X Cielo (Empireo)
È il decimo e ultimo Cielo a partire dalla Terra, in cui hanno sede Dio, i cori angelici e la candida rosa dei beati, descritto nei Canti XXX, XXXI, XXXII, XXXIII del Paradiso: a differenza di tutti gli altri Cieli esso conincide con la mente di Dio e non è un quindi un corpo materiale, né è governato da alcuna intelligenza angelica, trovandosi anzi al di fuori del tempo e dello spazio (in esso, spiega Dante, non hanno valore le normali leggi fisiche). È Beatrice a informare Dante che i due sono ormai usciti dal Primo Mobile e sono entrati nel ciel ch'è pura luce (XXX), dove il poeta vedrà gli angeli e i beati, questi ultimi col corpo mortale di cui si rivestiranno in realtà solo il Giorno del Giudizio: al suo ingresso nel X Cielo, Dante è subito avvolto da una luce vivissima che sulle prime non gli permette di veder nulla (descrizione simile a quella di san Paolo folgorato sulla via di Damasco, Act. Ap., XXII, 6-11), quindi acquista una maggior capacità visiva ed è in grado di vedere un fiume di luce (la grazia divina) che scorre fra due rive fiorite (i beati), con faville rosseggianti (gli angeli) che fuoriescono dal fiume per raggiungere i fiori e viceversa. Beatrice spiega a Dante che quelle cose non corrispondono alla vera essenza di ciò che vede, ma sono umbriferi prefazi (velate anticipazioni) del trionfo di angeli e beati, che il poeta vedrà nella loro realtà dopo aver bevuto ancora un po' di quell'acqua. Dante fissa ancora lo sguardo nel fiume luminoso e lo vede di forma circolare, come un lago, per poi vederlo trasformato nella candida rosa dei beati, simile a un anfiteatro luminoso in cui i beati siedono trionfalmente sui loro seggi. La rosa digrada verso il basso e ha un'eccezionale estensione, anche se Dante vede benissimo anche i dettagli più lontani perché la distanza fisica è un dato irrilevante nell'Empireo: Beatrice aggiunge che quella è la Gerusalemme celeste dove le anime elette sono cittadine, anche se la fine dei tempi è vicina e in pochi sono destinati a entrarvi (il seggio dell'imperatore Arrigo VII di Lussemburgo, che morirà nel 1313, è già pronto e su di esso è posta una corona, mentre destinati alla dannazione sono i papi Clemente V e Bonifacio VIII).
Dopo un'ulteriore descrizione della rosa e degli angeli che fanno la spola tra essa e Dio, simili ad api che volano dai fiori all'alveare e viceversa, Dante inneggia alla grandezza divina (XXXI) e si volta per parlare a Beatrice, ma la donna ha ripreso il suo posto nel seggio che occupa nel terzo gradino a partire dall'alto e accanto a Dante c'è ora san Bernardo di Chiaravalle. Costui guiderà il poeta nell'ultimo tratto del viaggio e lo esorta a spingere lo sguardo su tutta la rosa, in particolare su Maria che risplende nel seggio più alto. Bernardo spiega in seguito a Dante come sono disposti i beati nella rosa (XXXII), dicendogli che al di sotto di Maria siedono alcune donne dell'Antico Testamento, tra cui Eva, Rachele, Sara, Rebecca, Giuditta, Ruth, che formano una sorta di linea di divisione tra personaggi dell'Antico e del Nuovo Testamento. Di fronte a Maria, dalla parte opposta della rosa, siede san Giovanni Battista, al di sotto del quale si trovano san Francesco, san Benedetto e sant'Agostino, i quali pure formano una linea divisoria da quella parte dell'anfiteatro celeste. La parte inferiore è tutta occupata dai bambini, eletti alla beatitudine non per meriti propri ma per grazia imperscrutabile di Dio (è Bernardo a spiegarlo subito dopo a Dante); il santo invita quindi Dante a fissare lo sguardo in Maria, di cui è descritta la glorificazione e alla quale inneggia l'arcangelo Gabriele, poi Bernardo indica le anime più eccelse della rosa, tra cui spiccano Adamo, Mosè (alla sinistra della Vergine), san Pietro, san Giovanni Evangelista (alla sua destra). Di fronte a san Pietro e alla destra di Giovanni Battista, dalla parte opposta della rosa, siede sant'Anna, la madre della Vergine, mentre alla sinistra del Battista è santa Lucia, che invitò Beatrice a soccorrere il poeta nella selva oscura. In seguito Bernardo rivolge alla Vergine un'appassionata preghiera (XXXIII) affinché interceda presso Dio e consenta a Dante di figgere lo sguardo nella mente del Creatore, la cui descrizione occupa gran parte del Canto conclusivo della Cantica e chiude di fatto il poema.
Per approfondire, ecco un breve video dal canale YouTube "La Divina Commedia in HD"
Dopo un'ulteriore descrizione della rosa e degli angeli che fanno la spola tra essa e Dio, simili ad api che volano dai fiori all'alveare e viceversa, Dante inneggia alla grandezza divina (XXXI) e si volta per parlare a Beatrice, ma la donna ha ripreso il suo posto nel seggio che occupa nel terzo gradino a partire dall'alto e accanto a Dante c'è ora san Bernardo di Chiaravalle. Costui guiderà il poeta nell'ultimo tratto del viaggio e lo esorta a spingere lo sguardo su tutta la rosa, in particolare su Maria che risplende nel seggio più alto. Bernardo spiega in seguito a Dante come sono disposti i beati nella rosa (XXXII), dicendogli che al di sotto di Maria siedono alcune donne dell'Antico Testamento, tra cui Eva, Rachele, Sara, Rebecca, Giuditta, Ruth, che formano una sorta di linea di divisione tra personaggi dell'Antico e del Nuovo Testamento. Di fronte a Maria, dalla parte opposta della rosa, siede san Giovanni Battista, al di sotto del quale si trovano san Francesco, san Benedetto e sant'Agostino, i quali pure formano una linea divisoria da quella parte dell'anfiteatro celeste. La parte inferiore è tutta occupata dai bambini, eletti alla beatitudine non per meriti propri ma per grazia imperscrutabile di Dio (è Bernardo a spiegarlo subito dopo a Dante); il santo invita quindi Dante a fissare lo sguardo in Maria, di cui è descritta la glorificazione e alla quale inneggia l'arcangelo Gabriele, poi Bernardo indica le anime più eccelse della rosa, tra cui spiccano Adamo, Mosè (alla sinistra della Vergine), san Pietro, san Giovanni Evangelista (alla sua destra). Di fronte a san Pietro e alla destra di Giovanni Battista, dalla parte opposta della rosa, siede sant'Anna, la madre della Vergine, mentre alla sinistra del Battista è santa Lucia, che invitò Beatrice a soccorrere il poeta nella selva oscura. In seguito Bernardo rivolge alla Vergine un'appassionata preghiera (XXXIII) affinché interceda presso Dio e consenta a Dante di figgere lo sguardo nella mente del Creatore, la cui descrizione occupa gran parte del Canto conclusivo della Cantica e chiude di fatto il poema.
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Personaggi e luoghi collegati
Beatrice - san Bernardo
I Cielo (Luna) - II Cielo (Mercurio) - III Cielo (Venere) - IV Cielo (Sole) - V Cielo (di Marte) - VI Cielo (Giove) - VII Cielo (Saturno)
VIII Cielo (delle Stelle Fisse) - IX Cielo (Primo Mobile)
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