San Pier Damiani
A. Barbiani, San Pier Damiani
In latino Petrus Damiani, fu monaco, cardinale e dottore della Chiesa: nacque a Ravenna nel 1007, rimase orfano in giovanissima età e fu perciò educato dalla sorella Roselinda e dal fratello Damiano, da cui probabilmente prese il cognome. Nel 1035 si ritirò nel monastero di Fonte Avellana, l'eremo camaldolese sull'Appennino umbro-marchigiano che era stato fondato da Romualdo, istitutore dell'Ordine: si diffuse ben presto la sua fama di asceta e uomo colto, per cui fu invitato come oratore in altri monasteri dell'Italia centrale. Divenne priore di Fonte Avellana nel 1043 e cardinale di Ostia nel 1057, entrando nel gruppo riformatore della Chiesa che avrebbe avuto Ildebrando (il futuro papa Gregorio VII) fra i suoi maggiori esponenti. Sostenitore di una sostanziale collaborazione tra Papato e Impero, nonostante lo scontro sempre più acceso in quegli anni tra i due poteri, si batté per una presenza attiva dei monaci nelle cose del mondo; negli ultimi anni si divise tra il ritiro spirituale e le missioni compiute per conto della Chiesa (nel 1063 a Cluny, nel 1069 a Magonza per dissuadere Enrico IV dal ripudiare Berta di Torino, nel 1072 a Ravenna per definire la questione dell'interdetto lanciato da Roma contro l'Arcidiocesi). Morì a Faenza nella notte tra il 22 e il 23 febbr. 1072, di ritorno dalla missione ravennate; Leone XIII lo proclamò dottore della Chiesa il 1° ott. 1828.
Dante lo include tra gli spiriti contemplanti del VII Cielo di Saturno, protagonista del Canto XXI del Paradiso: Dante vede una scala d'oro che sale verso l'alto a perdita d'occhio, lungo la quale scendono le luci dei beati compiendo vari movimenti sui gradini. Uno dei beati si ferma presso Dante e Beatrice, al che il poeta gli si rivolge e gli chiede per quale ragione si sia trattenuto lì e la ragione del silenzio degli spiriti che in questo Cielo, contrariamente agli altri, non intonano alcun canto. Il beato spiega anzitutto che l'udito mortale di Dante non potrebbe sopportare il canto delle anime, per cui queste stanno in silenzio (è lo stesso motivo per cui Beatrice non ha sorriso, per evitare di incenerire Dante con il suo splendore), poi precisa che il suo rivolgersi a Dante non è motivato da un particolare affetto per lui, bensì dal fatto che è stato designato per manifestare la gioia di tutti i beati per la sua presenza in Paradiso. In seguito il poeta chiede in base a quale criterio sia stato scelto proprio lui per questo compito e il beato spiega che ciò è avvenuto in base alla predestinazione, che tuttavia è un mistero inconoscibile all'intelletto umano e dunque neppure il Serafino più vicino a Dio potrebbe rispondere in modo adeguato alla sua domanda. Dopo aver ammonito Dante e gli uomini a non presumere di poter comprendere i misteri divini, lo spirito si presenta come Pier Damiani e descrive l'eremo camaldolese di Fonte Avellana posto presso il monte Catria, sull'Appennino: qui il beato visse a lungo in contemplazione, contento di poco e conducendo una vita semplice, in quel luogo santo che un tempo fruttava al Paradiso una messe abbondante di anime sante, mentre ora è fatto vano; aggiunge che fu chiamato alla dignità cardinalizia quando era ormai in età avanzata, indossando il cappello che nei tempi moderni passa da un individuo indegno ad uno ancora peggiore. Il santo prorompe a questo punto in una forte invettiva contro il lusso sfrenato dei prelati della Chiesa, che anziché vivere in povertà si circondano si servi e coprono i loro cavalli con i loro ricchi mantelli, cosicché sotto di essi vi sono due bestie (il palafreno e il suo cavaliere): alla fine del suo discorso le altre anime scendono dall'alto e ruotano intorno al santo, quindi lanciano un grido fortissimo che Dante non è in grado di comprendere, simile a un tuono fragoroso. All'inizio del Canto seguente Beatrice spiegherà che si trattava del preannuncio della prossima punizione divina per la corruzione della Chiesa, anche se Dante non poteva capirlo in quanto mortale.
Dante lo include tra gli spiriti contemplanti del VII Cielo di Saturno, protagonista del Canto XXI del Paradiso: Dante vede una scala d'oro che sale verso l'alto a perdita d'occhio, lungo la quale scendono le luci dei beati compiendo vari movimenti sui gradini. Uno dei beati si ferma presso Dante e Beatrice, al che il poeta gli si rivolge e gli chiede per quale ragione si sia trattenuto lì e la ragione del silenzio degli spiriti che in questo Cielo, contrariamente agli altri, non intonano alcun canto. Il beato spiega anzitutto che l'udito mortale di Dante non potrebbe sopportare il canto delle anime, per cui queste stanno in silenzio (è lo stesso motivo per cui Beatrice non ha sorriso, per evitare di incenerire Dante con il suo splendore), poi precisa che il suo rivolgersi a Dante non è motivato da un particolare affetto per lui, bensì dal fatto che è stato designato per manifestare la gioia di tutti i beati per la sua presenza in Paradiso. In seguito il poeta chiede in base a quale criterio sia stato scelto proprio lui per questo compito e il beato spiega che ciò è avvenuto in base alla predestinazione, che tuttavia è un mistero inconoscibile all'intelletto umano e dunque neppure il Serafino più vicino a Dio potrebbe rispondere in modo adeguato alla sua domanda. Dopo aver ammonito Dante e gli uomini a non presumere di poter comprendere i misteri divini, lo spirito si presenta come Pier Damiani e descrive l'eremo camaldolese di Fonte Avellana posto presso il monte Catria, sull'Appennino: qui il beato visse a lungo in contemplazione, contento di poco e conducendo una vita semplice, in quel luogo santo che un tempo fruttava al Paradiso una messe abbondante di anime sante, mentre ora è fatto vano; aggiunge che fu chiamato alla dignità cardinalizia quando era ormai in età avanzata, indossando il cappello che nei tempi moderni passa da un individuo indegno ad uno ancora peggiore. Il santo prorompe a questo punto in una forte invettiva contro il lusso sfrenato dei prelati della Chiesa, che anziché vivere in povertà si circondano si servi e coprono i loro cavalli con i loro ricchi mantelli, cosicché sotto di essi vi sono due bestie (il palafreno e il suo cavaliere): alla fine del suo discorso le altre anime scendono dall'alto e ruotano intorno al santo, quindi lanciano un grido fortissimo che Dante non è in grado di comprendere, simile a un tuono fragoroso. All'inizio del Canto seguente Beatrice spiegherà che si trattava del preannuncio della prossima punizione divina per la corruzione della Chiesa, anche se Dante non poteva capirlo in quanto mortale.
Personaggi e luoghi collegati
spiriti contemplanti - Beatrice - san Bonaventura - san Benedetto - san Bernardo - san Domenico - san Francesco
Maria Vergine - Tommaso d'Aquino
VII Cielo (di Saturno)
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