Lucifero (Satana)
Lucifero (Codex Altonensis)
Secondo una tradizione medievale che interpretava alcuni passi biblici, era uno dei Serafini, l'angelo più bello e luminoso del creato (il nome latino vuol proprio dire "portatore di luce"). Ribellatosi a Dio per superbia e invidia assieme ad altri angeli, fu sconfitto dall'arcangelo Michele e precipitato dal Cielo al centro della Terra, trasformandosi in un orrendo mostro e nel prinicipe dei diavoli. Sempre secondo questa tradizione, ripresa da Dante, al contatto con Lucifero la Terra si sarebbe ritratta dando origine alla voragine infernale nell'emisfero nord, alla montagna del Purgatorio in quello sud.
Dante lo descrive direttamente nel Canto XXXIV dell'Inferno, come un'enorme e orrida creatura, pelosa, dotata di tre facce su una sola testa e tre paia d'ali di pipistrello. Lucifero è confitto dalla cintola in giù nel ghiaccio di Cocito, quindi emerge solo il lato superiore del mostro; in ognuna delle tre bocche maciulla coi denti un peccatore (Bruto e Cassio ai lati, Giuda al centro, ovvero i tre principali traditori della tradizione biblico-classica), mentre con gli artigli graffia e scuoia la schiena di Giuda.
Le tre teste sono di diverso colore: quella al centro è vermiglia (rossa), quella a destra è tra bianca e gialla, quella a sinistra è simile al colore della pelle degli Etiopi (nera). I tre colori sono stati variamente interpretati, così come le tre facce, ma nessuna ipotesi è pienamente convicente. Il mostro sbatte le ali, producendo un vento freddo che fa ghiacciare le acque del lago di Cocito, dove sono confitti i traditori ripartiti nelle diverse zone (Caina, Antenòra, Tolomea, Giudecca). Piange con i sei occhi, e le lacrime gocciolano giù per i menti mescolandosi insieme alla bava sanguinolenta.
È stato osservato che il peccato di Lucifero consista proprio nel tradimento, poiché osò ribellarsi contro il suo Creatore, quindi non sorprende che Dante lo collochi al centro di Cocito, ovvero del IX Cerchio dove sono puniti i traditori. È anche una bizzarra parodia e un rovesciamento della Trinità, con le tre facce che ricordano le tre teste di Cerbero, e il vento che spira dalle sue ali che, secondo alcuni commentatori, alluderebbe al concetto dello Spirito Santo che procede dalle altre due Persone divine.
Dante e Virgilio si aggrappano al pelo del mostro e scendono lungo le sue costole, oltrepassando la crosta di ghiaccio e ritrovandosi nell'altro emisfero, dove di Lucifero sporgono le zampe. Una volta qui, i due poeti raggiungono una piccola apertura nella roccia, da dove iniziano a percorrere una "natural burella" (uno stretto budello sotterraneo) che mette in comunicazione il centro della Terra con la spiaggia del Purgatorio, posta agli antipodi di Gerusalemme.
Lucifero è altre volte citato da Dante lungo la discesa infernale, coi nomi di Satàn (VII, 1, nelle parole di Pluto), e Belzebù (XXXIV, 127), mentre in XXXIV, 20 è chiamato da Virgilio col nome Dite. In Par., IX, 127 ss. Folchetto di Marsiglia definisce Firenze come città generata da Lucifero, per via del maladetto fiore (il fiorino) che essa spande nel mondo diffondendo la corruzione ecclesiastica.
Per approfondire, ecco un breve video dal canale YouTube "La Divina Commedia in HD"
Dante lo descrive direttamente nel Canto XXXIV dell'Inferno, come un'enorme e orrida creatura, pelosa, dotata di tre facce su una sola testa e tre paia d'ali di pipistrello. Lucifero è confitto dalla cintola in giù nel ghiaccio di Cocito, quindi emerge solo il lato superiore del mostro; in ognuna delle tre bocche maciulla coi denti un peccatore (Bruto e Cassio ai lati, Giuda al centro, ovvero i tre principali traditori della tradizione biblico-classica), mentre con gli artigli graffia e scuoia la schiena di Giuda.
Le tre teste sono di diverso colore: quella al centro è vermiglia (rossa), quella a destra è tra bianca e gialla, quella a sinistra è simile al colore della pelle degli Etiopi (nera). I tre colori sono stati variamente interpretati, così come le tre facce, ma nessuna ipotesi è pienamente convicente. Il mostro sbatte le ali, producendo un vento freddo che fa ghiacciare le acque del lago di Cocito, dove sono confitti i traditori ripartiti nelle diverse zone (Caina, Antenòra, Tolomea, Giudecca). Piange con i sei occhi, e le lacrime gocciolano giù per i menti mescolandosi insieme alla bava sanguinolenta.
È stato osservato che il peccato di Lucifero consista proprio nel tradimento, poiché osò ribellarsi contro il suo Creatore, quindi non sorprende che Dante lo collochi al centro di Cocito, ovvero del IX Cerchio dove sono puniti i traditori. È anche una bizzarra parodia e un rovesciamento della Trinità, con le tre facce che ricordano le tre teste di Cerbero, e il vento che spira dalle sue ali che, secondo alcuni commentatori, alluderebbe al concetto dello Spirito Santo che procede dalle altre due Persone divine.
Dante e Virgilio si aggrappano al pelo del mostro e scendono lungo le sue costole, oltrepassando la crosta di ghiaccio e ritrovandosi nell'altro emisfero, dove di Lucifero sporgono le zampe. Una volta qui, i due poeti raggiungono una piccola apertura nella roccia, da dove iniziano a percorrere una "natural burella" (uno stretto budello sotterraneo) che mette in comunicazione il centro della Terra con la spiaggia del Purgatorio, posta agli antipodi di Gerusalemme.
Lucifero è altre volte citato da Dante lungo la discesa infernale, coi nomi di Satàn (VII, 1, nelle parole di Pluto), e Belzebù (XXXIV, 127), mentre in XXXIV, 20 è chiamato da Virgilio col nome Dite. In Par., IX, 127 ss. Folchetto di Marsiglia definisce Firenze come città generata da Lucifero, per via del maladetto fiore (il fiorino) che essa spande nel mondo diffondendo la corruzione ecclesiastica.
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Arpie - Bruto e Cassio - Caco - Caronte - centauri - Cerbero - Flegiàs - Furie - Gerione - giganti - Giuda - leone - lonza - lupa - Malacoda Malebranche - Medusa - arc. Michele - Minosse - Minotauro - Pluto/Plutone - Proserpina
IX Cerchio (Cocito) - Firenze
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IX Cerchio (Cocito) - Firenze