San Bonaventura da Bagnoregio
V. Crivelli, S. Bonaventura (XV sec.)
Al secolo Giovanni Fidanza, nacque a Bagnoregio presso Viterbo nel 1221 ed entrò nei francescani tra 1238 e 1243, diventando il generale dell'Ordine nel 1256. Già docente di teologia a Parigi, si trovò a placare i contrasti tra francescani spirituali e conventuali, inclini rispettivamente ad inasprire e ad attenuare la Regola dell'Ordine, e tentò in ogni modo di salvaguardare la purezza degli insegnamenti di san Francesco. Fu nominato vescovo di Albano e cardinale nel 1273; morì nel 1274, durante il Concilio di Lione. Detto il dottore serafico, fu il più insigne rappresentante dalla corrente «mistica» dei francescani e scrisse numerose opere il cui pensiero è vicino a sant'Agostino e Ugo di San Vittore, tra le quali l'Itinerarium mentis in Deum che Dante conosceva assai bene, nonché una Legenda maior che è tra le principali agiografie di san Francesco e che Dante seguì nel panegirico del santo del Canto XI del Paradiso.
Dante lo include tra gli spiriti sapienti del IV Cielo del Sole, facenti parte della seconda corona che appare al poeta all'inizio del Canto XII del Paradiso. Il santo si rivolge a Dante senza dapprima presentarsi, esprimendo il desiderio di rispondere alla cortesia di san Tommaso d'Aquino che nel Canto precedente ha pronunciato il panegirico di san Francesco; egli pronuncia quindi il panegirico del fondatore dell'altro Ordine, san Domenico, cui fa seguire la rampogna verso i francescani degeneri, in maniera dunque speculare a quanto fatto da Tommaso nel Canto XI (accusa sia gli spirituali, capeggiati da Ubertino da Casale, sia i conventuali, guidati invece da Matteo d'Acquasparta). Terminato questo discorso, Bonaventura presenta se stesso e indica gli altri spiriti che formano la seconda corona, tra cui spiccano Ugo di San Vittore, Rabano Mauro e il calabrese Gioacchino da Fiore, con cui il santo ebbe contrasti in vita e che qui è invece posto al suo fianco, in modo parallelo a quanto si è visto per san Tommaso e Sigieri di Brabante (X, 133-138).
Dante lo include tra gli spiriti sapienti del IV Cielo del Sole, facenti parte della seconda corona che appare al poeta all'inizio del Canto XII del Paradiso. Il santo si rivolge a Dante senza dapprima presentarsi, esprimendo il desiderio di rispondere alla cortesia di san Tommaso d'Aquino che nel Canto precedente ha pronunciato il panegirico di san Francesco; egli pronuncia quindi il panegirico del fondatore dell'altro Ordine, san Domenico, cui fa seguire la rampogna verso i francescani degeneri, in maniera dunque speculare a quanto fatto da Tommaso nel Canto XI (accusa sia gli spirituali, capeggiati da Ubertino da Casale, sia i conventuali, guidati invece da Matteo d'Acquasparta). Terminato questo discorso, Bonaventura presenta se stesso e indica gli altri spiriti che formano la seconda corona, tra cui spiccano Ugo di San Vittore, Rabano Mauro e il calabrese Gioacchino da Fiore, con cui il santo ebbe contrasti in vita e che qui è invece posto al suo fianco, in modo parallelo a quanto si è visto per san Tommaso e Sigieri di Brabante (X, 133-138).
Personaggi e luoghi collegati
spiriti sapienti - Beatrice - san Benedetto - san Bernardo - san Domenico - san Francesco - Maria Vergine - Tommaso d'Aquino
IV Cielo (del Sole)
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