Belacqua
Personaggio di cui si hanno scarse notizie e che i commentatori antichi indicarono come un liutaio fiorentino amico di Dante, uomo assai noto per la sua pigrizia. Alcuni documenti notarili citano un Duccius vocatus Belaqua, ancora vivo nel 1299 e già morto nel 1302, quindi fortemente indiziato di essere il personaggio dantesco: pare facesse il testimone di professione ed era tanto pigro che si giustificava con la frase aristotelica sedendo et quiescendo anima efficitur sapiens, «sedendo e riposando l'anima diventa saggia» (al che Dante gli avrebbe risposto: «Per certo, se per sedere si diventa savio, niuno fu mai più savio di te» (la testimonianza è dell'Anonimo Fiorentino).
Dante lo colloca tra le anime dei pigri a pentirsi, che devono attendere nell'Antipurgatorio tutto il tempo della loro vita (Purg., IV, 97 ss.). Arrivati faticosamente al primo balzo della montagna, Dante e Virgilio vedono una gran roccia all'ombra della quale si riparano alcune anime, dall'aspetto negligente: Belacqua è fra queste e apostrofa Dante con parole ironiche, mentre sta seduto con le braccia attorno alle ginocchia e la testa bassa. Dante lo riconosce e va verso di lui, rallegrandosi di vederlo tra le anime salve e chiedendogli cosa attende per salire la montagna. Belaqua ribatte che salire sarebbe inutile, perché l'angelo guardiano sulla porta del Purgatorio non lo ammetterebbe alle Cornici prima che sia trascorso tutto il tempo della sua vita, a meno che delle preghiere di un cuore in grazia di Dio non accorcino la sua attesa. Richiamato da Virgilio, Dante pone fine al colloquio e si allontana.
Dante lo colloca tra le anime dei pigri a pentirsi, che devono attendere nell'Antipurgatorio tutto il tempo della loro vita (Purg., IV, 97 ss.). Arrivati faticosamente al primo balzo della montagna, Dante e Virgilio vedono una gran roccia all'ombra della quale si riparano alcune anime, dall'aspetto negligente: Belacqua è fra queste e apostrofa Dante con parole ironiche, mentre sta seduto con le braccia attorno alle ginocchia e la testa bassa. Dante lo riconosce e va verso di lui, rallegrandosi di vederlo tra le anime salve e chiedendogli cosa attende per salire la montagna. Belaqua ribatte che salire sarebbe inutile, perché l'angelo guardiano sulla porta del Purgatorio non lo ammetterebbe alle Cornici prima che sia trascorso tutto il tempo della sua vita, a meno che delle preghiere di un cuore in grazia di Dio non accorcino la sua attesa. Richiamato da Virgilio, Dante pone fine al colloquio e si allontana.
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Firenze - porta del Purgatorio - spiaggia del Purgatorio
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