Lupa
G. Doré, Dante e la lupa
È la terza delle tre fiere incontrate da Dante nella selva oscura, nel Canto I dell'Inferno. La lupa è univocamente interpretata come allegoria dell'avarizia-cupidigia, la più grave delle tre disposizioni peccaminose che impediscono a Dante la salita del colle (la lonza è la lussuria, il leone è la superbia); già san Paolo definiva l'avarizia radix omnium malorum (radice di tutti i mali, I Tim., VI, 10) ed è chiaro che l'avarizia rappresenta per Dante la causa prima del disordine morale e politico in cui versava l'Italia del primo Trecento, simboleggiato anche dalla selva oscura. Virgilio, dopo aver tratto in salvo Dante dalla belva, gli profetizza l'avvento del veltro, un misterioso personaggio (forse da identificare con Cangrande Della Scala) destinato a ricacciare la lupa nell'Inferno, cioè a liberare l'Italia dall'avarizia e ristabilire la giustizia.
Lo stesso Plutone, custode demoniaco del III cerchio dell'Inferno, è definito da Virgilio un lupo (Inf., VII, 8) e la lupa ritorna nella famosa apostrofe di Purg., XX, 10-12 (Maladetta sie tu, antica lupa, / che più di tutte l'altre bestie hai preda / per la tua fame sanza fine cupa), dove si parla proprio del peccato di avarizia espiato nella V cornice.
Questo animale è del resto accostato al peccato di avarizia in molti bestiari medievali, inoltre in Purg., XIV, 49-51 Guido del Duca allude ai Fiorentini chiamandoli lupi, con evidente accenno al peccato di avarizia di cui erano esempio. L'accusa di avarizia viene rivolta a Firenze anche in Par., IX, 127 ss., dove Folchetto di Marsiglia definisce Firenze come città del demonio che produce e spande il maladetto fiore / c'ha disviate le pecore e gli agni, / però che fatto ha lupo del pastore. Il fiore è naturalmente il fiorino, colpevole di trasformare pecore e agnelli del gregge cristiano in lupi famelici.
Lo stesso Plutone, custode demoniaco del III cerchio dell'Inferno, è definito da Virgilio un lupo (Inf., VII, 8) e la lupa ritorna nella famosa apostrofe di Purg., XX, 10-12 (Maladetta sie tu, antica lupa, / che più di tutte l'altre bestie hai preda / per la tua fame sanza fine cupa), dove si parla proprio del peccato di avarizia espiato nella V cornice.
Questo animale è del resto accostato al peccato di avarizia in molti bestiari medievali, inoltre in Purg., XIV, 49-51 Guido del Duca allude ai Fiorentini chiamandoli lupi, con evidente accenno al peccato di avarizia di cui erano esempio. L'accusa di avarizia viene rivolta a Firenze anche in Par., IX, 127 ss., dove Folchetto di Marsiglia definisce Firenze come città del demonio che produce e spande il maladetto fiore / c'ha disviate le pecore e gli agni, / però che fatto ha lupo del pastore. Il fiore è naturalmente il fiorino, colpevole di trasformare pecore e agnelli del gregge cristiano in lupi famelici.
Luoghi e personaggi collegati
Arpie - Caco - Caronte - centauri - Cerbero - Flegiàs - Furie - Gerione - giganti - leone - lonza - Lucifero - Malacoda - Malebranche - Medusa Minosse - Minotauro - Pluto/Plutone - Proserpina
selva oscura - IV Cerchio - V Cornice - Cangrande Della Scala
Arpie - Caco - Caronte - centauri - Cerbero - Flegiàs - Furie - Gerione - giganti - leone - lonza - Lucifero - Malacoda - Malebranche - Medusa Minosse - Minotauro - Pluto/Plutone - Proserpina
selva oscura - IV Cerchio - V Cornice - Cangrande Della Scala