Enea
Vaso greco raffigurante Enea (Louvre)
Personaggio del mito classico e del ciclo troiano, figlio della dea Afrodite (Venere) e del mortale Anchise: secondo il mito classico ripreso da Virgilio nell'Eneide, l'eroe fuggì da Troia dopo la sua distruzione ad opera degli Achei e insieme al figlio Iulo-Ascanio e a molti compagni giunse dopo varie vicissitudini nel Lazio, dove combatté una guerra contro Turno, re dei Rutuli, e sposò Lavinia, figlia del re Latino. In seguito Enea fondò la città di Lavinio e i suoi discendenti quelle di Alba Longa e di Roma, dando inizio alla stirpe dei Romani.
Enea è citato per la prima volta da Dante in Inf., I, 73-74, quando Virgilio si presenta come il poeta che ha cantato del giusto / figliuol d'Anchise. Dante lo nomina nuovamente in Inf., II, 13-27 con la perifrasi di Silvio il parente (il padre di Silvio, nato dalle nozze con Lavinia e succeduto al fratello Ascanio nel governo di Alba Longa), in quanto Enea era stato protagonista come san Paolo di un viaggio nell'Oltremondo, quello narrato da Virgilio stesso nel libro VI dell'Eneide. Dante non si sente all'altezza di compiere un viaggio simile e cita l'esempio di Enea, scelto da Dio come fondatore de l'alma Roma e di suo impero. Enea viene poi descritto tra gli «spiriti magni» del Limbo (Inf., IV, 122), accanto a Ettore, il più grande eroe troiano, e a Cesare, primo imperatore romano.
Ulisse lo cita in Inf., XXVI, 90-93, quando allude alla città di Gaeta così battezzata da Enea in onore della sua nutrice.
Giustiniano lo richiama in Par., VI, 1-3 come l'antico che Lavinia tolse (prese in moglie), ovvero colui che portò l'aquila imperiale da est a ovest (da Troia nel Lazio), mentre Costantino l'avrebbe portata poi da ovest e est (da Roma a Bisanzio). In Par., XX, 73 ss. si dice che uno dei compagni di Enea, Rifeo, siede tra i beati a dispetto del suo essere pagano, per essere stato in vita sommamente giusto e per aver creduto in Cristo venturo.
Enea è citato anche nel trattato sulla Monarchia, nonché nel IV trattato del Convivio, dove si dice che la sua fuga da Troia è prova della volontà divina nella creazione di Roma e del suo impero destinato a dominare tutto il mondo. Proprio per questo Enea è un personaggio chiave nella visione politica di Dante, che riteneva l'impero romano modello di monarchia universale voluto da Dio per uniformare tutto il mondo alle sue leggi e consentire la venuta di Cristo. La monarchia universale fu poi ereditata dal Sacro Romano Impero, ed è il motivo per cui Dante negli anni dell'esilio aderì a posizioni ghibelline e sperò in una restaurazione del potere imperiale sull'Italia del Nord.
Enea è citato per la prima volta da Dante in Inf., I, 73-74, quando Virgilio si presenta come il poeta che ha cantato del giusto / figliuol d'Anchise. Dante lo nomina nuovamente in Inf., II, 13-27 con la perifrasi di Silvio il parente (il padre di Silvio, nato dalle nozze con Lavinia e succeduto al fratello Ascanio nel governo di Alba Longa), in quanto Enea era stato protagonista come san Paolo di un viaggio nell'Oltremondo, quello narrato da Virgilio stesso nel libro VI dell'Eneide. Dante non si sente all'altezza di compiere un viaggio simile e cita l'esempio di Enea, scelto da Dio come fondatore de l'alma Roma e di suo impero. Enea viene poi descritto tra gli «spiriti magni» del Limbo (Inf., IV, 122), accanto a Ettore, il più grande eroe troiano, e a Cesare, primo imperatore romano.
Ulisse lo cita in Inf., XXVI, 90-93, quando allude alla città di Gaeta così battezzata da Enea in onore della sua nutrice.
Giustiniano lo richiama in Par., VI, 1-3 come l'antico che Lavinia tolse (prese in moglie), ovvero colui che portò l'aquila imperiale da est a ovest (da Troia nel Lazio), mentre Costantino l'avrebbe portata poi da ovest e est (da Roma a Bisanzio). In Par., XX, 73 ss. si dice che uno dei compagni di Enea, Rifeo, siede tra i beati a dispetto del suo essere pagano, per essere stato in vita sommamente giusto e per aver creduto in Cristo venturo.
Enea è citato anche nel trattato sulla Monarchia, nonché nel IV trattato del Convivio, dove si dice che la sua fuga da Troia è prova della volontà divina nella creazione di Roma e del suo impero destinato a dominare tutto il mondo. Proprio per questo Enea è un personaggio chiave nella visione politica di Dante, che riteneva l'impero romano modello di monarchia universale voluto da Dio per uniformare tutto il mondo alle sue leggi e consentire la venuta di Cristo. La monarchia universale fu poi ereditata dal Sacro Romano Impero, ed è il motivo per cui Dante negli anni dell'esilio aderì a posizioni ghibelline e sperò in una restaurazione del potere imperiale sull'Italia del Nord.
Personaggi e luoghi collegati
Anchise - Augusto - Camilla - Cesare - Eurialo e Niso - Giustiniano - Rifeo - san Paolo - spiriti magni - Stazio - Turno - Virgilio
Limbo - Roma
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