Carlo I d'Angiò
A. di Cambio, Statua di Carlo I d'Angiò
Figlio di Luigi VIII re di Francia (1226-1285), ebbe la contea di Anjou (Angiò) e del Maine, ottenendo poi la Provenza grazie alle nozze con Beatrice erede di quel dominio (1246). Nel 1263 accettò la corona di re di Sicilia offertagli dal papa in lotta con gli Svevi: aiutato dalla Curia e dai banchieri toscani, riunì a Roma un forte esercito con cui il 26 febbraio 1266 sconfisse Manfredi a Benevento. Dopo due anni riconfermò il possesso del regno battendo Corradino a Tagliacozzo e fece valere la sua influenza come vicario del papa e capo del Guelfismo in varie regioni del Nord e del Centro Italia. Seguì il fratello Luigi IX re di Francia nelle Crociate, ottenendo in seguito il titolo di re di Gerusalemme (1277). La sua politica dispendiosa e il malgoverno in Sicilia provocarono la cosiddetta rivolta del Vespro (1282), in seguito alla quale l'isola fu conquistata dagli Aragonesi: Carlo avrebbe voluto risolvere la questione con un duello con Pietro d'Aragona, che tuttavia non ebbe luogo per reciproca diffidenza. Ci fu una guerra e in seguito alla sconfitta della sua flotta nel Golfo di Napoli (1284) il suo stesso erede, Carlo II, fu fatto prigioniero.
Dante lo include fra i principi negligenti della valletta dell'Antipurgatorio, mostrati a lui e Virgilio da Sordello, vicino proprio a Pietro d'Aragona con cui sembra andare perfettamente d'accordo contrariamente a quanto accadde in vita (Purg., VII, 112 ss.). Nonostante la sua salvezza, il poeta ne dà spesso un giudizio estremamente negativo: in Purg., XX, 67-69 Ugo Capeto lo accusa di essersi impadronito con la forza del regno di Napoli e in seguito di aver fatto giustiziare Corradino; adombra anche l'accusa, peraltro non provata, di aver provocato la morte di san Tommaso d'Aquino. In Par., VIII, 73 ss. Carlo Martello (figlio di Carlo II e perciò nipote di Carlo I) parla della mala segnoria degli Angioini in Sicilia, che avrebbe causato la rivolta del Vespro; altrove Dante sembra invece adombrare una congiura papale e bizantina contro il sovrano, come in Inf., XIX, 97-99 dove il poeta accusa Niccolò III di essere stato corrotto per farsi contra Carlo ardito (tale accusa non trova conferme dirette). Nel citato passo del Canto VII del Purgatorio Dante sottolinea comunque che il figlio e successore di Carlo I, Carlo II lo Zoppo, fu a lui inferiore e di questo si dolgono sia la Provenza, sia il regno di Napoli che ora sono soggetti al suo dominio.
Dante lo include fra i principi negligenti della valletta dell'Antipurgatorio, mostrati a lui e Virgilio da Sordello, vicino proprio a Pietro d'Aragona con cui sembra andare perfettamente d'accordo contrariamente a quanto accadde in vita (Purg., VII, 112 ss.). Nonostante la sua salvezza, il poeta ne dà spesso un giudizio estremamente negativo: in Purg., XX, 67-69 Ugo Capeto lo accusa di essersi impadronito con la forza del regno di Napoli e in seguito di aver fatto giustiziare Corradino; adombra anche l'accusa, peraltro non provata, di aver provocato la morte di san Tommaso d'Aquino. In Par., VIII, 73 ss. Carlo Martello (figlio di Carlo II e perciò nipote di Carlo I) parla della mala segnoria degli Angioini in Sicilia, che avrebbe causato la rivolta del Vespro; altrove Dante sembra invece adombrare una congiura papale e bizantina contro il sovrano, come in Inf., XIX, 97-99 dove il poeta accusa Niccolò III di essere stato corrotto per farsi contra Carlo ardito (tale accusa non trova conferme dirette). Nel citato passo del Canto VII del Purgatorio Dante sottolinea comunque che il figlio e successore di Carlo I, Carlo II lo Zoppo, fu a lui inferiore e di questo si dolgono sia la Provenza, sia il regno di Napoli che ora sono soggetti al suo dominio.
Personaggi e luoghi collegati
Carlo II d'Angiò - Carlo Martello - Corrado Malaspina - Filippo il Bello - Manfredi - Niccolò III - Sordello - Ugo Capeto - Virgilio - Nino Visconti
Napoli - Roma - Antipurgatorio - valletta
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