Spiriti sapienti
Sono i beati che appaiono a Dante nel IV Cielo del Paradiso, poiché in vita subirono l'influsso del Sole che già nel mito classico era interpretato come simbolo di sapienza e saggezza, mentre nella tradizione cristiana si aggiungeva l'accostamento con Cristo o con Dio. Sono descritti nei Canti X, XI, XII, XIII e XIV del Paradiso: dopo l'ascesa nel IV Cielo e la contemplazione del grandioso ordine del Creato, a Dante e Beatrice appare una prima corona di dodici beati simili a splendide luci, che li attornia danzando e cantando soavemente (X). Dopo aver compiuto tre giri, i beati si arrestano e uno di loro (san Tommaso d'Aquino) si presenta come religioso che in vita è appartenuto all'Ordine domenicano, quindi indica a Dante gli altri unidici beati che formano la corona: tra loro vi sono Alberto Magno, teologo tedesco morto nel 1280 che fu maestro di san Tommaso; Francesco Graziano, monaco camaldolese che insegnò a Bologna e pose le basi del diritto canonico; Pietro Lombardo, che fu nel monastero di san Vittore e insegnò a Parigi, dove morì nel 1160; il re biblico Salomone; Dionigi l'Areopagita, discepolo di san Paolo e da lui convertito al Cristianesimo, primo vescovo di Atene e martirizzato alla fine del I sec. d.C. (a lui era attribuito il trattato De coelesti Hierarchia sull'angelogia, citato da Dante in Par., XXVIII); Paolo Orosio, storico vissuto tra IV-V sec. d.C. e autore degli Historiarum libri VII adversus paganos che scrisse su consiglio di sant'Agostino; Severino Boezio, il filosofo vissuto nel 480-525 d.C. autore del De consolatione philosophiae; Isidoro di Siviglia, vescovo di quella città (era nato a Cartagena, in Spagna) e autore degli Etymologiarum libri, enciclopedia fondamentale nella cultura del Medioevo; Beda il Venerabile, monaco inglese vissuto tra 674-735 e autore di opere storiche e religiose; Riccardo di San Vittore, così detto dall'abbazia di Parigi di cui fu priore dal 1162 fino alla morte (1173), massimo rappresentante della corrente mistica e autore di molti libri teologici; infine Sigieri di Brabante, maestro alla facoltà delle Arti di Parigi, sostenitore del cosiddetto «averroismo latino» e per questo avversato dalla Chiesa, che lo accusò di eresia (non sappiamo se il processo ebbe mai luogo; tra i suoi più accesi detrattori fu lo stesso san Tommaso, che qui invece dice di lui che silogizzò invidiosi veri, ovvero dimostrò delle verità dottrinali che suscitarono invidie contro di lui).
Dopo che Tommaso ha fatto il panegirico di san Francesco d'Assisi e ha biasimato i difetti del proprio Ordine domenicano (XI), a Dante appare una seconda corona di dodici spiriti che circonda concentricamente la prima e ruota danzando e cantando all'unisono con essa (XII). Non appena la danza e il canto sono terminati, uno degli spiriti (che si presenterà poi come san Bonaventura da Bagnoregio) fa il panegirico di san Domenico e biasima poi i difetti del proprio Ordine, quello francescano. Dopo essersi presentato, il beato indica a Dante gli spiriti che formano la seconda corona: tra essi vi sono Illuminato da Rieti e Agostino di Assisi, tra i primi seguaci di san Francesco; Ugo da San Vittore, abate di quell'abbazia e morto nel 1141, notevole rappresentante della corrente mistica; Pietro Mangiadore, decano di quella cattedrale e cancelliere dell'Università di Parigi, morto nel 1179; Pietro di Giuliano da Lisbona, arcivescovo di Braga e poi cardinale, eletto papa nel 1276 col nome di Giovanni XXI, morto a Viterbo nel 1277 e autore dei dodici libri della Summulae logicales; il profeta biblico Natan, che rimproverò a David l'adulterio con Betsabea e l'uccisione del marito di lei; san Giovanni Crisostomo, patriarca di Costantinopoli nel 398 d.C. e morto in esilio, uno dei principali Padri della Chiesa greca; il benedettino Anselmo, arcivescovo di Canerbury nel 1093; Elio Donato, famoso grammatico del IV sec. d.C. e maestro di san Girolamo; Rabano Mauro, arcivescovo di Magonza e monaco benedettino, autore di molte opere esegetiche e dottrinali; Gioacchino da Fiore, monaco cistercense e abate del monastero di Corazzo, fondatore dell'Ordine florense approvato da Celestino III nel 1196 (fu autore di molte opere di carattere visionario e profetico, avversate dalla Chiesa, in cui si preannunciava un profondo e traumatico rinnovamento sociale; fu osteggiato da Bonaventura, per cui il loro accostamento qui è simmetrico rispetto a quello di Tommaso e Sigieri nella prima corona).
Alla fine delle parole di Bonaventura, le due corone riprendono a cantare e a ruotare in senso opposto (XIII), quindi Tommaso riprende la parola e spiega a Dante in che senso Salomone debba essere considerato l'uomo più sapiente in assoluto; aggiunge poi un severo monito agli uomini a non essere precipitosi nel giudicare della salvezza. Successivamente è Salomone stesso, lo spirito più luminoso della corona interna, a chiarire un ulteriore dubbio di Dante circa la resurrezione dei corpi (XIV), poi al poeta appaiono altre anime la cui luce è così intensa che la sua vista rimane abbagliata. Dopo quest'ultimo incontro, Dante è trasportato nel Cielo successivo.
Dopo che Tommaso ha fatto il panegirico di san Francesco d'Assisi e ha biasimato i difetti del proprio Ordine domenicano (XI), a Dante appare una seconda corona di dodici spiriti che circonda concentricamente la prima e ruota danzando e cantando all'unisono con essa (XII). Non appena la danza e il canto sono terminati, uno degli spiriti (che si presenterà poi come san Bonaventura da Bagnoregio) fa il panegirico di san Domenico e biasima poi i difetti del proprio Ordine, quello francescano. Dopo essersi presentato, il beato indica a Dante gli spiriti che formano la seconda corona: tra essi vi sono Illuminato da Rieti e Agostino di Assisi, tra i primi seguaci di san Francesco; Ugo da San Vittore, abate di quell'abbazia e morto nel 1141, notevole rappresentante della corrente mistica; Pietro Mangiadore, decano di quella cattedrale e cancelliere dell'Università di Parigi, morto nel 1179; Pietro di Giuliano da Lisbona, arcivescovo di Braga e poi cardinale, eletto papa nel 1276 col nome di Giovanni XXI, morto a Viterbo nel 1277 e autore dei dodici libri della Summulae logicales; il profeta biblico Natan, che rimproverò a David l'adulterio con Betsabea e l'uccisione del marito di lei; san Giovanni Crisostomo, patriarca di Costantinopoli nel 398 d.C. e morto in esilio, uno dei principali Padri della Chiesa greca; il benedettino Anselmo, arcivescovo di Canerbury nel 1093; Elio Donato, famoso grammatico del IV sec. d.C. e maestro di san Girolamo; Rabano Mauro, arcivescovo di Magonza e monaco benedettino, autore di molte opere esegetiche e dottrinali; Gioacchino da Fiore, monaco cistercense e abate del monastero di Corazzo, fondatore dell'Ordine florense approvato da Celestino III nel 1196 (fu autore di molte opere di carattere visionario e profetico, avversate dalla Chiesa, in cui si preannunciava un profondo e traumatico rinnovamento sociale; fu osteggiato da Bonaventura, per cui il loro accostamento qui è simmetrico rispetto a quello di Tommaso e Sigieri nella prima corona).
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Boezio - san Bonaventura - san Domenico - Francesco d'Assisi - Salomone - Tommaso d'Aquino
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