La Divina Commedia
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Cronologia del viaggio dantesco

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W. Blake, Dante e Virgilio nella selva
Il viaggio narrato da Dante nel poema si svolge nell'arco di circa una settimana, da venerdì 8 aprile (o 25 marzo) a giovedì 14 aprile (o 31 marzo) dell'anno 1300: è l'anno del primo Giubileo indetto da papa Bonifacio VIII ed ha dunque una valenza simbolica, venendo a coincidere con la speranza di un rinnovamento spirituale e politico che è alla base del pensiero dell'autore e che anima molte pagine dell'opera. Che l'anno sia il 1300 è detto in modo implicito dal primo verso della Commedia (Inf., I, 1), poiché Dante dichiara di essersi smarrito nella selva oscura a metà del cammino della vita degli uomini, ovvero al suo 35° anno di età (il poeta leggeva nella Bibbia che l'età media degli uomini è di 70 anni, Salmi, LXXXIX, 10); inoltre Casella in Purg., II, 88-89 accenna in modo velato al Giubileo che è iniziato da tre mesi, dunque siamo nella primavera del 1300 (alcuni studiosi ritengono per ragioni astronomiche che il viaggio immaginario si svolga nel 1301, ma tale interpretazione non trova reali riscontri). C'è poi l'importantissima precisazione del diavolo Malacoda in Inf., XXI, 112-114, il quale spiega che il ponte roccioso che unisce la V alla VI Bolgia è crollato il giorno della morte di Cristo in seguito al terremoto che sconvolse la Terra: in realtà ad essere crollati sono tutti i ponti della Bolgia (il discorso del demone è ingannevole), ma ciò che conta è l'affermazione in base alla quale il giorno prima, cinque ore dopo quella presente, si sono compiuti esattamente 1266 anni dal momento del crollo; poiché secondo una tradizione che altrove Dante mostra di seguire la morte di Cristo sarebbe avvenuta nell'anno 34 dell'Era Volgare, se ne deduce che l'anno del viaggio è 1266+34 = 1300. Poiché inoltre la morte di Cristo risalirebbe, secondo il Vangelo di Luca, al mezzogiorno di venerdì, quando Malacoda parla ci troviamo alle sette del mattino del giorno seguente, ovvero di sabato: l'unico dubbio riguarda la data esatta, poiché il viaggio potrebbe essere iniziato il venerdì santo del 1300, ovvero l'8 aprile, oppure il giorno dell'anniversario «storico» della morte di Cristo, cioè il 25 marzo. A sostegno della prima ipotesi sta il fatto che in alcuni passi del poema (Inf., XX, 127; Purg., XXIII, 118-120) si dice che la notte in cui Dante si smarrì nella selva c'era il plenilunio, e com'è noto la Pasqua cristiana cade sempre la domenica successiva al primo plenilunio di primavera. In ogni caso il viaggio si svolge a ridosso dell'equinozio primaverile, dunque all'inizio della nuova stagione che simboleggia il rinnovamento della vita (cfr. Inf., I, 37 ss.).
L'indicazione di Malacoda consente di fissare con una certa precisione la cronologia del viaggio, grazie a ulteriori precisazioni astronomiche dell'autore che sono assai frequenti nelle prime due Cantiche e quasi del tutto assenti nella terza: si può affermare che Dante si smarrisce nella selva la notte tra giovedì 7 aprile (o 24 marzo) e venerdì 8 aprile (o 25 marzo), giorno quest'ultimo che trascorre nella «marcia» di avvicinamento del poeta e di Virgilio all'Inferno. Il viaggio nel primo regno dura circa 24 ore, dalla tarda sera di venerdì sino al pomeriggio di sabato, quindi i due poeti giungono al centro della Terra dove è confitto Lucifero e passano nell'emisfero australe, dove è ancora la mattina di sabato (nel passaggio dall'uno all'altro emisfero vi è quindi un arretramento di circa dodici ore). I due poeti risalgono poi attraverso la natural burella per giungere alla spiaggia del Purgatorio la mattina della domenica di Pasqua (10 aprile o 28 marzo), quando nell'emisfero australe sono le ore che precedono l'alba, per cui l'attraversamento del budello sotterraneo dovrebbe durare circa 21 ore (Dante non fornisce indicazioni precise a riguardo). L'ascesa del secondo regno dura tre giorni e tre notti, concludendosi a mezzogiorno di mercoledì 13 aprile (o 30 marzo); il viaggio in Paradiso dura probabilmente un giorno e mezzo, fino alla mezzanotte di giovedì 14 aprile (o 31 marzo), poiché in Par., XXVII, 79-87 Dante lascia intendere con una complessa descrizione astronomica, che è peraltro l'unica della Cantica che fornisca indicazioni sull'ora, che è rimasto nel Cielo delle Stelle Fisse per circa sei ore.
È da osservare che il poeta dorme durante il viaggio solo nelle tre notti trascorse nel Purgatorio, in virtù della «legge della salita» (spiegata da Sordello nel Canto VII) che non consente ai penitenti, dunque neppure a Dante, di scalare il monte durante il buio. Superfluo notare che il viaggiatore non sente mai il bisogno di nutrirsi lungo il cammino, per l'evidente volontà divina che lo spinge a proseguire il suo fatale andare senza curarsi delle sue necessità fisiche.
Si rimanda alle altre pagine per indicazioni più dettagliate circa la cronologia dei singoli giorni di viaggio.


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