Ugo Capeto
Ugo Capeto, miniatura del XIV sec.
Re di Francia, vissuto tra il 941 e il 996, figlio di Ugo I il Grande
cui succedette nel 956 come duca dei Franchi. Morto il re Lotario (986) e
poi il figlio di lui Lodovico (987), Ugo venne eletto re a Noyon e
incoronato a Reims in quello stesso anno. Si assicurò l'appoggio
imperiale, rinunciando alle pretese sulla Lorena, quindi sostenne dure
lotte contro Eude, conte di Chartres. Nel 987 fece consacrare il figlio,
Roberto I, assicurando così la successione ereditaria alla sua famiglia
e fondando di fatto la dinastia capetingia.
Dante lo include fra gli avari e prodighi della V Cornice del Purgatorio, facendone il protagonista del Canto XX della II Cantica. È quasi certo che lo confonda in parte col padre, Ugo I il Grande, che fu il vero fondatore della dinastia dei Capetingi, mentre erroneamente afferma che il personaggio da lui citato fosse nato da un beccaio di Parigi: forse Dante si rifà a una leggenda contenuta nella Chanson de geste de Hugues Capet, dove Ugo è detto figlio della figlia di un beccaio, mentre F. Villon nella Ballade de l'appel (vv. 9-10) dichiara che il sovrano fu in effetti discendente da un macellaio.
Dopo aver concluso il suo colloquio con l'anima di Adriano V, Dante procede nella Cornice e sente un'altra anima che pronuncia esempi di liberalità. Si avvicina al penitente che crede abbia parlato, chiedendogli il suo nome e il motivo per cui lui solo invoca gli esempi, promettendo di citarlo una volta tornato sulla Terra. Il peccatore si presenta come capostipite della dinastia che regna attualmente sulla Francia e che nuoce a tutta la Cristianità, profetizzando la vendetta che le Fiandre consumeranno ai danni di Filippo il Bello: si presenta quindi come Ugo Capeto, figlio di un macellaio di Parigi e divenuto re di Francia dopo la morte di tutti i Carolingi, tranne uno chiuso in un convento. Una volta consolidato il suo potere, si associò al trono il figlio, con cui la dinastia di fatto ebbe inizio. Finché la monarchia francese non ebbe annesso il dominio provenzale, i re capetingi non realizzarono né grandi imprese né malefatte: da allora, tuttavia, iniziarono a compiere atti di violenza e frode, come l'occupazione di Normandia e Guascogna ad opera di Filippo il Bello, l'invasione del regno di Napoli e l'uccisione di Corradino e san Tommaso d'Aquino da parte di Carlo I d'Angiò, l'azione di Carlo di Valois a Firenze nel 1301, la vendita della figlia da parte di Carlo II d'Angiò, l'oltraggio di Anagni perpetrato dagli emissari di Filippo il Bello ai danni di papa Bonifacio VIII, la soppressione dell'ordine dei Templari ad opera del medesimo sovrano. Dopo aver invocato la vendetta divina contro i suoi discendenti, Ugo Capeto spiega a Dante che lui e i compagni di pena citano gli esempi di liberalità durante il giorno e quelli di avarizia punita durante la notte, tra cui quelli di Pigmalione, re Mida, Acan, Safira e il marito, Eliodoro, Polinestore, Crasso. Tutti i penitenti li dichiarano, ma con voce più o meno alta a seconda dello stimolo del sentimento che avvertono in quel momento, quindi Ugo non era il solo a parlare.
Dante lo include fra gli avari e prodighi della V Cornice del Purgatorio, facendone il protagonista del Canto XX della II Cantica. È quasi certo che lo confonda in parte col padre, Ugo I il Grande, che fu il vero fondatore della dinastia dei Capetingi, mentre erroneamente afferma che il personaggio da lui citato fosse nato da un beccaio di Parigi: forse Dante si rifà a una leggenda contenuta nella Chanson de geste de Hugues Capet, dove Ugo è detto figlio della figlia di un beccaio, mentre F. Villon nella Ballade de l'appel (vv. 9-10) dichiara che il sovrano fu in effetti discendente da un macellaio.
Dopo aver concluso il suo colloquio con l'anima di Adriano V, Dante procede nella Cornice e sente un'altra anima che pronuncia esempi di liberalità. Si avvicina al penitente che crede abbia parlato, chiedendogli il suo nome e il motivo per cui lui solo invoca gli esempi, promettendo di citarlo una volta tornato sulla Terra. Il peccatore si presenta come capostipite della dinastia che regna attualmente sulla Francia e che nuoce a tutta la Cristianità, profetizzando la vendetta che le Fiandre consumeranno ai danni di Filippo il Bello: si presenta quindi come Ugo Capeto, figlio di un macellaio di Parigi e divenuto re di Francia dopo la morte di tutti i Carolingi, tranne uno chiuso in un convento. Una volta consolidato il suo potere, si associò al trono il figlio, con cui la dinastia di fatto ebbe inizio. Finché la monarchia francese non ebbe annesso il dominio provenzale, i re capetingi non realizzarono né grandi imprese né malefatte: da allora, tuttavia, iniziarono a compiere atti di violenza e frode, come l'occupazione di Normandia e Guascogna ad opera di Filippo il Bello, l'invasione del regno di Napoli e l'uccisione di Corradino e san Tommaso d'Aquino da parte di Carlo I d'Angiò, l'azione di Carlo di Valois a Firenze nel 1301, la vendita della figlia da parte di Carlo II d'Angiò, l'oltraggio di Anagni perpetrato dagli emissari di Filippo il Bello ai danni di papa Bonifacio VIII, la soppressione dell'ordine dei Templari ad opera del medesimo sovrano. Dopo aver invocato la vendetta divina contro i suoi discendenti, Ugo Capeto spiega a Dante che lui e i compagni di pena citano gli esempi di liberalità durante il giorno e quelli di avarizia punita durante la notte, tra cui quelli di Pigmalione, re Mida, Acan, Safira e il marito, Eliodoro, Polinestore, Crasso. Tutti i penitenti li dichiarano, ma con voce più o meno alta a seconda dello stimolo del sentimento che avvertono in quel momento, quindi Ugo non era il solo a parlare.
Personaggi e luoghi collegati
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V Cornice - Firenze - Napoli
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