San Tommaso d'Aquino
S. Tommaso, Ritratto del XV sec.
È uno dei principali filosofi e teologi del Medioevo (1225 -1274): entrato fanciullo nel monastero di Montecassino, studiò poi a Napoli dove ebbe maestri Martino di Dacia e Pietro d'Irlanda; entrato fra i domenicani, ricevette l'abito religioso nel 1243-1244. Studiò forse all'Università di Parigi, poi fu discepolo di Alberto Magno a Colonia. Tornato a Parigi, vi insegnò tra 1252 e 1255 col titolo di baccalarius biblicus et sententiarum; a questo periodo risalgono i primi scritti teologici. Tornato in Italia (1259), creato lector Curiae da Urbano IV (1261), compose numerose opere e iniziò tra l'altro la Summa Theologiae e il De regimine principum. Insegnò teologia allo Studio di Napoli nel 1272-1274, mentre proseguiva il lavoro intorno alla Summa; chiamato al Concilio di Lione del 1274, morì durante il viaggio (secondo una voce diffusasi in seguito e priva di conferme, sarebbe stato fatto avvelenare da Carlo I d'Angiò per timore di ciò che avrebbe detto contro di lui al Concilio). Fu canonizzato da papa Giovanni XXII nel 1323, mentre Pio V lo dichiarò dottore angelico nel 1567 (festa il 28 gennaio).
Enorme è l'influsso da lui esercitato sulla dottrina cristiana in Occidente, al punto che la sua filosofia ha creato una vera e propria scuola che prende il nome di tomismo (o Scolastica, dal docente di teologia che era detto scolasticus): il suo pensiero tentò di conciliare la filosofia aristotelica con la dottrina cristiana, spesso in polemica con l'averroismo e suscitando le reazioni diffidenti degli agostiniani, per via della maggiore attenzione riservata all'elemento intellettivo rispetto al sentimento della fede. L'impalcatura dottrinale e astronomica della Commedia dantesca poggia quasi interamente sul pensiero di san Tommaso, per cui si può affermare che la sua presenza sia quasi una costante nel poema. Per quanto riguarda il suo destino ultraterreno, Dante lo colloca tra gli spiriti sapienti del IV Cielo del Sole: dopo il suo ingresso nel Cielo, a Dante appare una prima corona di dodici beati (Par., X, 64 ss.) che gira intorno al poeta e a Beatrice cantando con indicibile dolcezza, quindi si arresta e uno dei beati (san Tommaso) si rivolge a Dante e presenta se stesso e gli altri spiriti che formano la corona. Dopo una nuova danza e un nuovo canto delle anime, il santo riprende la parola (XI) e chiarisce il primo di due dubbi di Dante relativi alle sue affermazioni precedenti: per spiegare la frase u' ben s'impingua, se non si vaneggia (X, 96) riferita all'ordine domenicano, Tommaso fa il panegirico di san Francesco e poi biasima i difetti del proprio ordine. Dopo l'apparizione della seconda corona di beati (XII) e dopo che san Bonaventura ha fatto il panegirico di san Domenico, biasimando i difetti dell'ordine francescano, Tommaso riprende la parola (XIII) e chiarisce il secondo dubbio di Dante, relativo alla frase a veder tanto non surse il secondo (X, 114) che si riferiva all'anima di Salomone facente parte della prima corona. Tommaso spiega che la massima sapienza era quella infusa da Dio in Adamo e in Cristo-uomo, quindi l'affermazione su Salomone si riferiva alla sua saggezza di re e non di uomo. Il santo trae poi spunto dalla sua spiegazione per ammonire gli uomini a non dare giudizi troppo affrettati, onde evitare di cadere in errori come alcuni celebri filosofi pagani e come alcuni eretici. Occorre grande prudenza, specie nei riguardi della salvezza futura, perché il fatto che uno rubi e un altro faccia sacrifici non garantisce che il primo sarà dannato e il secondo salvo. Alla fine di queste parole Tommaso tace (XIV, 1-9) e Beatrice invita le altre anime a risolvere ulteriori dubbi di Dante circa la resurrezione dei corpi.
Per approfondire, ecco un breve video dal canale YouTube "La Divina Commedia in HD"
Enorme è l'influsso da lui esercitato sulla dottrina cristiana in Occidente, al punto che la sua filosofia ha creato una vera e propria scuola che prende il nome di tomismo (o Scolastica, dal docente di teologia che era detto scolasticus): il suo pensiero tentò di conciliare la filosofia aristotelica con la dottrina cristiana, spesso in polemica con l'averroismo e suscitando le reazioni diffidenti degli agostiniani, per via della maggiore attenzione riservata all'elemento intellettivo rispetto al sentimento della fede. L'impalcatura dottrinale e astronomica della Commedia dantesca poggia quasi interamente sul pensiero di san Tommaso, per cui si può affermare che la sua presenza sia quasi una costante nel poema. Per quanto riguarda il suo destino ultraterreno, Dante lo colloca tra gli spiriti sapienti del IV Cielo del Sole: dopo il suo ingresso nel Cielo, a Dante appare una prima corona di dodici beati (Par., X, 64 ss.) che gira intorno al poeta e a Beatrice cantando con indicibile dolcezza, quindi si arresta e uno dei beati (san Tommaso) si rivolge a Dante e presenta se stesso e gli altri spiriti che formano la corona. Dopo una nuova danza e un nuovo canto delle anime, il santo riprende la parola (XI) e chiarisce il primo di due dubbi di Dante relativi alle sue affermazioni precedenti: per spiegare la frase u' ben s'impingua, se non si vaneggia (X, 96) riferita all'ordine domenicano, Tommaso fa il panegirico di san Francesco e poi biasima i difetti del proprio ordine. Dopo l'apparizione della seconda corona di beati (XII) e dopo che san Bonaventura ha fatto il panegirico di san Domenico, biasimando i difetti dell'ordine francescano, Tommaso riprende la parola (XIII) e chiarisce il secondo dubbio di Dante, relativo alla frase a veder tanto non surse il secondo (X, 114) che si riferiva all'anima di Salomone facente parte della prima corona. Tommaso spiega che la massima sapienza era quella infusa da Dio in Adamo e in Cristo-uomo, quindi l'affermazione su Salomone si riferiva alla sua saggezza di re e non di uomo. Il santo trae poi spunto dalla sua spiegazione per ammonire gli uomini a non dare giudizi troppo affrettati, onde evitare di cadere in errori come alcuni celebri filosofi pagani e come alcuni eretici. Occorre grande prudenza, specie nei riguardi della salvezza futura, perché il fatto che uno rubi e un altro faccia sacrifici non garantisce che il primo sarà dannato e il secondo salvo. Alla fine di queste parole Tommaso tace (XIV, 1-9) e Beatrice invita le altre anime a risolvere ulteriori dubbi di Dante circa la resurrezione dei corpi.
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spiriti sapienti - Beatrice - Boezio - san Bernardo - san Bonaventura - san Domenico - Francesco d'Assisi - Giovanni XXII - Salomone
IV Cielo (del Sole)
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