Forese Donati
Membro della famiglia fiorentina dei Donati cui facevano capo i Guelfi Neri, fratello di Corso e Piccarda, fu un verseggiatore e morì nel 1296. Amico di Dante e suo parente acquisito in seguito al matrimonio dell'Alighieri con Gemma Donati, scambiò con lui sei sonetti ingiuriosi (tre per parte) nella famosa «Tenzone», risalente forse agli anni 1293-1296, in cui Dante lo accusava di ghiottoneria e di trascurare la moglie Nella, nonché di essere un ladro come molti membri della sua famiglia.
Dante lo colloca tra i golosi della VI Cornice del Purgatorio, la cui pena consiste nel soffrire la fame e nell'essere scavati da una spaventosa magrezza (Canti XXIII-XXIV). È Forese (XXIII) a riconoscere il poeta e ad apostrofarlo, dopodiché Dante lo riconosce dalla voce in quanto l'aspetto è troppo alterato dalla pena: chiede a Forese di spiegargli il motivo della sua magrezza ed egli indica la causa di ciò nel loro peccato di gola, per cui il profumo dei dolci frutti dei due alberi presenti nella Cornice e la freschezza dell'acqua li tormenta di fame e di sete. Dante risponde osservando che Forese è morto meno di cinque anni prima, quindi lo stupisce trovarlo già in quella Cornice e non nell'Antipurgatorio, avendo lui peccato fino all'ultima ora. Forese spiega che hanno abbreviato il suo percorso le preghiere della moglie Nella, che egli amò molto e che è forse l'unico esempio di virtù rimasto a Firenze. Le donne fiorentine hanno costumi assai impudichi, ma Forese prevede per loro un duro castigo che non tarderà molti anni. Il penitente chiede poi a Dante la ragione della sua presenza in Purgatorio da vivo e questi risponde ricordando la loro vita scapestrata in gioventù, che l'ha condotto al peccato da cui l'ha salvato Virgilio. Il poeta latino lo ha guidato attraverso l'Inferno e ora lo conduce all'Eden, dove lo attende Beatrice. Indica anche il poeta Stazio, che i due hanno incontrato poco prima alla fine del suo percorso di purificazione.
Nel seguito dell'episodio (XXIV) Dante chiede a Forese quale sia il destino ultraterreno della sorella Piccarda e l'altro risponde che è tra i beati in Paradiso. Forese indica poi altre anime di golosi, tra cui Bonagiunta da Lucca con cui Dante svolge un breve discorso; in seguito Forese chiede all'amico quando lo rivedrà e Dante risponde di non sapere quanto gli resti da vivere, anche se non gli spiacerà lasciare Firenze che diventa di giorno in giorno più corrotta. Forese ribatte che colui che ha più colpa di ciò, ovvero il fratello Corso, sarà presto trascinato all'Inferno legato alla coda di un cavallo che farà strazio del suo corpo; se Dante non può capire bene di cosa parli, i fatti presto gli spiegheranno ogni cosa. Alla fine del discorso, Forese si separa da Dante e raggiunge i compagni di pena.
Dante lo colloca tra i golosi della VI Cornice del Purgatorio, la cui pena consiste nel soffrire la fame e nell'essere scavati da una spaventosa magrezza (Canti XXIII-XXIV). È Forese (XXIII) a riconoscere il poeta e ad apostrofarlo, dopodiché Dante lo riconosce dalla voce in quanto l'aspetto è troppo alterato dalla pena: chiede a Forese di spiegargli il motivo della sua magrezza ed egli indica la causa di ciò nel loro peccato di gola, per cui il profumo dei dolci frutti dei due alberi presenti nella Cornice e la freschezza dell'acqua li tormenta di fame e di sete. Dante risponde osservando che Forese è morto meno di cinque anni prima, quindi lo stupisce trovarlo già in quella Cornice e non nell'Antipurgatorio, avendo lui peccato fino all'ultima ora. Forese spiega che hanno abbreviato il suo percorso le preghiere della moglie Nella, che egli amò molto e che è forse l'unico esempio di virtù rimasto a Firenze. Le donne fiorentine hanno costumi assai impudichi, ma Forese prevede per loro un duro castigo che non tarderà molti anni. Il penitente chiede poi a Dante la ragione della sua presenza in Purgatorio da vivo e questi risponde ricordando la loro vita scapestrata in gioventù, che l'ha condotto al peccato da cui l'ha salvato Virgilio. Il poeta latino lo ha guidato attraverso l'Inferno e ora lo conduce all'Eden, dove lo attende Beatrice. Indica anche il poeta Stazio, che i due hanno incontrato poco prima alla fine del suo percorso di purificazione.
Nel seguito dell'episodio (XXIV) Dante chiede a Forese quale sia il destino ultraterreno della sorella Piccarda e l'altro risponde che è tra i beati in Paradiso. Forese indica poi altre anime di golosi, tra cui Bonagiunta da Lucca con cui Dante svolge un breve discorso; in seguito Forese chiede all'amico quando lo rivedrà e Dante risponde di non sapere quanto gli resti da vivere, anche se non gli spiacerà lasciare Firenze che diventa di giorno in giorno più corrotta. Forese ribatte che colui che ha più colpa di ciò, ovvero il fratello Corso, sarà presto trascinato all'Inferno legato alla coda di un cavallo che farà strazio del suo corpo; se Dante non può capire bene di cosa parli, i fatti presto gli spiegheranno ogni cosa. Alla fine del discorso, Forese si separa da Dante e raggiunge i compagni di pena.
Personaggi e luoghi collegati
golosi - Bonagiunta - Corso Donati - Piccarda Donati - Virgilio
VI Cornice - Firenze
golosi - Bonagiunta - Corso Donati - Piccarda Donati - Virgilio
VI Cornice - Firenze