Le Muse
Baldassarre Peruzzi, 'Apollo e le Muse'
Le Muse sono divinità della mitologia classica, nate dall'unione di Zeus e Mnemosine. Secondo il mito greco, esse erano nove e proteggevano varie forme di poesia e d'arte: Clio (poesia epica), Urania (poesia didascalica), Melpomene (tragedia), Talia (commedia), Tersicore (poesia corale e danza), Erato (poesia amorosa), Calliope (poesia elegiaca), Euterpe (lirica monodica), Polimnia (danza e canto sacro). Queste attribuzioni furono spesso scambiate dai poeti, così come i luoghi dove esse avevano sede: le pendici orientali dell'Olimpo, la Pieria (perciò erano dette anche Pieridi), il monte Elicona. Apollo era considerato la loro guida e con lui cantavano e danzavano.
Dante le cita nel proemio delle prime due Cantiche, invocandone l'assistenza e l'aiuto poetico secondo la tradizione classica: in Inf., II, 7 (col nome generico di «Muse») e in Purg., I, 8-9 (dove sono invocate le «sante Muse» e in particolare Calliope, qui musa della poesia epica). In Par., I, 13 ss. l'invocazione è invece ad Apollo, dato l'innalzamento della materia e le accresciute difficoltà: è evidente che tanto le Muse quanto Apollo non sono altro che personificazione dell'ispirazione di Dio, secondo quell'interpretazione del mito classico in chiave cristiana che vede tanti esempi nel poema.
Nel poema Dante cita occasionalmente Polimnia e le sue sorelle in Par., XXIII, 56, per sottolineare l'impossibilità di rendere con parole umane il sorriso di Beatrice, anche se fosse aiutato da tutte le Muse insieme.
Dante le cita nel proemio delle prime due Cantiche, invocandone l'assistenza e l'aiuto poetico secondo la tradizione classica: in Inf., II, 7 (col nome generico di «Muse») e in Purg., I, 8-9 (dove sono invocate le «sante Muse» e in particolare Calliope, qui musa della poesia epica). In Par., I, 13 ss. l'invocazione è invece ad Apollo, dato l'innalzamento della materia e le accresciute difficoltà: è evidente che tanto le Muse quanto Apollo non sono altro che personificazione dell'ispirazione di Dio, secondo quell'interpretazione del mito classico in chiave cristiana che vede tanti esempi nel poema.
Nel poema Dante cita occasionalmente Polimnia e le sue sorelle in Par., XXIII, 56, per sottolineare l'impossibilità di rendere con parole umane il sorriso di Beatrice, anche se fosse aiutato da tutte le Muse insieme.