Paradiso, Canto XXXII
A. Nattini, La rosa dei beati
"...Ne l'ordine che fanno i terzi sedi,
siede Rachel di sotto da costei
con Beatrice, sì come tu vedi..."
...e quello amor che primo lì discese,
cantando 'Ave Maria, gratia plena',
dinanzi a lei le sue ali distese...
"...Di contr'a Pietro vedi sedere Anna,
tanto contenta di mirar sua figlia,
che non move occhio per cantare osanna..."
siede Rachel di sotto da costei
con Beatrice, sì come tu vedi..."
...e quello amor che primo lì discese,
cantando 'Ave Maria, gratia plena',
dinanzi a lei le sue ali distese...
"...Di contr'a Pietro vedi sedere Anna,
tanto contenta di mirar sua figlia,
che non move occhio per cantare osanna..."
Argomento del Canto
Ancora nel X Cielo (Empireo). San Bernardo spiega la disposizione dei beati nella rosa; salvezza dei fanciulli. Gloria di Maria; l'arcangelo Gabriele. Le anime eccelse della rosa celeste. San Bernardo si prepara a pregare la Vergine.
È la notte di giovedì 14 aprile (o 31 marzo) del 1300.
È la notte di giovedì 14 aprile (o 31 marzo) del 1300.
San Bernardo spiega la disposizione dei beati nella rosa (1-48)
J. Flaxman, S. Bernardo
San Bernardo, intento a contemplare la Vergine, si rivolge a Dante e liberamente inizia a spiegargli la disposizione dei beati nella rosa celeste, indicando Eva che occupa il seggio ai piedi di Maria, che curò il peccato originale da lei causato. Nel terzo ordine dei seggi si trova Rachele, al di sotto di Eva e accanto a Beatrice, mentre più in basso Dante può vedere Sara, Rebecca, Giuditta e Ruth (bisavola di David). Più giù ancora siedono altre donne ebree, che formano una specie di linea divisoria che separa le anime a seconda della fede che ebbero in Cristo: a sinistra di Maria stanno coloro che credettero in Cristo venturo (qui i seggi sono completi), mentre alla destra stanno coloro che credettero in Cristo venuto (e qui i semicerchi sono inframezzati di seggi ancora vuoti). Dalla parte opposta della rosa si trova in alto il seggio di san Giovanni Battista, che soffrì il deserto e il martirio e, dopo la morte, rimase due anni nel Limbo; sotto di lui si trovano poi san Francesco, san Benedetto e sant'Agostino, e altri santi sotto di essi, che formano una linea divisoria analoga a quella delle donne ebree dirimpetto. Bernardo spiega a Dante che i seggi saranno riempiti in egual misura di anime salve, credenti in Cristo in entrambi i modi, mentre i seggi al di sotto dell'ordine che taglia in due orizzontalmente le due linee sono occupati da anime beate non per proprio merito: si tratta dei fanciulli morti prima di avere la possibilità di peccare, come il poeta può capire osservando i loro volti e ascoltando le loro voci puerili.
Predestinazione dei fanciulli beati (49-84)
G. Di Paolo, La rosa celeste
Bernardo si accorge che Dante è dubbioso e resta in silenzio, per cui si dichiara pronto a risolvere le sue incertezze: infatti nel regno santo nulla può avvenire a caso, così come non può aver luogo alcuna tristezza o mancanza, mentre ogni cosa è stabilita perfettamente dal volere di Dio. I fanciulli morti prematuramente si trovano nella rosa a diverse altezze, in quanto Dio crea lietamente le anime dotandole di un grado differente di grazia l'una rispetto all'altra, cosa che dev'essere accettata in quanto tale. Le Sacre Scritture lo indicano chiaramente con l'esempio dei gemelli Esaù e Giacobbe, discordi anche nel ventre della madre, per cui è giusto che la grazia divina si accordi in modo differente a seconda di quanto Dio ha preordinato. Per questo i fanciulli beati siedono a diverse altezze nella rosa, al di là del merito della loro condotta in vita, poiché godono di un diverso grado di grazia loro concessa da Dio. Nei primi tempi dell'Umanità era sufficiente l'innocenza e la fede dei genitori perché i bambini si salvassero; in seguito ai maschi fu necessaria la circoncisione, mentre dopo la venuta di Cristo fu indispensabile il battesimo, senza il quale i bambini morti finiscono nel Limbo.
Gloria di Maria Vergine. L'arcangelo Gabriele (85-114)
W. Blake, La gloria di Maria
Terminata la sua spiegazione, Bernardo esorta Dante a guardare il volto di Maria, perché solo il suo splendore potrà aiutarlo a contemplare la figura di Cristo: Dante vede sopra la Vergine un tripudio di angeli, e riconosce nella bellezza della Vergine uno spettacolo superiore a qualunque altro abbia visto, poiché Maria è quanto di più somigliante a Cristo. Il poeta vede poi un angelo scendere su di lei cantando 'Ave, Maria, gratia plena' e spiegando le sue ali, mentre tutto il Paradiso prosegue il canto solenne dell'angelo accrescendo il proprio splendore. Dante domanda a san Bernardo, che per lui tollera di non essere nel proprio seggio all'interno della rosa, chi è l'angelo che contempla con tanto amore la Regina del Cielo: il santo, dotto e fervido cultore di Maria, spiega che in quell'angelo vi è sicurezza e leggiadria al massimo grado, in quanto si tratta del messaggero (l'arcangelo Gabriele) che annunciò a Maria l'incarnazione di Gesù Cristo nel suo ventre.
Le anime eccelse della rosa dei beati (115-138)
Giotto, S. Anna (capp. Scrovegni)
Bernardo invita Dante a prestare attenzione alle sue parole, poiché egli gli indicherà le anime più nobili della rosa dei beati. I due che sono felici in quanto siedono accanto alla Vergine sono come le due radici della rosa stessa: si tratta di Adamo, che siede alla sua sinistra e che fu la causa del peccato originale, e di san Pietro, che siede alla sua destra e al quale Cristo affidò le chiavi simboliche della Chiesa. Accanto a Pietro siede san Giovanni Evangelista, colui che ebbe la rivelazione profetica delle future sventure della Chiesa stessa, mentre accanto ad Adamo si trova Mosè, sotto la cui guida gli Ebrei si cibarono della manna. Di fronte a Pietro siede sant'Anna, la madre della Vergine, che contempla in continuazione la figlia e non ne distoglie lo sguardo neppure quando canta osanna, mentre di fronte ad Adamo occupa il suo seggio santa Lucia, che esortò Beatrice a soccorrere Dante quando era smarrito nella selva oscura.
Necessità dell'intercessione della Vergine (139-151)
Poiché il tempo concesso a Dante per compiere il suo viaggio ultraterreno sta per finire, Bernardo smette di illustrare al poeta la disposizione dei beati e lo invita a indirizzare lo sguardo verso Dio, nella cui mente egli potrà penetrare attraverso il suo alto fulgore. Tuttavia, affinché Dante non arretri cercando di procedere con le sue sole forze, sarà necessario invocare l'assistenza e la grazia della Vergine, per cui il poeta è invitato a seguire con l'affetto e col cuore le parole del santo, che inizia la sua preghiera.
Necessità dell'intercessione della Vergine (139-151)
Poiché il tempo concesso a Dante per compiere il suo viaggio ultraterreno sta per finire, Bernardo smette di illustrare al poeta la disposizione dei beati e lo invita a indirizzare lo sguardo verso Dio, nella cui mente egli potrà penetrare attraverso il suo alto fulgore. Tuttavia, affinché Dante non arretri cercando di procedere con le sue sole forze, sarà necessario invocare l'assistenza e la grazia della Vergine, per cui il poeta è invitato a seguire con l'affetto e col cuore le parole del santo, che inizia la sua preghiera.
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Qui è possibile vedere un breve video con il riassunto dei Canti XXIII-XXXII, tratto dal canale YouTube "La Divina Commedia in HD" |
Interpretazione complessiva
Il Canto rappresenta una pausa didascalica e descrittiva prima del grandioso spettacolo della visione di Dio cui Dante sarà ammesso in quello successivo, poiché qui san Bernardo si appropria del ruolo di guida che aveva rilevato sostituendo Beatrice e inizia e spiegare a Dante la distribuzione dei beati nella rosa: è questa la parte più ampia dell'episodio, che rappresenta l'ultima rassegna di anime dell'intero poema, benché si tratti per lo più di personaggi già presentati o evocati in precedenza (nonostante alcune assenze parse inspiegabili ai commentatori, specie quelle di san Domenico e san Paolo del tutto ignorati dalla presentazione). La «geografia» dei beati nella rosa risponde a quelle simmetrie compositive e a quel simbolismo che è parte essenziale della Commedia e della cultura medievale del tempo di Dante, per quanto ciò sia lontano dalla sensibilità del lettore moderno: Bernardo indica a Dante che l'anfiteatro è diviso in due semicerchi che ospitano rispettivamente i beati dell'Antico e del Nuovo Testamento, il primo alla sinistra di Maria e già completo, il secondo alla sua destra e con alcuni seggi vuoti, entrambi destinati a raggiungere lo stesso numero di anime; la linea divisoria tra i due settori è costituita da una serie di beati disposti in colonna, al di sotto della Vergine (che siede nel punto più alto della rosa) e di san Giovanni Battista (che occupa il seggio di fronte a lei, dalla parte opposta). Ai piedi di Maria stanno alcune donne ebree dell'Antico Testamento, a partire da Eva che causò il peccato originale sanato poi dalla Vergine con la nascita del Redentore, mentre al di sotto del Battista siedono i santi più importanti dell'era cristiana, ovvero i fondatori delle tre principali Regole (Francesco, Benedetto, sant'Agostino, benché di quest'ultimo vi sia un rapido accenno a dispetto dell'enorme sua importanza nella teologia e nel pensiero dantesco) e altri santi non nominati, che formano una linea corrispondente a quella delle donne di fronte a loro. Accanto a Maria vi sono poi i due beati che, a dire di Bernardo, sono come le radici dell'intera rosa, ovvero Adamo, il primo uomo che causò il peccato originale e che è dunque assai vicino ad Eva, e san Pietro, il primo successore di Cristo in Terra e fondatore in certo modo della Chiesa cristiana, nonché custode delle chiavi simboliche del Paradiso; alla loro sinistra e alla destra troviamo Mosè, che guidò il popolo ebraico fuori dalla schiavitù d'Egitto (l'evento era interpretato allegoricamente come il riscatto dal peccato) e san Giovanni Evangelista, insieme a Pietro fra gli Apostoli prediletti da Cristo e autore del libro profetico dell'Apocalisse in cui sono preannunciate le future vicende della Chiesa. Di fronte ad Adamo e a Pietro, dall'altra parte dell'anfiteatro e dunque a destra e a sinistra del Battista, siedono rispettivamente santa Lucia, la cui presenza si giustifica forse per il suo ruolo nella vicenda allegorica del viaggio dantesco, e sant'Anna, la madre di Maria che è detta non staccare mai gli occhi dalla figlia, come era sovente raffigurata nell'iconografia dell'arte medievale. È stato osservato che i credenti in Cristo venuto dovrebbero essere più numerosi di quelli dell'Antico Testamento, mentre secondo san Bernardo essi saranno alla fine dei tempi in numero uguale (Dante si rifà alla convinzione, diffusa nella dottrina cristiana, che il numero finale dei beati sarà identico a quello degli angeli ribelli), ma è probabile che fra i secondi rientrino quelle anime oggetto di una speciale grazia da parte di Dio, come il caso già visto del pagano Rifeo; una linea orizzontale taglia poi le due linee verticali esattamente a metà, formando due croci greche e dividendo la rosa in una parte alta e una parte bassa, coerentemente alla convinzione già più volte espressa che l'altezza nella rosa corrisponda a un maggiore o minore grado di beatitudine (anche questo punto ha suscitato perplessità, in quanto vorrebbe dire che i beati più numerosi sono quelli posti in alto, essendo la rosa digradante verso il basso: ma si tratta di dettagli tecnici che nulla tolgono alla simmetria del quadro generale).
La linea orizzontale separa i beati per così dire adulti, che stanno al di sopra, dai fanciulli morti prematuramente che stanno al di sotto e hanno guadagnato la beatitudine non per meriti propri (essendo morti prima di avere la possibilità di scegliere fra bene e male) ma per quelli dei loro genitori: ciò apre il delicato problema della predestinazione dei bambini beati, oggetto di vivaci discussioni fra i teologi del tempo, alcuni dei quali affermavano che i beati dovessero avere la stessa età, nonché l'apparente ingiustizia del fatto che i fanciulli siedano a diverse altezze nella rosa e dunque godano di un diverso grado di beatitudine a dispetto della loro condotta egualmente innocente. La risposta del doctor Bernardo chiama in causa per l'ennesima volta l'imperscrutabilità del giudizio divino, che assegna a ogni anima all'atto della creazione un diverso grado di grazia per ragioni insondabili all'uomo, il che riguarda ovviamente anche i fanciulli; ciò spiega anche l'apparente ingiustizia dei bambini morti senza battesimo e confinati nel Limbo senza loro colpa, così come i pagani virtuosi vissuti prima di Cristo o i contemporanei nati in regioni ai confini del mondo (cfr. Par., XIX-XX, il discorso dell'aquila), tutte cose inspiegabili in base alla ragione umana e da ricondurre al giudizio divino inconoscibile all'intelletto. Bernardo si sofferma sul fatto che nei primi tempi dell'Umanità, prima dell'istituzione della circoncisione, i bambini si salvavano grazie all'innocenza e alla fede dei genitori, mentre in seguito per i maschi fu necessario il «battesimo imperfetto» (cioè l'essere circoncisi) che ovviamente riguardava i soli Ebrei; dopo la venuta di Cristo si è reso indispensabile il battesimo, l'atto con cui vengono infuse le virtù teologali e senza il quale la salvezza è impossibile, come del resto già dichiarato dall'aquila in XIX, 103-105, benché non sia esclusa tale possibilità ad alcuni individui oggetto di una grazia speciale per i loro meriti eccezionali. La spiegazione di Bernardo è importante perché costituisce il suggello finale a tutta la complessa questione della predestinazione e della grazia divina, a più riprese toccata da Dante nella III Cantica insieme al problema del diverso grado di beatutudine che riguarda tutti gli eletti presenti nella rosa celeste; per l'ennesima volta il santo ribadisce che non tutto è comprensibile con l'intelletto e determinate cose devono essere date per acquisite e accettate in base alla fede, senza perdersi in pensier sottili (che sembrano essere le astruserie della filosofia razionale che forse causarono il «traviamento» di Dante), mentre Bernardo sottolinea che l'evidenza delle cose cui Dante assiste è sufficiente a chiarire i suoi dubbi, per cui qui basti l'effetto. Quanto alla diversa età dei beati, più che a ragioni dottrinali essa sembra rispondere ad esigenze descrittive, in quanto le anime si presentano con l'aspetto che avevano al momento della morte e accanto a vecchi quali san Bernardo Dante può descrivere i fanciulli dal volto e dalla voce puerile, mentre in XIV, 61-66 dopo il discorso di Salomone il poeta aveva sottolineato il desiderio dei beati di rivedere l'aspetto terreno dei loro cari, destinati a raggiungerli e a riappropriarsi dei corpi mortali dopo il Giudizio finale (Dante li vede invece ora in virtù di uno straordinario privilegio).
Presenza costante nel Canto è poi la figura di Maria, che occupa il seggio più alto della rosa e dalla cui posizione dipende tutta la complessa distribuzione dei beati, mentre al centro del Canto è descritta la sua glorificazione ad opera dell'arcangelo Gabriele e nel finale Bernardo si prepara a rivolgerle la preghiera che consentirà a Dante di accedere alla visione finale di Dio. L'insistenza sul ruolo della Vergine è chiaramente motivata dalla centralità del suo personaggio in tutta la vicenda cristiana, in quanto è grazie a lei che Dio si è incarnato redimendo l'Umanità dal peccato originale, rendendo possibile la salvezza che Dante ha descritto nella III Cantica: come già nel Canto XXIII è nuovamente Gabriele a rendere omaggio a Maria, stavolta esplicitamente nominato da Bernardo su richiesta di Dante, mentre ancora una volta è sottolineato il rapporto madre-figlio che la lega a Cristo, le cui fattezze Dante riconosce nel volto della Vergine (a differenza del Canto XXXI il poeta può intuirne la straordinaria bellezza, benché si limiti a dichiarare la sua superiorità rispetto a qualunque altro spettacolo cui abbia assistito nel viaggio in Paradiso). Il Canto si chiude allora con l'affermazione da parte del santo della necessità che Dante ottenga l'intercessione di Maria per affrontare l'altissima visione di Dio, cui le sue sole forze umane sono ovviamente insufficienti e che rappresenta la conclusione naturale del viaggio per cui il tempo è ormai finito, avendo Dante visto tutto ciò che poteva essergli mostrato: gli ultimi versi sono occupati dalle parole di Bernardo che prepara il poeta a ricevere il fulgore che gli consentirà di figgere lo sguardo nella mente divina e vedere in una suprema intuizione l'intera essenza dell'Universo, mentre l'episodio termina in modo sospensivo col santo che sta per pronunciare la sua santa orazione alla Vergine che costituirà l'inizio solenne del Canto successivo, tutto dedicato all'esperienza mistica e intellettuale che porrà fine alla Commedia.
La linea orizzontale separa i beati per così dire adulti, che stanno al di sopra, dai fanciulli morti prematuramente che stanno al di sotto e hanno guadagnato la beatitudine non per meriti propri (essendo morti prima di avere la possibilità di scegliere fra bene e male) ma per quelli dei loro genitori: ciò apre il delicato problema della predestinazione dei bambini beati, oggetto di vivaci discussioni fra i teologi del tempo, alcuni dei quali affermavano che i beati dovessero avere la stessa età, nonché l'apparente ingiustizia del fatto che i fanciulli siedano a diverse altezze nella rosa e dunque godano di un diverso grado di beatitudine a dispetto della loro condotta egualmente innocente. La risposta del doctor Bernardo chiama in causa per l'ennesima volta l'imperscrutabilità del giudizio divino, che assegna a ogni anima all'atto della creazione un diverso grado di grazia per ragioni insondabili all'uomo, il che riguarda ovviamente anche i fanciulli; ciò spiega anche l'apparente ingiustizia dei bambini morti senza battesimo e confinati nel Limbo senza loro colpa, così come i pagani virtuosi vissuti prima di Cristo o i contemporanei nati in regioni ai confini del mondo (cfr. Par., XIX-XX, il discorso dell'aquila), tutte cose inspiegabili in base alla ragione umana e da ricondurre al giudizio divino inconoscibile all'intelletto. Bernardo si sofferma sul fatto che nei primi tempi dell'Umanità, prima dell'istituzione della circoncisione, i bambini si salvavano grazie all'innocenza e alla fede dei genitori, mentre in seguito per i maschi fu necessario il «battesimo imperfetto» (cioè l'essere circoncisi) che ovviamente riguardava i soli Ebrei; dopo la venuta di Cristo si è reso indispensabile il battesimo, l'atto con cui vengono infuse le virtù teologali e senza il quale la salvezza è impossibile, come del resto già dichiarato dall'aquila in XIX, 103-105, benché non sia esclusa tale possibilità ad alcuni individui oggetto di una grazia speciale per i loro meriti eccezionali. La spiegazione di Bernardo è importante perché costituisce il suggello finale a tutta la complessa questione della predestinazione e della grazia divina, a più riprese toccata da Dante nella III Cantica insieme al problema del diverso grado di beatutudine che riguarda tutti gli eletti presenti nella rosa celeste; per l'ennesima volta il santo ribadisce che non tutto è comprensibile con l'intelletto e determinate cose devono essere date per acquisite e accettate in base alla fede, senza perdersi in pensier sottili (che sembrano essere le astruserie della filosofia razionale che forse causarono il «traviamento» di Dante), mentre Bernardo sottolinea che l'evidenza delle cose cui Dante assiste è sufficiente a chiarire i suoi dubbi, per cui qui basti l'effetto. Quanto alla diversa età dei beati, più che a ragioni dottrinali essa sembra rispondere ad esigenze descrittive, in quanto le anime si presentano con l'aspetto che avevano al momento della morte e accanto a vecchi quali san Bernardo Dante può descrivere i fanciulli dal volto e dalla voce puerile, mentre in XIV, 61-66 dopo il discorso di Salomone il poeta aveva sottolineato il desiderio dei beati di rivedere l'aspetto terreno dei loro cari, destinati a raggiungerli e a riappropriarsi dei corpi mortali dopo il Giudizio finale (Dante li vede invece ora in virtù di uno straordinario privilegio).
Presenza costante nel Canto è poi la figura di Maria, che occupa il seggio più alto della rosa e dalla cui posizione dipende tutta la complessa distribuzione dei beati, mentre al centro del Canto è descritta la sua glorificazione ad opera dell'arcangelo Gabriele e nel finale Bernardo si prepara a rivolgerle la preghiera che consentirà a Dante di accedere alla visione finale di Dio. L'insistenza sul ruolo della Vergine è chiaramente motivata dalla centralità del suo personaggio in tutta la vicenda cristiana, in quanto è grazie a lei che Dio si è incarnato redimendo l'Umanità dal peccato originale, rendendo possibile la salvezza che Dante ha descritto nella III Cantica: come già nel Canto XXIII è nuovamente Gabriele a rendere omaggio a Maria, stavolta esplicitamente nominato da Bernardo su richiesta di Dante, mentre ancora una volta è sottolineato il rapporto madre-figlio che la lega a Cristo, le cui fattezze Dante riconosce nel volto della Vergine (a differenza del Canto XXXI il poeta può intuirne la straordinaria bellezza, benché si limiti a dichiarare la sua superiorità rispetto a qualunque altro spettacolo cui abbia assistito nel viaggio in Paradiso). Il Canto si chiude allora con l'affermazione da parte del santo della necessità che Dante ottenga l'intercessione di Maria per affrontare l'altissima visione di Dio, cui le sue sole forze umane sono ovviamente insufficienti e che rappresenta la conclusione naturale del viaggio per cui il tempo è ormai finito, avendo Dante visto tutto ciò che poteva essergli mostrato: gli ultimi versi sono occupati dalle parole di Bernardo che prepara il poeta a ricevere il fulgore che gli consentirà di figgere lo sguardo nella mente divina e vedere in una suprema intuizione l'intera essenza dell'Universo, mentre l'episodio termina in modo sospensivo col santo che sta per pronunciare la sua santa orazione alla Vergine che costituirà l'inizio solenne del Canto successivo, tutto dedicato all'esperienza mistica e intellettuale che porrà fine alla Commedia.
Note e passi controversi
Quasi tutti i mss. al v. 1 leggono L'affetto o L'effetto, che però costringe a una costruzione sintattica alquanto contorta: la lez. vulgata Affetto riferisce il verbo a san Bernardo ed ha probabilmente un valore concessivo, «nonostante fosse intento al suo piacere», cioè alla contemplazione di Maria.
I vv. 4-6 alludono ad Eva, che siede ai piedi di Maria e che causò la piaga del peccato originale, poi sanata dalla Vergine con la nascita del Redentore; richiuse e unse costituisce un hysteron-proteron, poiché anticipa l'azione susseguente (Maria prima medicò e poi ricucì la ferita), così come aperse e... punse (Eva prima produsse e poi aprì la piaga) e come in generale le due coppie di verbi, in quanto l'azione di Maria seguì e non precedette quella di Eva.
Al v. 7 sedi è plur. per «sedio», «seggio» e Bernardo si riferisce al terzo ordine in cui si trova il seggio di Rachele.
Il v. 9 ricorda che Beatrice siede accanto a Rachele, come detto in Inf., II, 102.
I vv. 10-12 indicano alcune donne dell'Antico Testamento: Sara, moglie di Abramo e madre di Isacco; Rebecca, moglie di Isacco e madre di Giacobbe; Giuditta, la donna che uccise Oloferne re degli Assiri; Ruth, bisavola (bisnonna) di David, che compose il Salmo Miserere mei per espiare l'uccisione del marito di Betsabea, Uria (II Reg., XI, 2-16).
Il v. 18 indica che la colonna di donne ebree dividono i petali (chiome) della rosa, ovvero i seggi.
I vv. 25-26 vogliono dire che alla destra di Maria i semicerchi (semicirculi) sono inframezzati (intercisi) di seggi vuoti.
I vv. 31-33 alludono a san Giovanni Battista, che visse nel deserto e fu martirizzato da Erode (Matth., XIV, 3-9); essendo morto circa due anni prima di Cristo, rimase fino ad allora nel Limbo.
I tre santi citati al v. 35 non sono i fondatori degli Ordini monastici principali, ma delle Regole (i Domenicani seguivano infatti la Regola agostiniana) ed è forse il motivo dell'assenza di san Domenico; meno spiegabile l'assenza di san Paolo nella presentazione dei beati della rosa, ma forse è uno dei santi non nominati che stanno sotto gli altri tre.
I vv. 44-45 indicano i fanciulli beati, morti prematuramente e dunque prima che potessero scegliere in base al loro libero arbitrio tra bene e male; al v. 44 asciolti può voler dire «sciolti dal peccato originale», ma anche «sciolti dal corpo».
Al v. 49 sili è lat. per «stai in silenzio» (da silere) ed è neologismo dantesco.
Il v. 57 è forse un detto proverbiale (Bernardo intende che vi è rispondenza perfetta tra ciò che Dante vede e il volere divino).
La festinata gente (v. 58) è l'insieme dei fanciulli, morti prematuramente e dunque affrettatisi al Cielo.
Al v. 61 pausa sta per «posa», mentre al v. 63 àusa è lat. per «osa» (da audere).
I vv. 67-69 alludono ad Esaù e Giacobbe, i due gemelli dei quali il primo era inviso a Dio e il secondo a lui diletto, cosicché già nel ventre della madre erano discordi (ebber l'ira commota); l'interpretazione dei due come esempio dell'imperscrutabilità del giudizio divino risale a san Paolo (Rom., IX, 11-13).
I vv. 70-72 vogliono dire probabilmente che è giusto che la luce della grazia divina faccia aureola (s'incappelli) a seconda di quanto preordinato da Dio (secondo il color d'i capelli); c'è forse un ulteriore riferimento a Esaù e Giacobbe, il primo coi capelli rossi e il secondo coi capelli neri.
Al v. 76 i secoli recenti sono le prime generazioni dell'Umanità, cioè da Adamo ad Abramo.
L'espressione a l'innocenti penne (v. 80) è interpretata come metafora dell'innocenza dei fanciulli circoncisi, ma forse il riferimento è al membro virile (cfr. Inf., XX, 45: le maschili penne).
Al v. 84 là giù si riferisce al Limbo, dove sono confinati i bambini morti senza il battesmo perfetto di Cristo (la circoncisione era considerata un battesimo imperfetto).
Nei vv. 83-87 la parola Cristo rima con se stessa (cfr. XII, 71-75; XIV, 104-108; XIX, 104-108).
Al v. 103 gioco è provenzalismo per «gioia», «letizia» (da joc). Anche abbelliva (v. 107) è prov. da abellir, in quanto Bernardo, fedele di Maria, ne riceve la luce e se fregia (cfr. Purg., XXVI, 140: tan m'abellis, nelle parole di Arnaut Daniel).
Il v. 112 allude all'iconografia tradizionale dell'arcangelo Gabriele, rappresentato mentre porge un ramo di palma a Maria nell'atto dell'Annunciazione (la palma è simbolo di vittoria).
Al v. 129 Agusta è riferito a Maria e vuol dire «augusta», titolo che nell'antica Roma veniva dato alla moglie dell'imperatore.
I vv. 121-123 alludono al primo padre, Adamo, mentre i vv. 124-126 indicano san Pietro.
I vv. 127-130 si riferiscono a Giovanni Evangelista, che ebbe nell'Apocalisse la rivelazione profetica dei tempi gravi che attendevano la Chiesa; questa è definita come la bella sposa di Cristo, che si unì ad essa attraverso il martirio (rappresentato dalla lancia e dai clavi, i chiodi della croce).
I vv. 131-132 alludono a Mosè e agli Ebrei, volubili e ritrosi a obbedirgli.
I vv. 137-138 si riferiscono al momento in cui santa Lucia indusse Beatrice a soccorrere Dante (Inf., II, 97 ss.).
Il tempo... che t'assonna (v. 139) indica probabilmente solo il fatto che Dante è ancora soggetto alle leggi dello scorrere del tempo umano, che è fatto di sonno e di veglia, e non a un'esperienza propriamente mistica in cui il poeta sia stato rapito in estasi (l'espressione è in ogni caso molto ambigua).
Al v. 145 ne è lat. per introdurre una finale negativa («affinché tu non...»).
Il v. 151 termina in modo sospensivo, in attesa della santa orazione che Bernardo pronuncerà all'inizio del Canto seguente.
I vv. 4-6 alludono ad Eva, che siede ai piedi di Maria e che causò la piaga del peccato originale, poi sanata dalla Vergine con la nascita del Redentore; richiuse e unse costituisce un hysteron-proteron, poiché anticipa l'azione susseguente (Maria prima medicò e poi ricucì la ferita), così come aperse e... punse (Eva prima produsse e poi aprì la piaga) e come in generale le due coppie di verbi, in quanto l'azione di Maria seguì e non precedette quella di Eva.
Al v. 7 sedi è plur. per «sedio», «seggio» e Bernardo si riferisce al terzo ordine in cui si trova il seggio di Rachele.
Il v. 9 ricorda che Beatrice siede accanto a Rachele, come detto in Inf., II, 102.
I vv. 10-12 indicano alcune donne dell'Antico Testamento: Sara, moglie di Abramo e madre di Isacco; Rebecca, moglie di Isacco e madre di Giacobbe; Giuditta, la donna che uccise Oloferne re degli Assiri; Ruth, bisavola (bisnonna) di David, che compose il Salmo Miserere mei per espiare l'uccisione del marito di Betsabea, Uria (II Reg., XI, 2-16).
Il v. 18 indica che la colonna di donne ebree dividono i petali (chiome) della rosa, ovvero i seggi.
I vv. 25-26 vogliono dire che alla destra di Maria i semicerchi (semicirculi) sono inframezzati (intercisi) di seggi vuoti.
I vv. 31-33 alludono a san Giovanni Battista, che visse nel deserto e fu martirizzato da Erode (Matth., XIV, 3-9); essendo morto circa due anni prima di Cristo, rimase fino ad allora nel Limbo.
I tre santi citati al v. 35 non sono i fondatori degli Ordini monastici principali, ma delle Regole (i Domenicani seguivano infatti la Regola agostiniana) ed è forse il motivo dell'assenza di san Domenico; meno spiegabile l'assenza di san Paolo nella presentazione dei beati della rosa, ma forse è uno dei santi non nominati che stanno sotto gli altri tre.
I vv. 44-45 indicano i fanciulli beati, morti prematuramente e dunque prima che potessero scegliere in base al loro libero arbitrio tra bene e male; al v. 44 asciolti può voler dire «sciolti dal peccato originale», ma anche «sciolti dal corpo».
Al v. 49 sili è lat. per «stai in silenzio» (da silere) ed è neologismo dantesco.
Il v. 57 è forse un detto proverbiale (Bernardo intende che vi è rispondenza perfetta tra ciò che Dante vede e il volere divino).
La festinata gente (v. 58) è l'insieme dei fanciulli, morti prematuramente e dunque affrettatisi al Cielo.
Al v. 61 pausa sta per «posa», mentre al v. 63 àusa è lat. per «osa» (da audere).
I vv. 67-69 alludono ad Esaù e Giacobbe, i due gemelli dei quali il primo era inviso a Dio e il secondo a lui diletto, cosicché già nel ventre della madre erano discordi (ebber l'ira commota); l'interpretazione dei due come esempio dell'imperscrutabilità del giudizio divino risale a san Paolo (Rom., IX, 11-13).
I vv. 70-72 vogliono dire probabilmente che è giusto che la luce della grazia divina faccia aureola (s'incappelli) a seconda di quanto preordinato da Dio (secondo il color d'i capelli); c'è forse un ulteriore riferimento a Esaù e Giacobbe, il primo coi capelli rossi e il secondo coi capelli neri.
Al v. 76 i secoli recenti sono le prime generazioni dell'Umanità, cioè da Adamo ad Abramo.
L'espressione a l'innocenti penne (v. 80) è interpretata come metafora dell'innocenza dei fanciulli circoncisi, ma forse il riferimento è al membro virile (cfr. Inf., XX, 45: le maschili penne).
Al v. 84 là giù si riferisce al Limbo, dove sono confinati i bambini morti senza il battesmo perfetto di Cristo (la circoncisione era considerata un battesimo imperfetto).
Nei vv. 83-87 la parola Cristo rima con se stessa (cfr. XII, 71-75; XIV, 104-108; XIX, 104-108).
Al v. 103 gioco è provenzalismo per «gioia», «letizia» (da joc). Anche abbelliva (v. 107) è prov. da abellir, in quanto Bernardo, fedele di Maria, ne riceve la luce e se fregia (cfr. Purg., XXVI, 140: tan m'abellis, nelle parole di Arnaut Daniel).
Il v. 112 allude all'iconografia tradizionale dell'arcangelo Gabriele, rappresentato mentre porge un ramo di palma a Maria nell'atto dell'Annunciazione (la palma è simbolo di vittoria).
Al v. 129 Agusta è riferito a Maria e vuol dire «augusta», titolo che nell'antica Roma veniva dato alla moglie dell'imperatore.
I vv. 121-123 alludono al primo padre, Adamo, mentre i vv. 124-126 indicano san Pietro.
I vv. 127-130 si riferiscono a Giovanni Evangelista, che ebbe nell'Apocalisse la rivelazione profetica dei tempi gravi che attendevano la Chiesa; questa è definita come la bella sposa di Cristo, che si unì ad essa attraverso il martirio (rappresentato dalla lancia e dai clavi, i chiodi della croce).
I vv. 131-132 alludono a Mosè e agli Ebrei, volubili e ritrosi a obbedirgli.
I vv. 137-138 si riferiscono al momento in cui santa Lucia indusse Beatrice a soccorrere Dante (Inf., II, 97 ss.).
Il tempo... che t'assonna (v. 139) indica probabilmente solo il fatto che Dante è ancora soggetto alle leggi dello scorrere del tempo umano, che è fatto di sonno e di veglia, e non a un'esperienza propriamente mistica in cui il poeta sia stato rapito in estasi (l'espressione è in ogni caso molto ambigua).
Al v. 145 ne è lat. per introdurre una finale negativa («affinché tu non...»).
Il v. 151 termina in modo sospensivo, in attesa della santa orazione che Bernardo pronuncerà all'inizio del Canto seguente.
TestoAffetto al suo
piacer, quel contemplante
libero officio di dottore assunse, e cominciò queste parole sante: 3 «La piaga che Maria richiuse e unse, quella ch’è tanto bella da’ suoi piedi è colei che l’aperse e che la punse. 6 Ne l’ordine che fanno i terzi sedi, siede Rachel di sotto da costei con Beatrice, sì come tu vedi. 9 Sarra e Rebecca, Iudìt e colei che fu bisava al cantor che per doglia del fallo disse ‘Miserere mei’, 12 puoi tu veder così di soglia in soglia giù digradar, com’io ch’a proprio nome vo per la rosa giù di foglia in foglia. 15 E dal settimo grado in giù, sì come infino ad esso, succedono Ebree, dirimendo del fior tutte le chiome; 18 perché, secondo lo sguardo che fée la fede in Cristo, queste sono il muro a che si parton le sacre scalee. 21 Da questa parte onde ‘l fiore è maturo di tutte le sue foglie, sono assisi quei che credettero in Cristo venturo; 24 da l’altra parte onde sono intercisi di vòti i semicirculi, si stanno quei ch’a Cristo venuto ebber li visi. 27 E come quinci il glorioso scanno de la donna del cielo e li altri scanni di sotto lui cotanta cerna fanno, 30 così di contra quel del gran Giovanni, che sempre santo ‘l diserto e ‘l martiro sofferse, e poi l’inferno da due anni; 33 e sotto lui così cerner sortiro Francesco, Benedetto e Augustino e altri fin qua giù di giro in giro. 36 Or mira l’alto proveder divino: ché l’uno e l’altro aspetto de la fede igualmente empierà questo giardino. 39 E sappi che dal grado in giù che fiede a mezzo il tratto le due discrezioni, per nullo proprio merito si siede, 42 ma per l’altrui, con certe condizioni: ché tutti questi son spiriti asciolti prima ch’avesser vere elezioni. 45 Ben te ne puoi accorger per li volti e anche per le voci puerili, se tu li guardi bene e se li ascolti. 48 Or dubbi tu e dubitando sili; ma io discioglierò ‘l forte legame in che ti stringon li pensier sottili. 51 Dentro a l’ampiezza di questo reame casual punto non puote aver sito, se non come tristizia o sete o fame: 54 ché per etterna legge è stabilito quantunque vedi, sì che giustamente ci si risponde da l’anello al dito; 57 e però questa festinata gente a vera vita non è sine causa intra sé qui più e meno eccellente. 60 Lo rege per cui questo regno pausa in tanto amore e in tanto diletto, che nulla volontà è di più ausa, 63 le menti tutte nel suo lieto aspetto creando, a suo piacer di grazia dota diversamente; e qui basti l’effetto. 66 E ciò espresso e chiaro vi si nota ne la Scrittura santa in quei gemelli che ne la madre ebber l’ira commota. 69 Però, secondo il color d’i capelli, di cotal grazia l’altissimo lume degnamente convien che s’incappelli. 72 Dunque, sanza mercé di lor costume, locati son per gradi differenti, sol differendo nel primiero acume. 75 Bastavasi ne’ secoli recenti con l’innocenza, per aver salute, solamente la fede d’i parenti; 78 poi che le prime etadi fuor compiute, convenne ai maschi a l’innocenti penne per circuncidere acquistar virtute; 81 ma poi che ‘l tempo de la grazia venne, sanza battesmo perfetto di Cristo tale innocenza là giù si ritenne. 84 Riguarda omai ne la faccia che a Cristo più si somiglia, ché la sua chiarezza sola ti può disporre a veder Cristo». 87 Io vidi sopra lei tanta allegrezza piover, portata ne le menti sante create a trasvolar per quella altezza, 90 che quantunque io avea visto davante, di tanta ammirazion non mi sospese, né mi mostrò di Dio tanto sembiante; 93 e quello amor che primo lì discese, cantando ‘Ave, Maria, gratia plena’, dinanzi a lei le sue ali distese. 96 Rispuose a la divina cantilena da tutte parti la beata corte, sì ch’ogne vista sen fé più serena. 99 «O santo padre, che per me comporte l’esser qua giù, lasciando il dolce loco nel qual tu siedi per etterna sorte, 102 qual è quell’angel che con tanto gioco guarda ne li occhi la nostra regina, innamorato sì che par di foco?». 105 Così ricorsi ancora a la dottrina di colui ch’abbelliva di Maria, come del sole stella mattutina. 108 Ed elli a me: «Baldezza e leggiadria quant’esser puote in angelo e in alma, tutta è in lui; e sì volem che sia, 111 perch’elli è quelli che portò la palma giuso a Maria, quando ‘l Figliuol di Dio carcar si volse de la nostra salma. 114 Ma vieni omai con li occhi sì com’io andrò parlando, e nota i gran patrici di questo imperio giustissimo e pio. 117 Quei due che seggon là sù più felici per esser propinquissimi ad Agusta, son d’esta rosa quasi due radici: 120 colui che da sinistra le s’aggiusta è il padre per lo cui ardito gusto l’umana specie tanto amaro gusta; 123 dal destro vedi quel padre vetusto di Santa Chiesa a cui Cristo le clavi raccomandò di questo fior venusto. 126 E quei che vide tutti i tempi gravi, pria che morisse, de la bella sposa che s’acquistò con la lancia e coi clavi, 129 siede lungh’esso, e lungo l’altro posa quel duca sotto cui visse di manna la gente ingrata, mobile e retrosa. 132 Di contr’a Pietro vedi sedere Anna, tanto contenta di mirar sua figlia, che non move occhio per cantare osanna; 135 e contro al maggior padre di famiglia siede Lucia, che mosse la tua donna, quando chinavi, a rovinar, le ciglia. 138 Ma perché ‘l tempo fugge che t’assonna, qui farem punto, come buon sartore che com’elli ha del panno fa la gonna; 141 e drizzeremo li occhi al primo amore, sì che, guardando verso lui, penètri quant’è possibil per lo suo fulgore. 144 Veramente, ne forse tu t’arretri movendo l’ali tue, credendo oltrarti, orando grazia conven che s’impetri 147 grazia da quella che puote aiutarti; e tu mi seguirai con l’affezione, sì che dal dicer mio lo cor non parti». E cominciò questa santa orazione: 151 |
ParafrasiPur essendo tutto fisso nel piacere di contemplare la Vergine, Bernardo assunse spontaneamente la funzione di guida e iniziò queste sante parole:«Colei (Eva) che siede tanto bella ai piedi di Maria, produsse e aprì la piaga (il peccato originale) che Maria poi curò e richiuse.
In quel seggio che si trova nel terzo ordine, siede Rachele sotto Eva, accanto a Beatrice come puoi vedere. Tu puoi vedere verso il basso, di gradino in gradino, Sara, Rebecca, Giuditta e colei (Ruth) che fu la bisnonna del cantore (David) che, per rimorso del peccato commesso, compose il Salmo 'Miserere mei', così come io nomino queste donne ebree una per una. E dal settimo ordine in giù, proprio come fino ad esso, seguono altre donne ebree, che dividono tutti i petali della rosa (tutti i beati da una parte e dall'altra); infatti, a seconda dello sguardo con cui la fede guardò a Cristo, queste donne formano una linea divisoria che separa le sacre scalinate. Da questa parte da cui il fiore ha tutte le sue foglie (in cui i seggi sono completi) siedono coloro che credettero in Cristo venturo; dall'altra parte, dove i semicerchi sono inframezzati di seggi vuoti, stanno coloro che credettero in Cristo venuto. E come da questa parte il seggio glorioso della Regina del Cielo e gli altri sottostanti formano questa linea divisoria, così fa dalla parte opposta quello di Giovanni Battista, che, sempre santo, soffrì il deserto e il martirio, e poi rimase all'inferno per due anni; e sotto di lui ebbero in sorte di formare la divisione san Francesco, san Benedetto e sant'Agostino, e altri nei vari ordini, fino a quaggiù. Ora osserva l'alta Provvidenza di Dio: infatti entrambi i credenti, in Cristo venuto e venturo, riempiranno in egual misura questo giardino (la rosa dei beati). E sappi che al di sotto dell'ordine che divide egualmente in orizzontale le due divisioni, non si siede per alcun proprio merito, ma per quello degli altri, a determinate condizioni: infatti tutti questi spiriti sono stati sciolti (dal peccato o dal corpo) prima di avere modo di scegliere con libero arbitrio (sono i bambini beati). Lo puoi capire facilmente dai volti e dalle voci infantili, se li guardi e li ascolti con la dovuta attenzione. Adesso tu hai un dubbio, e dubitando resti in silenzio; ma io scioglierò il legame in cui sono stretti i tuoi pensieri sottili. Nella vastità di questo santo regno non ci può essere nulla di casuale, proprio come non c'è spazio per tristezza, sete o fame: infatti tutto ciò che vedi è stato stabilito per una legge eterna, cosicché ogni cosa corrisponde perfettamente al volere divino; dunque queste anime di bambini che sono morti prematuramente, non senza ragione siedono a diverse altezze (e quindi godono di un diverso grado di beatitudine). Il re (Dio) per cui questo regno riposa in tanto amore e tanta gioia che nessuna volontà osa chiedere di più, creando tutte le anime nel suo aspetto lieto le dota di un diverso grado di grazia, a suo piacimento; e sia sufficiente per questo il dato acquisito. E ciò è detto chiaramente dalle Sacre Scritture con l'esempio dei gemelli (Esaù e Giacobbe) che anche nel ventre della madre furono tra loro discordi. Perciò è giusto che l'altissima luce di questa grazia si adatti conformemente a quanto preordinato da Dio. Dunque questi bambini sono collocati in gradi differenti della rosa, senza alcun merito rispetto alla loro condotta, solo in quanto fu differente la grazia loro concessa da Dio all'atto della creazione. Nei primi tempi dell'Umanità, perché i bambini si salvassero, erano sufficienti l'innocenza e la fede dei genitori; dopo il compimento delle prime età, fu necessario che i maschi innocenti acquistassero la virtù con la circoncisione; ma dopo che venne il tempo della grazia, senza il perfetto battesimo di Cristo i bambini innocenti restano confinati nel Limbo. Guarda ormai nel volto (di Maria) che più somiglia a Cristo, poiché il suo splendore è il solo che ti può preparare a vedere Cristo». Io vidi cadere sopra Maria una tale allegria, portata dagli intelletti sani (gli angeli) creati per volare a quell'altezza, che tutto ciò che avevo visto prima non mi pervase di tale ammirazione, né mi mostrò mai una tale somiglianza con Dio; e quell'angelo che scese lì per primo, dispiegò le sue ali di fronte a lei cantando 'Ave, Maria, piena di grazia'. A quel canto divino rispose da ogni parte quella corte di Paradiso, in modo tale che ogni volto dei beati diventò più luminoso. «O padre santo, che per me sopporti di essere quaggiù e di lasciare il dolce luogo nel quale tu siedi avendolo avuto in sorte per l'eternità, qual è quell'angelo che guarda con tale gioia negli occhi della nostra Regine, tanto innamorato che sembra risplendere come fuoco?» Così mi rivolsi ancora al magistero di colui (Bernardo) che si fregiava della luce di Maria, come la stella mattutina (Venere) è illuminata dal Sole. E lui a me: «Sicurezza d'amore e leggiadra nobiltà, quanta può essercene in un angelo e in un'anima umana, è tutta in lui, e noi vogliamo che sia così, in quanto egli è l'arcangelo Gabriele, che portò la palma in Terra a Maria (nell'Annunciazione), quando il Figlio di Dio volle incarnarsi nel nostro corpo mortale. Ma ormai seguimi con lo sguardo mentre io parlerò, e osserva le anime più nobili in questo Impero giustissimo e devoto. Quei due che siedono lassù e sono i più felici per essere i più vicini all'augusta Maria, sono come le due radici di questa rosa: colui che sta alla sua sinistra è il padre (Adamo) che osò assaggiare il frutto proibito e per il quale l'Umanità sopporta tanto male; alla sua destra vedi quell'antico padre (san Pietro) della Santa Chiesa a cui Cristo affidò le chiavi simboliche di questo bellissimo fiore (del Paradiso). E siede accanto a lui quello (san Giovanni Evangelista) che prima di morire vide profeticamente tutte le persecuzioni della Chiesa (la bella sposa che Cristo acquistò col martirio), mentre accanto ad Adamo si trova quel condottiero (Mosè) sotto la cui guida il popolo ingrato, volubile e ribelle degli Ebrei si cibò di manna. Di fronte a Pietro vedi che siede sant'Anna, tanto felice di contemplare la figlia Maria che non ne distoglie lo sguardo neppure mentre canta 'osanna'; e di fronte al più antico padre di famiglia (ad Adamo) siede santa Lucia, che spinse la tua donna (Beatrice) a soccorrerti, quando retrocedevi verso la selva oscura. Ma poiché il tempo umano al quale tu sei soggetto fugge via, ci fermeremo qui, come il bravo sarto che produce la veste a seconda di quanto panno dispone; e rivolgeremo lo sguardo al primo amore (Dio), cosicché, guardando verso di Lui, tu possa addentrarti per quanto è possibile nel suo fulgore. Tuttavia, affinché forse tu non arretri muovendoti con le tue sole forze e credendo di avanzare, è necessario ottenere con una preghiera la grazia da colei (Maria) che può aiutarti; e tu mi seguirai con l'affetto, cosicché tu non distolga il tuo cuore dalle mie parole». E iniziò a pronunciare questa santa preghiera: |