Folchetto di Marsiglia
Ritratto di Folchetto (miniatura)
Celebre poeta provenzale (in occitanico Folquet de Marseilla), di origine genovese pur essendo nato a Marsiglia, visse tra la seconda metà del XII sec. e il 1231. Fervente amatore, cantò con passione Azaleis de Roquemartine, moglie del visconte di Marsiglia, dalla cui corte dovette per questo allontanarsi. Pare che alla morte della donna Folchetto si fece monaco cistercense e nel 1201 fu eletto abate del monastero di Torronet. Divenuto nel 1205 vescovo di Tolosa, perseguitò con zelo gli Albigesi e aiutò san Domenico nell'istituzione dell'Ordine, accompagnandolo a Roma nel 1216 in occasione del Concilio Lateranense. Dante lo menziona in DVE, II, 6 dove cita la sua canzone Tan m'abellis l'amoros pensamen (il cui incipit è ripreso nelle parole messe in bocca ad Arnaut Daniel in Purg., XXVI, 140).
Il poeta lo colloca tra gli spiriti amanti del III Cielo di Venere, facendone uno dei protagonisti del Canto IX del Paradiso: dopo la fine del colloquio con Cunizza da Romano, Dante si rivolge all'anima che risplende accanto a lei e che la beata ha già indicato come qualcuno che ha lasciato sulla Terra buona fama, chiedendole di manifestarsi. Folchetto inizia una lunga perifrasi geografica con cui indica la città di Marsiglia come suo luogo natio, quindi rivela il proprio nome e dichiara di aver subìto in vita l'influsso amoroso del III Cielo, più di quanto non accadde a Didone, Fillide o Ercole. Questo influsso celeste, tuttavia, si è rivolto al bene, evitando la deviazione peccaminosa e facendo sì che lui e le altre anime ora godano della visione e della virtù divina. Folchetto intuisce che Dante desidera conoscere il nome anche dell'anima che risplende accanto a lui e quindi la rivela come Raab, la prostituta cananea che accolse in casa sua gli esploratori inviati da Giosuè e li nascose al re di Gerico che gli Ebrei assediavano; secondo Folchetto, Raab fu la prima anima ad essere assunta tra gli spiriti amanti di questo Cielo (forse dopo che Cristo trasse dal Limbo le anime dei patriarchi). Raab è l'emblema della vittoria di Giosuè in Terrasanta, quella terra di cui ora al papa importa ben poco: da qui Folchetto lancia una dura invettiva contro il clero e, in particolare, contro la città di Firenze che produce e spande il maladetto fiore (il fiorino), causa prima della corruzione ecclesiastica e del fatto che i chierici studiano e leggono solo i Decretali, cioè i libri di diritto canonico. Folchetto conclude con l'oscura profezia secondo cui presto Roma e il Vaticano saranno liberi dall'avoltero, dalla profanazione perpetrata da questi ecclesiastici simoniaci (non sappiamo a cosa intenda riferirsi).
Il poeta lo colloca tra gli spiriti amanti del III Cielo di Venere, facendone uno dei protagonisti del Canto IX del Paradiso: dopo la fine del colloquio con Cunizza da Romano, Dante si rivolge all'anima che risplende accanto a lei e che la beata ha già indicato come qualcuno che ha lasciato sulla Terra buona fama, chiedendole di manifestarsi. Folchetto inizia una lunga perifrasi geografica con cui indica la città di Marsiglia come suo luogo natio, quindi rivela il proprio nome e dichiara di aver subìto in vita l'influsso amoroso del III Cielo, più di quanto non accadde a Didone, Fillide o Ercole. Questo influsso celeste, tuttavia, si è rivolto al bene, evitando la deviazione peccaminosa e facendo sì che lui e le altre anime ora godano della visione e della virtù divina. Folchetto intuisce che Dante desidera conoscere il nome anche dell'anima che risplende accanto a lui e quindi la rivela come Raab, la prostituta cananea che accolse in casa sua gli esploratori inviati da Giosuè e li nascose al re di Gerico che gli Ebrei assediavano; secondo Folchetto, Raab fu la prima anima ad essere assunta tra gli spiriti amanti di questo Cielo (forse dopo che Cristo trasse dal Limbo le anime dei patriarchi). Raab è l'emblema della vittoria di Giosuè in Terrasanta, quella terra di cui ora al papa importa ben poco: da qui Folchetto lancia una dura invettiva contro il clero e, in particolare, contro la città di Firenze che produce e spande il maladetto fiore (il fiorino), causa prima della corruzione ecclesiastica e del fatto che i chierici studiano e leggono solo i Decretali, cioè i libri di diritto canonico. Folchetto conclude con l'oscura profezia secondo cui presto Roma e il Vaticano saranno liberi dall'avoltero, dalla profanazione perpetrata da questi ecclesiastici simoniaci (non sappiamo a cosa intenda riferirsi).
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Beatrice - spiriti amanti - Carlo Martello - Cunizza da Romano - san Domenico
Firenze - Roma - III Cielo (di Venere)
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