La Divina Commedia
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San Pietro

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Masaccio, San Pietro (part. affresco)
Apostolo di Gesù, il cui nome originario (Simone) fu cambiato da Cristo in Pietro. Dopo la morte e la resurrezione del Messia fu tra i più attivi predicatori del Cristianesimo e fu più volte ad Antiochia, a Corinto e a Roma. Qui sarebbe stato martirizzato, forse nel 64-65 in seguito alla persecuzione anti-cristiana scatenata dall'imperatore Nerone, e sepolto probabilmente sul colle Vaticano. Sarebbe stato secondo la tradizione cristiana il primo papa e l'iconografia lo rappresenta spesso con l'attributo delle chiavi del Paradiso, che gli sarebbero state affidate da Dio.
È soprattutto in questa veste che viene più volte citato da Dante nel poema: anzitutto in Inf., I, 134, dove si allude alla porta di san Pietro come a quella del Paradiso, o forse alla porta del Purgatorio descritta in Purg., IX, 73 ss.; poi in Inf., II, 24 (il maggior Piero), dove Dante indica Roma come la sede del Papato e dei suoi successori; ancora in XIX, 91-94, citato dal poeta nella sua invettiva contro i papi simoniaci della III Bolgia sempre in qualità di primo papa.
In Purg., IX, 121 ss. l'angelo che custodisce la porta del Purgatorio afferma che le due chiavi d'oro e d'argento in suo possesso che devono sbloccare la serratura gli sono state affidate da san Pietro e Stazio definirà poi l'angelo come vicario di Pietro (XXI, 54). Nella processione mistica descritta nel Canto XXIX, Pietro è indicato indirettamente come uno degli autori delle Lettere apostoliche del Nuovo Testamento, rappresentate da quattro personaggi allegorici (gli altri sono Giovanni, Giacomo e Giuda).
In Par., XVIII, 130-136 Pietro è citato insieme a Paolo nell'invettiva di Dante contro Giovanni XXII, col termine spregiativo di pescator. Compare poi direttamente alla fine del Canto XXIII (121-139), dopo il grandioso trionfo di Maria, definito come colui che tien le chiavi di tal gloria. Nel Canto XXIV Pietro si manifesta a Beatrice, rispondendo alla sua preghiera di concedere a Dante un po' di quella sapienza che essi condividono con Dio. La donna invita Pietro a esaminare Dante sulla fede, cosa che avviene nei versi seguenti (Dante dà la definizione paolina della fede, dichiarla di possederla netta e intera, spiega di averla appresa dalle Sacre Scritture). Il santo, approvate pienamente le risposte, chiede ancora a Dante il contenuto della sua fede e da dove esso gli sia pervenuto. Il poeta dichiara di credere in un solo Dio, uno e trino, e ciò per prove fisiche e metafisiche oltre che per asserzione delle Scritture. Pietro fa quindi tre giri intorno al poeta per esprimere la sua approvazione.
Pietro ricompare poi nel Canto XXVII, nella sua dura invettiva contro la corruzione del Papato. Il santo si colora di una luce rossastra per esprimere il suo sdegno, quindi afferma che colui che usurpa la sua sede terrena (Bonifacio VIII, papa nel 1300) ha trasformato il suo cimiterio in una cloaca / del sangue e de la puzza. Alle parole di Pietro tutto il cielo si fa rosso, compresa Beatrice. Il santo prosegue condannando la simonia, lo schierarsi dei papi dalla parte dei Guelfi contro i Ghibellini e l'Impero, il fatto che le sue chiavi siano diventate simbolo di lotta politica sui vessilli dei Guelfi. Pietro condanna ancora quei papi che si preparano a indossare la tiara per arricchirsi senza scrupoli, come Giovanni XXII e Clemente V. Terminato il suo discorso, il beato sale all'Empireo insieme a tutti gli altri beati rimasti nel Cielo delle Stelle Fisse.
In seguito, nel Canto XXXII, san Bernardo spiega a Dante che Pietro occupa nella rosa dei beati il seggio accanto a san Giovanni Evangelista, alla destra di Maria.



Personaggi e luoghi collegati
Adamo - arcangelo Gabriele - Beatrice - san Bernardo - Bonifacio VIII - Clemente V - Giovanni XXII - san Giovanni Evangelista - Lia - Matelda  messo celeste - arcangelo Michele - san Paolo - patriarchi - Rachele - simoniaci - Vergine

VIII Cielo (Stelle Fisse) - Empireo - porta del Purgatorio - Roma 
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