Adriano V
Ritratto di Adriano V
Ottobono Fieschi, dell'antica famiglia genovese dei conti di Lavagna, nacque fra 1210 e 1215. Fatto cardinale dallo zio Innocenzo IV, ebbe diversi incarichi in Curia e fu al servizio della politica dello zio e dei papi successivi; fu eletto papa l'11 luglio 1276 e trasferì la sua sede a Viterbo. Non più giovane e dalla salute malferma, morì dopo solo 38 giorni di pontificato, il 18 ag. 1276. Della sua avidità non c'è traccia evidente nei documenti ed è opinione comune che Dante lo abbia confuso con Adriano IV (1154-1159), di cui Giovanni di Salisbury nel Policraticus (opera che poteva essere nota al poeta, anche indirettamente) diceva essere attaccato al denaro e al potere, e che aveva trovato nel pontificato tante amarezze e miserie (le sue parole sembrano tradotte alla lettera nel passo dantesco).
Dante include Adriano V fra gli avari e prodighi della V Cornice del Purgatorio, facendone il protagonista della seconda parte del Canto XIX: Virgilio chiede alle anime stese a terra di indicar loro la via per salire alla Cornice seguente e una di queste, Adriano, risponde dicendo di procedere verso sinistra. Dante ottiene dal maestro il permesso di parlare col penitente e gli chiede di spiegarli la natura del suo peccato e di dirgli il suo nome. Adriano risponde presentandosi come papa (successore di Pietro) e di essere nato a Lavagna, in Liguria; fu pontefice per poco più di un mese, in cui sperimentò quanto è pesante la responsabilità di quella carica. Divenuto papa in tarda età, capì di essere stato troppo avido e ambizioso e si pentì, poiché vide che non era possibile acquisire una carica più alta. Adriano spiega poi che la pena di queste anime consiste nell'essere rivolte a terra, come in vita furono attaccate ai beni materiali, volgendo le spalle al cielo poiché in vita trascurarono i beni spirituali. Dante si inginocchia accanto a lui in segno di riverenza, ma Adriano lo esorta a rialzarsi e afferma di essere sullo stesso piano del poeta in quanto creatura di Dio, poiché nell'Oltremondo le dignità terrene non hanno alcun significato. Il penitente invita quindi Dante ad allontanarsi, dal momento che il colloquio sta rallentando la sua espiazione: ricorda infine la nipote Alagia, giovane piena di virtù, che spera non sia traviata dalla corruzione della sua casata (è la sola da cui Adriano possa attendere preghiere che accorcino la sua presenza in Purgatorio).
Dante include Adriano V fra gli avari e prodighi della V Cornice del Purgatorio, facendone il protagonista della seconda parte del Canto XIX: Virgilio chiede alle anime stese a terra di indicar loro la via per salire alla Cornice seguente e una di queste, Adriano, risponde dicendo di procedere verso sinistra. Dante ottiene dal maestro il permesso di parlare col penitente e gli chiede di spiegarli la natura del suo peccato e di dirgli il suo nome. Adriano risponde presentandosi come papa (successore di Pietro) e di essere nato a Lavagna, in Liguria; fu pontefice per poco più di un mese, in cui sperimentò quanto è pesante la responsabilità di quella carica. Divenuto papa in tarda età, capì di essere stato troppo avido e ambizioso e si pentì, poiché vide che non era possibile acquisire una carica più alta. Adriano spiega poi che la pena di queste anime consiste nell'essere rivolte a terra, come in vita furono attaccate ai beni materiali, volgendo le spalle al cielo poiché in vita trascurarono i beni spirituali. Dante si inginocchia accanto a lui in segno di riverenza, ma Adriano lo esorta a rialzarsi e afferma di essere sullo stesso piano del poeta in quanto creatura di Dio, poiché nell'Oltremondo le dignità terrene non hanno alcun significato. Il penitente invita quindi Dante ad allontanarsi, dal momento che il colloquio sta rallentando la sua espiazione: ricorda infine la nipote Alagia, giovane piena di virtù, che spera non sia traviata dalla corruzione della sua casata (è la sola da cui Adriano possa attendere preghiere che accorcino la sua presenza in Purgatorio).
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