Cunizza da Romano
Ultimogenita di Ezzelino II da Romano, signore di Treviso, sorella del più famigerato Ezzelino III (incluso da Dante fra i violenti contro il prossimo, dannati nel primo girone del VII Cerchio dell'Inferno), nacque intorno al 1198 e sposò nel 1222 Riccardo di San Bonifacio, signore di Verona. Il matrimonio aveva lo scopo di suggellare la pace tra le due famiglie, ma in seguito ci fu una nuova rottura e, come conseguenza, il clamoroso rapimento di Cunizza da parte del trovatore Sordello da Goito, probabilmente per iniziativa del fratello di lei Ezzelino (non è da escludere, tuttavia, che tra i due ci fosse una concreta relazione amorosa). Più incerte le notizie sul suo conto dopo l'allontanamento di Sordello dalla corte dei da Romano, a eccezione di quelle forniteci dal cronista padovano Rolandino (autore di una Cronica nel 1260), secondo il quale la donna avrebbe avuto un'altra relazione con un Enrico da Bovio, giudice trevigiano con cui fuggì e che fu poi ucciso, e si sarebbe sposata altre due volte. Dopo la fine della potenza dei da Romano, Cunizza lasciò forse la Marca Trevigiana e secondo alcuni documenti sarebbe stata a Firenze tra 1265 e 1279, intenta ad opere pietose; non è escluso che Dante l'abbia conosciuta in tale occasione, per quanto non ci siano conferme dirette. Morì nel 1279 o poco dopo, venendo ben presto raffigurata come una donna dai costumi spregiudicati e libertini in campo amoroso, successivamente ravvedutasi e dedita a una vita pia e ad opere di carità (questo spiega in gran parte il suo destino ultraterreno nel poema).
Dante la colloca infatti tra gli spiriti amanti del III Cielo di Venere, facendone una dei protagonisti del Canto IX del Paradiso: dopo l'oscura profezia di Carlo Martello sulla sua discendenza, Dante si rivolge a un'altra luce che sfolgora nella beatitudine del Cielo e la invita a manifestarsi. Essa inizia a parlare indicando il suo luogo di nascita come il colle di Romano nella Marca Trevigiana, da cui discese Ezzelino III che esercitò su quelle terre il suo dominio tirannico: si presenta come sorella di quest'ultimo, dicendo di discendere dalla sua stessa radice (smentendo quindi la leggenda che voleva Ezzelino generato dal demonio) e rivelandosi come Cunizza. Dichiara di presentarsi nel III Cielo per aver subìto l'influsso di quella stella, quindi per essere stata uno spirito amante, cosa che però perdona a se stessa e di cui non si rammarica, anche se ciò, spiega, può sembrare difficile da comprendere. A questo punto la beata indica un'altra luce accanto a lei (Folchetto di Marsiglia) e, pur non facendone il nome, afferma che lasciò grande fama di sé nel mondo, cosa che dovrebbe indurre gli uomini a ricercare l'eccellenza: ciò non sembra stare a cuore agli abitanti della Marca Trevigiana, per cui ella prevede che ben presto i Padovani arrosseranno col loro sangue le acque del Bacchiglione, il fiume di Vicenza (probabile allusione alla vittoria dei Ghibellini di Vicenza, aiutati da Cangrande della Scala, sui Guelfi padovani nella battaglia del 1314). Cunizza profetizza anche la prossima fine violenta di Rizzardo da Camino, figlio del buon Gherardo citato da Marco Lombardo in Purg., XVI, 124), signore e tiranno di Treviso che sarà ucciso in seguito a una congiura, e l'indeterminato castigo che subirà la città di Feltre a causa del suo vescovo, Alessandro Novello di Treviso, che nel luglio 1314 consegnò al vicario angioino di Ferrara alcuni fuorusciti ferraresi che furono poi decapitati. Cunizza conferma la veridicità delle sue predizioni affermando di aver letto tutto ciò nella mente dei Troni (la gerarchia angelica preposta al VII Cielo di Saturno) in cui si riflette la mente di Dio, quindi il colloquio si interrompe.
Dante la colloca infatti tra gli spiriti amanti del III Cielo di Venere, facendone una dei protagonisti del Canto IX del Paradiso: dopo l'oscura profezia di Carlo Martello sulla sua discendenza, Dante si rivolge a un'altra luce che sfolgora nella beatitudine del Cielo e la invita a manifestarsi. Essa inizia a parlare indicando il suo luogo di nascita come il colle di Romano nella Marca Trevigiana, da cui discese Ezzelino III che esercitò su quelle terre il suo dominio tirannico: si presenta come sorella di quest'ultimo, dicendo di discendere dalla sua stessa radice (smentendo quindi la leggenda che voleva Ezzelino generato dal demonio) e rivelandosi come Cunizza. Dichiara di presentarsi nel III Cielo per aver subìto l'influsso di quella stella, quindi per essere stata uno spirito amante, cosa che però perdona a se stessa e di cui non si rammarica, anche se ciò, spiega, può sembrare difficile da comprendere. A questo punto la beata indica un'altra luce accanto a lei (Folchetto di Marsiglia) e, pur non facendone il nome, afferma che lasciò grande fama di sé nel mondo, cosa che dovrebbe indurre gli uomini a ricercare l'eccellenza: ciò non sembra stare a cuore agli abitanti della Marca Trevigiana, per cui ella prevede che ben presto i Padovani arrosseranno col loro sangue le acque del Bacchiglione, il fiume di Vicenza (probabile allusione alla vittoria dei Ghibellini di Vicenza, aiutati da Cangrande della Scala, sui Guelfi padovani nella battaglia del 1314). Cunizza profetizza anche la prossima fine violenta di Rizzardo da Camino, figlio del buon Gherardo citato da Marco Lombardo in Purg., XVI, 124), signore e tiranno di Treviso che sarà ucciso in seguito a una congiura, e l'indeterminato castigo che subirà la città di Feltre a causa del suo vescovo, Alessandro Novello di Treviso, che nel luglio 1314 consegnò al vicario angioino di Ferrara alcuni fuorusciti ferraresi che furono poi decapitati. Cunizza conferma la veridicità delle sue predizioni affermando di aver letto tutto ciò nella mente dei Troni (la gerarchia angelica preposta al VII Cielo di Saturno) in cui si riflette la mente di Dio, quindi il colloquio si interrompe.
Personaggi e luoghi collegati
Beatrice - spiriti amanti - Cangrande della Scala - Carlo Martello - Folchetto di Marsiglia - Sordello
III Cielo (di Venere)
Beatrice - spiriti amanti - Cangrande della Scala - Carlo Martello - Folchetto di Marsiglia - Sordello
III Cielo (di Venere)