Avari e prodighi
Sono i penitenti che scontano la loro pena nella V Cornice del Purgatorio, colpevoli di eccessivo attaccamento ai beni terreni, sia nel senso della cupidigia sia in quello opposto della prodigalità (sono gli unici peccatori del Purgatorio dantesco a scontare nella stessa Cornice peccati opposti, parallelamente agli avari e prodighi del IV Cerchio dell'Inferno). La pena è identica per entrambe le schiere di penitenti e consiste nell'essere legati e stesi sul pavimento roccioso della Cornice, con le spalle rivolte al cielo e il volto a terra, così come in vita furono rivolti ai beni materiali. Recitano il versetto 25 del Salmo CXVIII, Adhaesit pavimento anima mea («la mia anima si è stesa sul pavimento») e durante il giorno dichiarano esempi di povertà e liberalità, mentre di notte ne ricordano altri di avarizia punita, con voce più o meno alta a seconda dell'intensità del sentimento che li pungola. Dante include tra questi penitenti papa Adriano V (Canto XIX) e il re di Francia Ugo Capeto (Canto XX), entrambi fra gli avari, e il poeta latino Stazio (Canti XXI-XXII), posto fra i prodighi.
Personaggi e luoghi collegati
superbi - invidiosi - iracondi - accidiosi - golosi - lussuriosi - Adriano V - Ugo Capeto - Stazio - Virgilio
IV Cerchio - V Cornice
superbi - invidiosi - iracondi - accidiosi - golosi - lussuriosi - Adriano V - Ugo Capeto - Stazio - Virgilio
IV Cerchio - V Cornice