Piccarda Donati
P. Veit, Dante incontra Piccarda (XIX sec.)
Figlia di Simone Donati e sorella di Forese e Corso, giovinetta pia e religiosissima, entrò nel convento di S. Chiara a Firenze per farsi monaca. Il fratello Corso, forse nel periodo in cui fu podestà e poi capitano del popolo a Bologna (1283-1293), per motivi di convenienza politica la volle dare in sposa a Rossellino della Tosa, violento esponente dei Guelfi Neri; per questo Corso venne a Firenze con un gruppo di facinorosi, la rapì dal monastero e la costrinse alle nozze con Rossellino. Antichi cronisti e commentatori danteschi riferiscono che Piccarda, appena tolta dal monastero, si ammalò e morì, anche se di questo non c'è alcuna conferma diretta. Secondo altre fonti, ugualmente poco attendibili, il nome da monaca di Piccarda sarebbe stato Costanza.
Dante la include tra gli spiriti difettivi del I Cielo della Luna e ne fa la protagonista del Canto III del Paradiso. La sua condizione di beata è preannunciata in Purg., XXIV, 8-15 dal fratello Forese, incontrato da Dante fra i golosi della VI Cornice: alla domanda del poeta se sappia qual è il destino ultraterreno della sorella, Forese risponde che Piccarda, buona e bella durante la vita mortale, triunfa lieta / ne l'alto Olimpo già di sua corona (14-15). Dante incontra poi Piccarda in Par., III, 37 ss., fra gli spiriti che gli appaiono nel I Cielo simili a immagini evanescenti come se fossero riflesse nell'acqua. Dopo che Beatrice gli ha spiegato che sono anime e non immagini, invitandolo a rivolgersi a loro, Dante parla a una di esse chiedendole di rivelare il proprio nome. La beata dichiara di essere Piccarda e racconta di essere stata vergine sorella, essendo relegata fra questi spiriti per aver mancato al proprio voto. Dante le chiede se lei e gli altri beati di questa schiera desiderino un più alto grado di beatitudine, ma Piccarda spiega sorridendo che la loro volontà è conforme a quella di Dio, per cui esse desiderano solo ciò che a Dio piace e non chiedono altro. A questo punto Dante domanda quale sia il voto che lei non ha portato a termine e la beata spiega che in un Cielo più alto c'è l'anima di santa Chiara d'Assisi, che fondò l'ordine monastico delle Clarisse nel quale Piccarda entrò da giovinetta. In seguito, uomini a mal più ch'a bene usi (il fratello e i suoi complici, non nominati direttamente) la rapirono fuori dal chiostro, in modo analogo a quanto avvenne all'imperatrice Costanza d'Altavilla che risplende accanto a lei. Dopo aver intonato Ave, Maria Piccarda svanisce come un oggetto che affonda nell'acqua scura.
Dante la include tra gli spiriti difettivi del I Cielo della Luna e ne fa la protagonista del Canto III del Paradiso. La sua condizione di beata è preannunciata in Purg., XXIV, 8-15 dal fratello Forese, incontrato da Dante fra i golosi della VI Cornice: alla domanda del poeta se sappia qual è il destino ultraterreno della sorella, Forese risponde che Piccarda, buona e bella durante la vita mortale, triunfa lieta / ne l'alto Olimpo già di sua corona (14-15). Dante incontra poi Piccarda in Par., III, 37 ss., fra gli spiriti che gli appaiono nel I Cielo simili a immagini evanescenti come se fossero riflesse nell'acqua. Dopo che Beatrice gli ha spiegato che sono anime e non immagini, invitandolo a rivolgersi a loro, Dante parla a una di esse chiedendole di rivelare il proprio nome. La beata dichiara di essere Piccarda e racconta di essere stata vergine sorella, essendo relegata fra questi spiriti per aver mancato al proprio voto. Dante le chiede se lei e gli altri beati di questa schiera desiderino un più alto grado di beatitudine, ma Piccarda spiega sorridendo che la loro volontà è conforme a quella di Dio, per cui esse desiderano solo ciò che a Dio piace e non chiedono altro. A questo punto Dante domanda quale sia il voto che lei non ha portato a termine e la beata spiega che in un Cielo più alto c'è l'anima di santa Chiara d'Assisi, che fondò l'ordine monastico delle Clarisse nel quale Piccarda entrò da giovinetta. In seguito, uomini a mal più ch'a bene usi (il fratello e i suoi complici, non nominati direttamente) la rapirono fuori dal chiostro, in modo analogo a quanto avvenne all'imperatrice Costanza d'Altavilla che risplende accanto a lei. Dopo aver intonato Ave, Maria Piccarda svanisce come un oggetto che affonda nell'acqua scura.
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spiriti difettivi - Corso Donati - Costanza d'Altavilla - Forese Donati - golosi - Beatrice
I Cielo (della Luna) - Firenze
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