Guido da Montefeltro
Uomo politico e condottiero, nato verso il 1220 e morto (forse ad Assisi) nel 1298; tenace Ghibellino, fu sostenitore di Corradino di Svevia, combatté contro Siena, Bologna e i Guelfi, partecipando attivamente alle lotte intestine della Romagna. Riconciliatosi con la Chiesa (1283), fu confinato ad Asti e in seguito fu capitano del popolo a Pisa, che difese con successo contro Firenze. Tornato in Romagna, si impadronì di Urbino di cui si fece signore (1292) e si sottomise poi a Bonifacio VIII nel 1295, entrando infine nell'Ordine francescano. Fu ammirato dai contemporanei per il suo valore militare e la sua astuzia e Dante lo loda in Conv., IV, 28; non è storicamente accertato il consiglio dato a Bonifacio che ne avrebbe causato la dannazione, a parte la testimonianza del cronista Riccobaldo da Ferrara, nelle Historiae composte tra 1308 e 1313 (è questa probabilmente la fonte del poeta).
Dante lo colloca infatti tra i consiglieri fraudolenti della VIII Bolgia dell'VIII Cerchio dell'Inferno, presentandolo nel Canto XXVII. È Guido a rivolgersi a Virgilio dopo che questi ha congedato Ulisse parlando italiano, per cui il dannato lo prega di dirgli qual è la condizione politica della sua terra, la Romagna. Virgilio invita Dante a rispondere e il poeta spiega che le varie città romagnole sono dominate da altrettanti tiranni e nessuna di queste è attualmente in guerra. Poi Dante prega il dannato di presentarsi e Guido, credendo di parlare a un altro dannato, svela la sua identità raccontando la sua storia: in vita fu abilissimo condottiero e astuto politico, poi si pentì della sua condotta e si fece francescano. Bonifacio VIII, in lotta coi Colonna, gli chiese un consiglio su come espugnare la rocca di Palestrina, promettendogli l'assoluzione in anticipo. Pur titubante, Guido gli aveva consigliato di promettere il perdono ai nemici e di non mantenerlo, cosa che aveva permesso al papa di radere al suolo Palestrina. Dopo la sua morte la sua anima era stata contesa da san Francesco e un diavolo, e quest'ultimo aveva avuto la meglio sostenendo la sua colpevolezza con sottili argomenti teologici. Portato davanti a Minosse, il mostro si era morso la coda destinandolo alla VIII Bolgia.
Dante lo colloca infatti tra i consiglieri fraudolenti della VIII Bolgia dell'VIII Cerchio dell'Inferno, presentandolo nel Canto XXVII. È Guido a rivolgersi a Virgilio dopo che questi ha congedato Ulisse parlando italiano, per cui il dannato lo prega di dirgli qual è la condizione politica della sua terra, la Romagna. Virgilio invita Dante a rispondere e il poeta spiega che le varie città romagnole sono dominate da altrettanti tiranni e nessuna di queste è attualmente in guerra. Poi Dante prega il dannato di presentarsi e Guido, credendo di parlare a un altro dannato, svela la sua identità raccontando la sua storia: in vita fu abilissimo condottiero e astuto politico, poi si pentì della sua condotta e si fece francescano. Bonifacio VIII, in lotta coi Colonna, gli chiese un consiglio su come espugnare la rocca di Palestrina, promettendogli l'assoluzione in anticipo. Pur titubante, Guido gli aveva consigliato di promettere il perdono ai nemici e di non mantenerlo, cosa che aveva permesso al papa di radere al suolo Palestrina. Dopo la sua morte la sua anima era stata contesa da san Francesco e un diavolo, e quest'ultimo aveva avuto la meglio sostenendo la sua colpevolezza con sottili argomenti teologici. Portato davanti a Minosse, il mostro si era morso la coda destinandolo alla VIII Bolgia.
Personaggi e luoghi collegati
Bonifacio VIII - san Francesco - Minosse - Virgilio
VIII Cerchio (Malebolge) - Bologna - Firenze - Pisa
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