Suicidi e scialacquatori
Sono i violenti contro se stessi, rispettivamente nella persona e nel patrimonio; compaiono nel Canto XIII dell'Inferno, nella selva che occupa il secondo girone del VII Cerchio. Le anime dei suicidi sono imprigionate entro gli alberi della selva, poiché essi si sono separati violentemente dal proprio corpo; le Arpie, che popolano il girone, si nutrono delle foglie degli alberi e provocano sofferenza ai dannati. Quando i rami delle piante si spezzano esce sangue, insieme a un soffio d'aria che fa fuoriuscire parole e lamenti. Tra i suicidi Dante pone Pier della Vigna e un fiorentino non meglio precisato, di cui si dice solo che si impiccò in casa propria (forse fu il giudice Lotto degli Agli, che aveva ingiustamente condannato un innocente per denaro; secondo altri potrebbe essere Rocco dei Mozzi, suicida dopo avere sperperato tutto il patrimonio).
Gli scialacquatori invece corrono nudi tra la selva, inseguiti da nere cagne che, quando li raggiungono, li fanno a brandelli. Fra loro Dante include Lano da Siena (Arcolano da Squarcia), morto nel 1288 nell'imboscata tesa ai senesi dagli aretini presso Pieve al Toppo, e Iacopo da Sant'Andrea, figlio di Oderico da Monselice che morì assassinato nel 1239 per ordine di Ezzelino da Romano (gli antichi commentatori narrano dei suoi folli sperperi, come quello citato dal Lana secondo cui avrebbe dato fuoco a una sua villa per vedere un vasto incendio). Mentre il primo dannato riesce a sfuggire alle cagne, il secondo si accovaccia accanto al cespuglio del suicida fiorentino e le cagne sbranano lui e fanno strazio dell'arbusto.
Gli scialacquatori invece corrono nudi tra la selva, inseguiti da nere cagne che, quando li raggiungono, li fanno a brandelli. Fra loro Dante include Lano da Siena (Arcolano da Squarcia), morto nel 1288 nell'imboscata tesa ai senesi dagli aretini presso Pieve al Toppo, e Iacopo da Sant'Andrea, figlio di Oderico da Monselice che morì assassinato nel 1239 per ordine di Ezzelino da Romano (gli antichi commentatori narrano dei suoi folli sperperi, come quello citato dal Lana secondo cui avrebbe dato fuoco a una sua villa per vedere un vasto incendio). Mentre il primo dannato riesce a sfuggire alle cagne, il secondo si accovaccia accanto al cespuglio del suicida fiorentino e le cagne sbranano lui e fanno strazio dell'arbusto.
Personaggi e luoghi collegati
Arpie - Federico II di Svevia - Pier della Vigna - violenti - Virgilio
VII Cerchio
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