Minotauro

Un'antica immagine del Minotauro
Personaggio della mitologia classica, nato dalla mostruosa unione di Pasifae, moglie del re di Creta Minosse, e di un bellissimo toro bianco di cui la donna si era invaghita. Il mostro fu relegato nel labirinto creato da Dedalo e ucciso da Teseo con l'aiuto di Arianna, figlia di Minosse, che gli fornì il filo necessario a ritrovare l'uscita.
Dante lo colloca a guardia del VII Cerchio dell'Inferno dove sono puniti i violenti e lo introduce all'inizio del Canto XII. Il mostro, non appena vede Dante e Virgilio, si morde dalla rabbia ma il poeta latino lo ammansisce ricordandogli che nessuno dei due è Teseo e che Dante non è lì ammaestrato dalla sorella Arianna, bensì per vedere le pene dei dannati. Il demone a quel punto si allontana saltellando come un toro che ha ricevuto il colpo mortale.
Il Minotauro era spesso accostato al peccato di lussuria per le sue mostruose origini (Pasifae aveva fatto costruire una falsa vacca nella quale nascondersi ed essere ingravidata dal toro), tuttavia Dante ne fa il simbolo della violenza in quanto condivide natura umana e bestiale. Alcuni commentatori hanno ipotizzato che il Medioevo, Dante incluso, lo rappresentasse con corpo taurino e testa umana, ma è quasi certo che Dante lo intendesse secondo l'iconografia classica, con corpo umano e testa di toro.
Dante lo colloca a guardia del VII Cerchio dell'Inferno dove sono puniti i violenti e lo introduce all'inizio del Canto XII. Il mostro, non appena vede Dante e Virgilio, si morde dalla rabbia ma il poeta latino lo ammansisce ricordandogli che nessuno dei due è Teseo e che Dante non è lì ammaestrato dalla sorella Arianna, bensì per vedere le pene dei dannati. Il demone a quel punto si allontana saltellando come un toro che ha ricevuto il colpo mortale.
Il Minotauro era spesso accostato al peccato di lussuria per le sue mostruose origini (Pasifae aveva fatto costruire una falsa vacca nella quale nascondersi ed essere ingravidata dal toro), tuttavia Dante ne fa il simbolo della violenza in quanto condivide natura umana e bestiale. Alcuni commentatori hanno ipotizzato che il Medioevo, Dante incluso, lo rappresentasse con corpo taurino e testa umana, ma è quasi certo che Dante lo intendesse secondo l'iconografia classica, con corpo umano e testa di toro.