Matelda
D. G. Rossetti, Proserpina
Personaggio del poema dantesco, che appare nel Paradiso Terrestre (Canto XXVIII del Purgatorio) poco dopo l'ingresso di Dante nel giardino, al di là del fiume Lete che ha interrotto il cammino del poeta: è descritta come una giovane e bella donna, che passeggia sulla riva del fiume cantando e cogliendo dei fiori. Dante si rivolge a lei paragonandola a Proserpina al momento del rapimento da parte di Plutone e pregandola di avvicinarsi, invito che la donna raccoglie accostandosi alla riva e abbassando gli occhi con pudore virginale. Matelda sorride soavemente e Dante prova odio per il fiume che gli impedisce di avvicinarsi a lei; la donna spiega la ragione del suo riso, ovvero la gioia della contemplazione dell'opera di Dio, quindi esorta Dante a chiedere ciò che vuole su quel luogo, dal momento che lei è lì per soddisfare le sue richieste. Il poeta domanda come si spieghi la presenza dell'acqua e del vento nell'Eden, in contrasto con la spiegazione di Stazio (Purg., XXI, 40 ss.) circa l'assenza di eventi atmosferici: la donna risponde che l'Eden, poco dopo la creazione dell'uomo, è salito col monte al di sopra di ogni perturbazione atmosferica, che può quindi aver luogo solo fino alla porta del Purgatorio. Il vento che soffia tra le fronde degli alberi è prodotto dal movimento dei Cieli, che fanno ruotare l'atmosfera intorno alla Terra; le piante, scosse, diffondono la loro virtù generativa che ricade sulla Terra, dove nasce poi la vegetazione. Il fiume Lete non nasce da una sorgente d'acqua alimentata dalle piogge, ma direttamente dalla volontà divina: ha la funzione di cancellare la memoria dei peccati commessi, mentre l'Eunoè rafforza la memoria del bene compiuto. Matelda conclude la spiegazione aggiungendo che gli antichi poeti classici, quando scrissero dell'età dell'oro, forse sognarono proprio il giardino dell'Eden (affermazione che fa sorridere Virgilio e Stazio).
Nel Canto XXIX Matelda prosegue il suo canto pieno d'amore, recitando il versetto iniziale del Salmo XXXI (Beati quorum tecta sunt peccata, «Beati coloro i cui peccati sono stati coperti dal perdono») e iniziando a costeggiare il fiume in direzione opposta alla corrente. Dopo meno di cento passi il fiume svolta verso levante, quindi Matelda invita Dante ad osservare con attenzione la processione simbolica che ha luogo subito dopo. In seguito alla dipartita di Virgilio e alla apparizione di Beatrice che rimprovera Dante per il suo «traviamento» (XXX), il poeta sviene (XXXI) e al suo risveglio si ritrova immerso nel Lete fino alla gola, con Matelda che lo invita a tenersi a lei che cammina leggera sulle acque. Una volta che i due sono giunti accanto alla riva, la donna apre le braccia e immerge totalmente Dante, che quindi beve l'acqua del fiume, poi lo solleva e lo affida alle quattro ninfe che simboleggiano le virtù cardinali. Dopo che Beatrice si è tolta il velo e Dante è rimasto abbagliato dalla sua bellezza sfolgorante, la processione e il carro tornano indietro verso oriente (XXXII), seguiti da Dante, Matelda e Stazio vicino alla ruota destra del carro. Dopo la sosta all'albero simbolico, Dante cade addormentato e al suo risveglio vede accanto a sé solo Matelda: le chiede dove sia Beatrice e la donna gliela indica seduta sotto l'albero, per cui Dante la fissa e non saprebbe dire se Matelda abbia aggiunto altro. Dopo le vicende allegoriche del carro, Beatrice pronuncia alla presenza di Dante, Matelda e Stazio la profezia del «DXV» (XXXIII), quindi raggiungono tutti la fonte da cui scaturiscono i due fiumi dell'Eden, cosa che spinge Dante a chiedere spiegazioni a Beatrice. Questa lo invita a rivolgere la domanda a Matelda, la quale afferma però di aver già dato la spiegazione di ciò (Dante l'ha temporaneamente dimenticata). Beatrice esorta Matelda a condurre Dante all'Eunoè, cosa che la donna fa portando anche Stazio; dopo l'immersione nelle acque del secondo fiume, Dante è puro e disposto a salire a le stelle.
La figura di Matelda è una delle più enigmatiche del poema, essendo assai discusso sia il suo valore allegorico, sia la sua eventuale identificazione storica (il suo nome viene fatto una sola volta quasi alla fine del Purgatorio, in XXXIII, 119). Sulla consistenza reale del personaggio sono state fatte svariate ipotesi, identificandola con la contessa Matilde di Canossa, con la monaca benedettina Matilde di Hacehnborn (morta nel 1298 e autrice di libri spirituali), con Matilde di Magdeburgo (anch'essa autrice di opere ascetiche); è stata accostata anche a varie donne della Vita nuova per i molti echi stilnovisti nella sua descrizione, come la «donna gentile» o altre donne del seguito di Beatrice (nessuna di queste ipotesi sembra convincente o sostenuta da validi argomenti). Più probabile che Matelda sia esclusivamente figura allegorica, al di là del suo ruolo nell'Eden che è quello di immergere le anime purificate nelle acque dei due fiumi: l'ipotesi più verosimile è che rappresenti la felicità primigenia dell'uomo prima del peccato originale, riconquistata faticosamente dalle anime dopo il percorso di espiazione, che è congruente con il luogo in cui la donna appare. Altri commentatori l'hanno accostata anche alla vita attiva, rappresentata allegoricamente da Lia che è protagonista del sogno di Dante in XXVII, 94-108: la descrizione di Lia è assai simile a quella di Matelda (entrambe sono giovani e belle, cantano cogliendo fiori...), per cui è indubbio che il personaggio biblico prefiguri l'incontro con Matelda nell'Eden; la vita attiva, del resto, è condizione indispensabile per raggiungere le virtù cardinali e, quindi, la felicità terrena simboleggiata dal Paradiso Terrestre, né si può dire che tale interpretazione sia necessariamente in contraddizione con l'altra. Per quanto riguarda il paragone tra Matelda e Proserpina (XXVIII, 49-51), è probabile che abbia solo funzione poetica e non alluda a una identificazione tra il personaggio del mito classico e quello dell'Eden, per quanto quest'ultimo sia poi da Matelda associato alle descrizioni dell'età dell'oro da parte dei poeti antichi.
Nel Canto XXIX Matelda prosegue il suo canto pieno d'amore, recitando il versetto iniziale del Salmo XXXI (Beati quorum tecta sunt peccata, «Beati coloro i cui peccati sono stati coperti dal perdono») e iniziando a costeggiare il fiume in direzione opposta alla corrente. Dopo meno di cento passi il fiume svolta verso levante, quindi Matelda invita Dante ad osservare con attenzione la processione simbolica che ha luogo subito dopo. In seguito alla dipartita di Virgilio e alla apparizione di Beatrice che rimprovera Dante per il suo «traviamento» (XXX), il poeta sviene (XXXI) e al suo risveglio si ritrova immerso nel Lete fino alla gola, con Matelda che lo invita a tenersi a lei che cammina leggera sulle acque. Una volta che i due sono giunti accanto alla riva, la donna apre le braccia e immerge totalmente Dante, che quindi beve l'acqua del fiume, poi lo solleva e lo affida alle quattro ninfe che simboleggiano le virtù cardinali. Dopo che Beatrice si è tolta il velo e Dante è rimasto abbagliato dalla sua bellezza sfolgorante, la processione e il carro tornano indietro verso oriente (XXXII), seguiti da Dante, Matelda e Stazio vicino alla ruota destra del carro. Dopo la sosta all'albero simbolico, Dante cade addormentato e al suo risveglio vede accanto a sé solo Matelda: le chiede dove sia Beatrice e la donna gliela indica seduta sotto l'albero, per cui Dante la fissa e non saprebbe dire se Matelda abbia aggiunto altro. Dopo le vicende allegoriche del carro, Beatrice pronuncia alla presenza di Dante, Matelda e Stazio la profezia del «DXV» (XXXIII), quindi raggiungono tutti la fonte da cui scaturiscono i due fiumi dell'Eden, cosa che spinge Dante a chiedere spiegazioni a Beatrice. Questa lo invita a rivolgere la domanda a Matelda, la quale afferma però di aver già dato la spiegazione di ciò (Dante l'ha temporaneamente dimenticata). Beatrice esorta Matelda a condurre Dante all'Eunoè, cosa che la donna fa portando anche Stazio; dopo l'immersione nelle acque del secondo fiume, Dante è puro e disposto a salire a le stelle.
La figura di Matelda è una delle più enigmatiche del poema, essendo assai discusso sia il suo valore allegorico, sia la sua eventuale identificazione storica (il suo nome viene fatto una sola volta quasi alla fine del Purgatorio, in XXXIII, 119). Sulla consistenza reale del personaggio sono state fatte svariate ipotesi, identificandola con la contessa Matilde di Canossa, con la monaca benedettina Matilde di Hacehnborn (morta nel 1298 e autrice di libri spirituali), con Matilde di Magdeburgo (anch'essa autrice di opere ascetiche); è stata accostata anche a varie donne della Vita nuova per i molti echi stilnovisti nella sua descrizione, come la «donna gentile» o altre donne del seguito di Beatrice (nessuna di queste ipotesi sembra convincente o sostenuta da validi argomenti). Più probabile che Matelda sia esclusivamente figura allegorica, al di là del suo ruolo nell'Eden che è quello di immergere le anime purificate nelle acque dei due fiumi: l'ipotesi più verosimile è che rappresenti la felicità primigenia dell'uomo prima del peccato originale, riconquistata faticosamente dalle anime dopo il percorso di espiazione, che è congruente con il luogo in cui la donna appare. Altri commentatori l'hanno accostata anche alla vita attiva, rappresentata allegoricamente da Lia che è protagonista del sogno di Dante in XXVII, 94-108: la descrizione di Lia è assai simile a quella di Matelda (entrambe sono giovani e belle, cantano cogliendo fiori...), per cui è indubbio che il personaggio biblico prefiguri l'incontro con Matelda nell'Eden; la vita attiva, del resto, è condizione indispensabile per raggiungere le virtù cardinali e, quindi, la felicità terrena simboleggiata dal Paradiso Terrestre, né si può dire che tale interpretazione sia necessariamente in contraddizione con l'altra. Per quanto riguarda il paragone tra Matelda e Proserpina (XXVIII, 49-51), è probabile che abbia solo funzione poetica e non alluda a una identificazione tra il personaggio del mito classico e quello dell'Eden, per quanto quest'ultimo sia poi da Matelda associato alle descrizioni dell'età dell'oro da parte dei poeti antichi.
Personaggi e luoghi collegati
Adamo - arcangelo Gabriele - Beatrice - messo celeste - arcangelo Michele - san Paolo - patriarchi - san Pietro - santa Lucia - Vergine
Eden
Adamo - arcangelo Gabriele - Beatrice - messo celeste - arcangelo Michele - san Paolo - patriarchi - san Pietro - santa Lucia - Vergine
Eden