Morti per forza
Sono le anime di coloro che, essendo morti violentemente e avendo peccato sino all'ultima ora, devono attendere nel secondo balzo dell'Antipurgatorio un tempo imprecisato prima di accedere alle Cornici. Dante li presenta nei Canti V-VI del Purgatorio, subito dopo aver lasciato i pigri a pentirsi nel primo balzo: Dante e Virgilio avanzano verso il secondo, quando le anime, che cantano il Miserere a versetti alternati, si accorgono che Dante è vivo per il fatto che proietta un'ombra e si lasciano andare a un'esclamazione di stupore. Alcuni di loro raggiungono i due poeti per avere informazioni e Virgilio spiega che Dante è vivo e può arrecar loro vantaggio, quindi i messaggeri tornano rapidissimi dai compagni e tutte le anime si accalcano intorno a Dante, esortato dal maestro ad ascoltarle senza smettere di camminare. Le anime si presentano come morti di morte violenta e chiedono al poeta se riconosce qualcuno, cosa che Dante nega, quindi (V, 64-136) il poeta ha un colloquio con Iacopo del Cassero, Bonconte da Montefeltro, Pia de' Tolomei.
All'inizio del Canto VI Dante è ancora assediato dalle anime, da cui si sottrae a fatica: tra esse include Benincasa da Laterina, giurista del XIII sec. che fu fatto decapitare a Roma da Ghino di Tacco, per vendicare una condanna pronunciata contro suoi parenti a Siena; Guccio de' Tarlati, signore di Pietramala in territorio aretino, vissuto nella seconda metà del XIII sec. e annegato nell'Arno inseguendo i suoi nemici, i Guelfi fuorusciti da Arezzo (ma forse inseguito a sua volta dagli avversari a Campaldino); Federico Novello, figlio di Guido Novello dei conti Guidi, ucciso nel 1289 o 1291 dai Guelfi fuorusciti da Arezzo; Gano (o Farinata) figlio di Marzucco degli Scornigiani di Pisa, ucciso dal conte Ugolino intorno al 1287 nell'ambito delle lotte interne della città; il conte Orso degli Alberti di Mangona, figlio di Napoleone e nipote di Alessandro (i due fratelli che Dante pone insieme nella Caina, Inf., XXXII, 40 ss.), ucciso dal cugino Alberto nel 1286; infine Pierre de la Brosse, medico francese che il re Filippo III l'Ardito creò suo ciambellano (Pierre accusò la moglie del re, Maria di Brabante, di aver avvelenato il figlio di lui, cosa di cui la donna si vendicò accusandolo a sua volta di tradimento e facendolo impiccare: è il motivo per cui Dante suggerisce alla donna di pentirsi, se non vuole finire tra i dannati).
All'inizio del Canto VI Dante è ancora assediato dalle anime, da cui si sottrae a fatica: tra esse include Benincasa da Laterina, giurista del XIII sec. che fu fatto decapitare a Roma da Ghino di Tacco, per vendicare una condanna pronunciata contro suoi parenti a Siena; Guccio de' Tarlati, signore di Pietramala in territorio aretino, vissuto nella seconda metà del XIII sec. e annegato nell'Arno inseguendo i suoi nemici, i Guelfi fuorusciti da Arezzo (ma forse inseguito a sua volta dagli avversari a Campaldino); Federico Novello, figlio di Guido Novello dei conti Guidi, ucciso nel 1289 o 1291 dai Guelfi fuorusciti da Arezzo; Gano (o Farinata) figlio di Marzucco degli Scornigiani di Pisa, ucciso dal conte Ugolino intorno al 1287 nell'ambito delle lotte interne della città; il conte Orso degli Alberti di Mangona, figlio di Napoleone e nipote di Alessandro (i due fratelli che Dante pone insieme nella Caina, Inf., XXXII, 40 ss.), ucciso dal cugino Alberto nel 1286; infine Pierre de la Brosse, medico francese che il re Filippo III l'Ardito creò suo ciambellano (Pierre accusò la moglie del re, Maria di Brabante, di aver avvelenato il figlio di lui, cosa di cui la donna si vendicò accusandolo a sua volta di tradimento e facendolo impiccare: è il motivo per cui Dante suggerisce alla donna di pentirsi, se non vuole finire tra i dannati).
Personaggi e luoghi collegati
Iacopo del Cassero - Bonconte da Montefeltro - Pia de' Tolomei - Virgilio
Firenze - Antipurgatorio - spiaggia del Purgatorio - porta del Purgatorio
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