Traiano
Busto di Traiano (British Museum)
M. Ulpio Traiano è stato un imperatore romano (98-117 d.C.), adottato e designato come successore da Cocceio Nerva. Consolidò le frontiere su Reno e Danubio, cercò di migliorare le condizioni interne dello Stato e iniziò la fortunata spedizione che portò alla conquista della Dacia, l'odierna Romania (come celebrato nella Colonna Traiana a Roma). Perseguitò i cristiani ed è nota la sua corrispondenza in tal senso con Plinio il Giovane, allora governatore della Bitinia. Fu ricordato per la sua clemenza e il senso della giustizia, forse per contrasto col predecessore Domiziano che era considerato un tiranno.
Dante lo include fra i beati del VI Cielo di Giove, dando credito a una leggenda assai diffusa nel Medioevo e in base alla quale papa Gregorio Magno, venuto a conoscenza di un atto di umiltà e giustizia compiuto dall'imperatore pagano, pregò intensamente per la sua salvezza fino a ottenerla (del fatto i teologi offrivano una compiuta spiegazione dottrinale). La leggenda è richiamata in Purg., X, 73-93, fra gli esempi di umiltà scolpiti all'ingresso della I Cornice: Traiano è raffigurato a cavallo, in procinto di partire per una spedizione, quando una vedova gli si avvicina chiedendogli giustizia per il figlio ucciso. Inizialmente l'imperatore si schermisce, poi, di fronte alle insistenze della donna, accetta di rimandare la partenza e di fare il suo dovere (la virtù dimostrata dal principe mosse Gregorio a la sua gran vittoria).
Traiano compare poi nel Canto XX del Paradiso, allorché l'aquila si rivolge a Dante e indica i beati che formano il suo occhio, ovvero gli spiriti che operarono per la giustizia e che sono più degni: tra essi, oltre a David, Ezechia, Costantino e Guglielmo il Buono, ci sono anche i pagani Traiano e Rifeo, compagno di Enea. Dante è sorpreso di sentire che due pagani sono fra i beati del Paradiso e l'aquila, che legge nella sua mente, scioglie subito i suoi dubbi: spiega che Traiano dopo la morte andò fra le anime del Limbo, poi il suo spirito fu richiamato in vita grazie alle preghiere di papa Gregorio; in questa breve resurrezione della carne, Traiano credette in Cristo venuto e ottenne così la salvezza. Attraverso l'esempio suo e di Rifeo, Dante sottolinea l'imperscrutabilità della giustizia divina, che può concedere la salvezza in modo del tutto imprevedibile a personaggi che nessuno si aspetterebbe di vedere tra le anime salve (in modo analogo, per certi versi, a Catone l'Uticense e Manfredi di Svevia).
Dante lo include fra i beati del VI Cielo di Giove, dando credito a una leggenda assai diffusa nel Medioevo e in base alla quale papa Gregorio Magno, venuto a conoscenza di un atto di umiltà e giustizia compiuto dall'imperatore pagano, pregò intensamente per la sua salvezza fino a ottenerla (del fatto i teologi offrivano una compiuta spiegazione dottrinale). La leggenda è richiamata in Purg., X, 73-93, fra gli esempi di umiltà scolpiti all'ingresso della I Cornice: Traiano è raffigurato a cavallo, in procinto di partire per una spedizione, quando una vedova gli si avvicina chiedendogli giustizia per il figlio ucciso. Inizialmente l'imperatore si schermisce, poi, di fronte alle insistenze della donna, accetta di rimandare la partenza e di fare il suo dovere (la virtù dimostrata dal principe mosse Gregorio a la sua gran vittoria).
Traiano compare poi nel Canto XX del Paradiso, allorché l'aquila si rivolge a Dante e indica i beati che formano il suo occhio, ovvero gli spiriti che operarono per la giustizia e che sono più degni: tra essi, oltre a David, Ezechia, Costantino e Guglielmo il Buono, ci sono anche i pagani Traiano e Rifeo, compagno di Enea. Dante è sorpreso di sentire che due pagani sono fra i beati del Paradiso e l'aquila, che legge nella sua mente, scioglie subito i suoi dubbi: spiega che Traiano dopo la morte andò fra le anime del Limbo, poi il suo spirito fu richiamato in vita grazie alle preghiere di papa Gregorio; in questa breve resurrezione della carne, Traiano credette in Cristo venuto e ottenne così la salvezza. Attraverso l'esempio suo e di Rifeo, Dante sottolinea l'imperscrutabilità della giustizia divina, che può concedere la salvezza in modo del tutto imprevedibile a personaggi che nessuno si aspetterebbe di vedere tra le anime salve (in modo analogo, per certi versi, a Catone l'Uticense e Manfredi di Svevia).
Personaggi e luoghi collegati
Catone Uticense - Cesare - Enea - Giustiniano - Manfredi - Rifeo - Virgilio
Roma - Limbo - I Cornice - VI Cielo (di Giove)
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