Oderisi da Gubbio
Famoso miniatore del XIII sec., nativo di Gubbio in Umbria e operante, secondo alcuni documenti, a Bologna nel 1268-69 e nel 1271. Secondo il Vasari fu poi a Roma, dove morì intorno al 1299; Dante potrebbe averlo conosciuto a Bologna, ma il rapporto tra i due è attestato unicamente da ciò che il poeta stesso ci dice. Le opere di Oderisi ci sono ignote come quelle del suo concorrente Franco Bolognese, poiché nessuna miniatura può essere attribuita con certezza all'uno o all'altro, anche se l'arte di Oderisi era forse legata alla corrente tradizionale e allo stile bizantino, mentre quella di Franco era più innovativa e aperta agli influssi francesi e della pittura di Giotto.
Dante lo include fra i superbi della I Cornice del Purgatorio, insieme a Omberto Aldobrandeschi e Provenzan Salvani (Canto XI). È il miniatore a riconoscere Dante e a chiamarlo, fissandolo con lo sguardo pur essendo curvo sotto il peso del masso. Dante riconosce a sua volta Oderisi e gli chiede se è proprio lui il maestro dell'arte della miniatura: il penitente ammette che maggior successo riscuotono i codici miniati da Franco Bolognese, per cui la gloria è tutta dell'altro e solo in parte sua. Oderisi fa poi un importante discorso sulla fama terrena, che è destinata a durare poco e ad essere presto dimenticata, a meno che non sia seguita da un periodo di decadenza: cita gli esempi di Cimabue, oscurato nella pittura da Giotto, e di Guido Guinizelli, superato nella poesia da Guido Cavalcanti (e forse è già nato chi li surclasserà entrambi). La fama del mondo è un alito di vento, che cambia nome a seconda di dove soffi ed è destinata a finire presto: prima che siano trascorsi mille anni, che è un tempo brevissimo rispetto all'eternità, anche il nome più celebre viene dimenticato. Come esempio di ciò Oderisi indica a Dante l'anima di Provenzan Salvani, che cammina lentamente davanti a lui e che un tempo fu noto in tutta la Toscana, mentre ora a malapena si sussurra il suo nome a Siena. Dante è stupito di vederlo in Purgatorio, visto che Provenzano attese la fine della sua vita per pentirsi e dovrebbe essere in Anitpurgatorio. Oderisi spiega che per riscattare un suo amico fatto prigioniero da Carlo I d'Angiò si ridusse a chiedere l'elemosina, mostrando nell'occasione una grande umiltà, e quella buona azione gli valse l'ingresso immediato in Purgatorio. Oderisi conclude che presto Dante sperimenterà, per iniziativa dei suoi concittadini, come sia duro umiliarsi di fronte agli altri (è una velata profezia dell'esilio).
Dante lo include fra i superbi della I Cornice del Purgatorio, insieme a Omberto Aldobrandeschi e Provenzan Salvani (Canto XI). È il miniatore a riconoscere Dante e a chiamarlo, fissandolo con lo sguardo pur essendo curvo sotto il peso del masso. Dante riconosce a sua volta Oderisi e gli chiede se è proprio lui il maestro dell'arte della miniatura: il penitente ammette che maggior successo riscuotono i codici miniati da Franco Bolognese, per cui la gloria è tutta dell'altro e solo in parte sua. Oderisi fa poi un importante discorso sulla fama terrena, che è destinata a durare poco e ad essere presto dimenticata, a meno che non sia seguita da un periodo di decadenza: cita gli esempi di Cimabue, oscurato nella pittura da Giotto, e di Guido Guinizelli, superato nella poesia da Guido Cavalcanti (e forse è già nato chi li surclasserà entrambi). La fama del mondo è un alito di vento, che cambia nome a seconda di dove soffi ed è destinata a finire presto: prima che siano trascorsi mille anni, che è un tempo brevissimo rispetto all'eternità, anche il nome più celebre viene dimenticato. Come esempio di ciò Oderisi indica a Dante l'anima di Provenzan Salvani, che cammina lentamente davanti a lui e che un tempo fu noto in tutta la Toscana, mentre ora a malapena si sussurra il suo nome a Siena. Dante è stupito di vederlo in Purgatorio, visto che Provenzano attese la fine della sua vita per pentirsi e dovrebbe essere in Anitpurgatorio. Oderisi spiega che per riscattare un suo amico fatto prigioniero da Carlo I d'Angiò si ridusse a chiedere l'elemosina, mostrando nell'occasione una grande umiltà, e quella buona azione gli valse l'ingresso immediato in Purgatorio. Oderisi conclude che presto Dante sperimenterà, per iniziativa dei suoi concittadini, come sia duro umiliarsi di fronte agli altri (è una velata profezia dell'esilio).
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Anitpurgatorio - I Cornice - Bologna - Firenze - Roma
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