di cui sono ancora visibili i segni.
Mentre parla con loro, Dante nota che un dannato è crocifisso al suolo e al vederlo si contorce tutto, sbuffando e sospirando: Catalano spiega che è Caifas, il sommo sacerdote che consigliò ai Farisei di far crocifiggere Gesù per giovare al popolo dei Giudei; insieme a lui sono condannati allo stesso modo il suocero Anna e tutti i membri del concilio, la cui pena consiste nell'essere calpestati a terra da tutti gli altri dannati che percorrono il fondo della Bolgia. Virgilio osserva Caifas con grande meraviglia, cosa di cui si ignora il significato. Il poeta latino chiede poi a Catalano di indicargli una via d'uscita dalla Bolgia e il dannato gli spiega che tutti i ponti che la sovrastavano sono in realtà crollati. Quando Virgilio ingenuamente osserva che Malacoda lo ha beffato, il frate osserva con malignità che il diavolo è notoriamente bugiardo e padre di menzogna, causando un poco d'ira in Virgilio.
Fra di essi colloca due frati godenti, Catalano dei Malavolti e Loderingo degli Andalò, entrambi bolognesi e chiamati da Firenze a ricoprire la carica di podestà dopo la vittoria di Benevento del 1266, per mettere pace tra Guelfi e Ghibellini. Secondo varie testimonianze, tra cui quella di Giovanni Villani, diventarono strumento della politica papale e perseguitarono con condanne e confische molti Ghibellini, facendo abbattere le case degli Uberti presso la torre del Gardingo dove poi sorse il palazzo della Signoria. È Catalano a notare che Dante è toscano dal suo accento, per cui lo chiama e lo invita ad aspettarli per parlare con loro. Il poeta obbedisce e rivela loro il suo nome, quindi Catalano presenta se stesso e il compagno di pena, rivelando l'ipocrisia dimostrata durante la podesteria a Firenze di cui sono ancora visibili i segni.
Mentre parla con loro, Dante nota che un dannato è crocifisso al suolo e al vederlo si contorce tutto, sbuffando e sospirando: Catalano spiega che è Caifas, il sommo sacerdote che consigliò ai Farisei di far crocifiggere Gesù per giovare al popolo dei Giudei; insieme a lui sono condannati allo stesso modo il suocero Anna e tutti i membri del concilio, la cui pena consiste nell'essere calpestati a terra da tutti gli altri dannati che percorrono il fondo della Bolgia. Virgilio osserva Caifas con grande meraviglia, cosa di cui si ignora il significato. Il poeta latino chiede poi a Catalano di indicargli una via d'uscita dalla Bolgia e il dannato gli spiega che tutti i ponti che la sovrastavano sono in realtà crollati. Quando Virgilio ingenuamente osserva che Malacoda lo ha beffato, il frate osserva con malignità che il diavolo è notoriamente bugiardo e padre di menzogna, causando un poco d'ira in Virgilio.
Personaggi e luoghi collegati
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VIII Cerchio (Malebolge) - Bologna - Firenze
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