San Bernardo di Chiaravalle
P. De Champaigne, S. Bernardo
Nato a Fontaine-lès-Dijon intorno al 1090, di nobile famiglia, entrò nel 1112 nel monastero di Cîteaux e nel 1115 fondò l'abbazia di Clairvaux (it. Chiaravalle), dedicandosi all'incremento dell'Ordine cisterciense che difese contro le critiche dei Cluniacensi. In seguito si schierò apertamente contro l'elezione di papa Anacleto II a favore di Innocenzo II, contribuendo in maniera decisiva a far prevalere la causa di quest'ultimo. Combatté come eretici Enrico il Monaco, Pietro di Bruys, Gilberto Porretano e ottenne la condanna di Abelardo (Concilio di Sens, 1140). Energico difensore dei diritti politici e materiali della Chiesa, fu il primo ad esporre il simbolo delle due spade, la spirituale della Chiesa e la temporale, dipendente da essa e usata dal potere civile. Predicò la seconda Crociata (1146-1147) e lasciò l'Ordine cisterciense fiorentissimo, diffuso in tutta Europa, essendo autore tra l'altro di opere teoriche di alto rilievo come il De consideratione, manuale del perfetto pontefice. Difensore ed esaltatore dei valori tradizionali, avverso alla dialettica e alla speculazione filosofica in senso stretto, fu soprattutto asceta e i suoi testi sono fra quelli fondamentali della mistica cristiana occidentale (ebbe anche l'appellativo di Doctor mellifluus, per i sermoni efficacissimi di cui fu autore). Grande cultore di Maria, pur non accogliendo il dogma dell'Immacolata Concezione, scrisse diversi sermoni in lode della Vergine da cui furono tratte molte lezioni liturgiche sulle feste mariane. Morì a Clairvaux nel 1153, venendo in seguito canonizzato nel 1174 e proclamato dottore della Chiesa nel 1830. Festa il 20 agosto.
Dante lo introduce nel Canto XXXI del Paradiso, quando il poeta, giunto ormai nell'Empireo, sta ammirando la candida rosa dei beati: egli si volta per parlare a Beatrice, ma con sua grande sorpresa vede accanto a sé un vecchio dall'aspetto venerando, il cui volto ispira benigna letizia e con l'atteggiamento devoto di un padre amorevole. A lui chiede dove sia andata Beatrice e il santo risponde che proprio lei lo ha chiamato come ultima guida di Dante nel viaggio in Paradiso, indicando il seggio nella rosa celeste dove la donna ha ripreso il suo posto. In seguito il santo sene invita Dante a spingere lo sguardo su tutta la rosa dei beati, soffermandosi in particolare sulla Vergine per la quale egli dichiara di ardere d'amore, presentandosi infine come il suo fedel Bernardo. Nel Canto XXXII il santo illustra a Dante la disposizione dei beati nella rosa celeste, spiegando che la diffusa presenza di bambini fra i beati è frutto non del loro merito ma della grazia divina, quindi (dopo la glorificazione di Maria) Bernardo indica al poeta alcune delle più eccelse anime della rosa, affermando infine la necessità di invocare l'intercessione della Vergine affinché Dio conceda a Dante l'altissimo privilegio di figgere lo sguardo nella Sua mente. All'inizio del Canto XXXIII Bernardo rivolge dunque alla Vergine la famosissima preghiera con cui chiede l'intervento di Maria, e in seguito Dante descrive la visione di Dio che conclude la Cantica e il poema.
Bernardo è di fatto la terza guida di Dante nel suo viaggio ultraterreno, dopo Virgilio (allegoria della ragione naturale dei filosofi) e Beatrice (allegoria della teologia rivelata e dalla grazia santificante): il suo valore è stato oggetto di discussioni, ma probabilmente la sua figura rappresenta il fulgore divino che consente la fruizione del Suo aspetto con una sorta di suprema intuizione, ciò che in alcuni testi dei Padri della Chiesa viene indicato come lumen gloriae (Dante stesso ci dice che la sua mente fu percossa / da un fulgore in che sua voglia venne, XXXIII, 140-141). In questo senso, così come la filosofia razionale è subordinata alla teologia rivelata, anche quest'ultima è insufficiente di per sé a cogliere nella sua pienezza la sostanza divina, per cui è necessario un ulteriore aiuto da parte di Dio: non si tratta di un'esperienza totalmente irrazionale, poiché la visione della mente divina è comunque un atto dell'intelletto, ma ovviamente in essa vi è una forte componente mistica, per cui ben si comprende perché Dante abbia scelto san Bernardo quale terza e ultima delle sue guide nel viaggio nell'Oltretomba.
Per approfondire, ecco un breve video dal canale YouTube "La Divina Commedia in HD"
Dante lo introduce nel Canto XXXI del Paradiso, quando il poeta, giunto ormai nell'Empireo, sta ammirando la candida rosa dei beati: egli si volta per parlare a Beatrice, ma con sua grande sorpresa vede accanto a sé un vecchio dall'aspetto venerando, il cui volto ispira benigna letizia e con l'atteggiamento devoto di un padre amorevole. A lui chiede dove sia andata Beatrice e il santo risponde che proprio lei lo ha chiamato come ultima guida di Dante nel viaggio in Paradiso, indicando il seggio nella rosa celeste dove la donna ha ripreso il suo posto. In seguito il santo sene invita Dante a spingere lo sguardo su tutta la rosa dei beati, soffermandosi in particolare sulla Vergine per la quale egli dichiara di ardere d'amore, presentandosi infine come il suo fedel Bernardo. Nel Canto XXXII il santo illustra a Dante la disposizione dei beati nella rosa celeste, spiegando che la diffusa presenza di bambini fra i beati è frutto non del loro merito ma della grazia divina, quindi (dopo la glorificazione di Maria) Bernardo indica al poeta alcune delle più eccelse anime della rosa, affermando infine la necessità di invocare l'intercessione della Vergine affinché Dio conceda a Dante l'altissimo privilegio di figgere lo sguardo nella Sua mente. All'inizio del Canto XXXIII Bernardo rivolge dunque alla Vergine la famosissima preghiera con cui chiede l'intervento di Maria, e in seguito Dante descrive la visione di Dio che conclude la Cantica e il poema.
Bernardo è di fatto la terza guida di Dante nel suo viaggio ultraterreno, dopo Virgilio (allegoria della ragione naturale dei filosofi) e Beatrice (allegoria della teologia rivelata e dalla grazia santificante): il suo valore è stato oggetto di discussioni, ma probabilmente la sua figura rappresenta il fulgore divino che consente la fruizione del Suo aspetto con una sorta di suprema intuizione, ciò che in alcuni testi dei Padri della Chiesa viene indicato come lumen gloriae (Dante stesso ci dice che la sua mente fu percossa / da un fulgore in che sua voglia venne, XXXIII, 140-141). In questo senso, così come la filosofia razionale è subordinata alla teologia rivelata, anche quest'ultima è insufficiente di per sé a cogliere nella sua pienezza la sostanza divina, per cui è necessario un ulteriore aiuto da parte di Dio: non si tratta di un'esperienza totalmente irrazionale, poiché la visione della mente divina è comunque un atto dell'intelletto, ma ovviamente in essa vi è una forte componente mistica, per cui ben si comprende perché Dante abbia scelto san Bernardo quale terza e ultima delle sue guide nel viaggio nell'Oltretomba.
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Beatrice - san Benedetto - san Bonaventura - Pier Damiani - san Giovanni Evangelista - san Domenico - san Francesco - san Giacomo Maria Vergine - san Pietro - san Paolo - san Tommaso d'Aquino
X Cielo (Empireo)
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