Traditori degli ospiti
Sono i dannati della terza zona (Tolomea) del IX Cerchio dell'Inferno, detta così dal nome di Tolomeo XIV che assassinò a tradimento Pompeo rifugiatosi in Egitto dopo la sconfitta di Farsàlo (o forse da Tolomeo governatore di Gerico, che uccise Simone Maccabeo e i suoi figli dopo averli invitati a un banchetto). La pena di questi dannati è descritta nel Canto XXXIII dell'Inferno e consiste nell'essere imprigionati nel lago ghiacciato di Cocito, dal quale emerge solo la testa rivolta all'ingiù, così che le lacrime si congelano e chiudono loro gli occhi impedendo loro di sfogare il dolore. Dante include fra loro frate Alberigo dei Manfredi, uno dei capi di parte guelfa di Faenza e che fin dal 1267 appartenne ai frati godenti. Essendo in discordia con alcuni parenti (Manfredo e Alberghetto) e fingendo di volersi riappacificare con loro, li invitò a pranzo nella villa di Cesate con l'intenzione di trucidarli: infatti alla fine del pasto, al segnale convenuto di portare la frutta, i servi di Alberigo entrarono e uccisero i suoi congiunti (il fatto avvenne nel 1285). Alberigo indica anche un suo compagno di pena, quel Branca Doria della famosa famiglia ghibellina di Genova che ebbe vari incarichi politici in Sardegna e che è qui condannato per l'uccisione del suocero Michele Zanche, assassinato proditoriamente durante un banchetto con l'aiuto di un nipote (il fatto avvenne forse nel 1275 o nel 1290: Michele Zanche è posto da Dante fra i barattieri della V Bolgia). Branca Doria morì dopo il 1325, vale a dire dopo la morte del poeta: il fatto si spiega perché, come dichiara Alberigo a Dante, spesso l'anima del traditore dell'ospite appena compiuto il peccato lascia il corpo in balìa di un demone e precipita subito in Cocito, mentre il corpo continua a vivere sulla Terra fino alla sua morte naturale. La cosa colpisce molto Dante, che alla fine dell'episodio non mantiene la promessa fatta ad Alberigo di togliergli il ghiaccio dagli occhi e si abbandona a una dura invettiva contro i Genovesi, uomini pieni di ogni vizio.