Luna
Patera di Parabiago, La luna (foto di G. Dall'Orto)
Divinità classica, chiamata dai Greci col nome di Selène e particolarmente venerata nella civiltà minoica e micenea, nonché presso i popoli dell'Asia Minore; figlia di Iperione e Teia, fu poi identificata con la dea Artemide (Diana presso i Romani), sorella di Apollo e nata da Latona e Zeus, in un unico parto insieme al fratello. Veniva solitamente rappresentata su un carro d'argento tirato da buoi bianchi, o cavalli, o cervi. Le si attribuivano influssi sulla vita umana, favorevoli se crescente e infausti se calante. In età ellenistica fu identificata con Ecate (o Proserpina, moglie di Plutone dio dell'Ade) e dagli egiziani con Iside, accostata quindi al culto dell'Oltretomba.
Dante la cita indirettamente come la divinità identificata con Proserpina, in Inf., IX, 44 (la reina de l'etterno pianto) dove è messa in rapporto con le Furie, dette sue meschite, «serve», e in X, 80 (la donna che qui regge). In Purg., XXIII, 120 Dante indica a Forese Donati la luna definendola suora («sorella») del sole, quindi in riferimento a Diana-Artemide sorella di Apollo.
Il poeta la associa infine al I Cielo del Paradiso, governato dagli Angeli e in cui appaiono al poeta gli spiriti difettivi che non portarono a compimento i loro voti, tra cui Piccarda Donati.
Dante la cita indirettamente come la divinità identificata con Proserpina, in Inf., IX, 44 (la reina de l'etterno pianto) dove è messa in rapporto con le Furie, dette sue meschite, «serve», e in X, 80 (la donna che qui regge). In Purg., XXIII, 120 Dante indica a Forese Donati la luna definendola suora («sorella») del sole, quindi in riferimento a Diana-Artemide sorella di Apollo.
Il poeta la associa infine al I Cielo del Paradiso, governato dagli Angeli e in cui appaiono al poeta gli spiriti difettivi che non portarono a compimento i loro voti, tra cui Piccarda Donati.